Sotto il cielo

Sotto il cielo ho nuvole leggere che passano in silenzio, prendendosi per mano.
Ho ancora notte da perdere e trovare, rumori da ascoltare e lacrime sincere.
Ci sono giorni di corse a perdifiato e un’attimo rubato, fingendo che sia amore.
Sotto il cielo ti ho perso ed era presto e ieri come adesso ho sogni  da scordare, sogni da rifare.
Sotto il cielo ho pagine non lette di storie a lieto fine e notti di Natale.
Abbiamo un vizio che è meglio non svelare e ombrelli per la pioggia da prendere col sole.
Sotto il cielo abbiamo avuto un tempo, passato come un lampo, che non si può spiegare.
Se non dormo lo sento nella testa il tuo sorriso amaro che mi hai lasciato ieri, sotto il cielo.
Si prova a correre più forte, lasciandosi alle spalle il cielo.
E tu che speri ancora e sogni, lo vedi che si resta a piedi.
Ci sono giorni da mettere in soffitta e nuovi arcobaleni che scacciano i pensieri.
Sotto il cielo ti ho perso ed era presto e ieri come adesso ho vita da afferrare, vita da lasciare.



OH, CUORE MIO, OBLIEREMO!

Esitante e smarrita

fissavo il giardino

delle inquiete stagioni

quando mi avvolse

un’imprevedibile caligine.

 

Camminai tra le aiuole

seguendo il recinto

che s’infiammò

ardendo come rami

trapassati da una folgore.

 

Presto divamparono

 il mio cuore

e gli immensi campi

e tutte le api

che nei prati indugiavano.

 

Oh, cuore mio, oblieremo!

Insieme stretti

fuggiremo le tenebre

abbandonando

quella canicola e la sua luce.

 

20.08.2013 Cinzia de Rosis



L’ irriconoscente

 

 

Vil fu codesto e irriverente saluto,

ironia e scherno nel prostrarsi

 innanzi alla mia semplice presenza,

con modo effimero e buffo,

col largo e sgargiante cappello

che stretto nelle sgarbate mani

rotea tutto intorno quasi a creare spazio

fra me e lui, ma tal gesto è più goffo

che impertinente.

 

Non fu mia tale scanzonata macchietta,

ma frutto del senno di uno stolto

che ingrato e corto di memoria

quasi scorda qual mano si prodigò per

alleviar dolori e fame, e le molteplici pacche di

conforto sulle sue curve spalle furono

di gran sollievo a tal perfido e malizioso individuo.

 

Vita dunque insegna che far del bene

e dover dell’animo

 non del soggetto che ne abbia beneficio,

perché se così fosse

il male sarebbe forte e copioso,

 e il cuor di chi conosce  povertà e il cuor

di un ricco mercante le cui merci più preziose

son carità e comprensione.



IN TE

In te ho trovato

la gioia delle cose semplici

e il culto per quelle complicate,

la vita assaporata nei suoi densi dettagli

e la voglia di cibarsi dei tuoi sapori.

E assaporarti.

Quella di ascoltare i tuoi racconti.

E raccontarti

Quella di guardare i tuoi misteri,

e già  sognarti

e perdermi nel dolce e immenso spazio

che apre il tuo profumo

al volo dei nostri sensi innamorati.

Poche cose a questa gioia rassomigliano,

che qui non so trovare il paragone,

ma vento e profumo e ombra nel deserto

tu sei,

per il mio animo sedotto

dal battito sublime del tuo amore.

Come il primo giorno che ti dissi

sei bellissima.



OGNI NOTTE…

 

 

Ogni notte…
 
rubo un ultimo pensiero
 
e il dolce sguardo
 
del nostro ritratto
 
un lembo della nostra magia.
 
 
 
Inducendo l’ibridazione
 
dei nostri respiri
 
le tue mani
 
intrecciano le mie.
 
 
 
Ah, dolci parole!
 
Le tue labbra che
 
incitano a un lungo bacio
 
arrivando fino al mio spirito.
 
 
 
Nella dolce foschia
 
dell’attesa di un incontro
 
accarezzo il tuo volto
 
tutelando la nostra utopia. 
 Ana Valdeger 19/08/2013.


Il grigio

La notte lentamente svanisce,

e porta con se silenzi e ombre,

i miei occhi semichiusi si asciugano

il pianto di una miserevole

solitudine, e il cupo fischio

di un treno lontano sembra essere

l’addio di un sogno visto e non vissuto.

 

Le fioche luci dei viali si spengono

quasi simultaneamente e il giorno

prepotente e chiassoso irrompe,

e  invoglia strani individui che

con il capo reclino e avvolti in lunghe

sciarpe, quasi a voler celare il volto

paonazzo e  melanconico, si avviano

in mille direzioni rassegnati al loro

destino sempre uguale e grigio.

 

L’ossessivo giorno dalle ore sempre

uguali scorre lento e monotono.

I suoni di una stridente sirena annunzia

l’inizio di una nuova becera avventura

in un posto senza fiori e senza gioia,

ove si odono solo rumori metallici,

e odori di sconfitte, i sorrisi sono amari

e giungono solo al risentire la cupa sirena,

un altro incubo è finito.

 

Io oggi non appartengo a loro la mia

desolante vita è turbata da un addio

più lacerante e struggente colei che

amavo non ha condiviso il mio grigiore,

il mio mondo oscuro e senza fiori, lei

ha scelto la vita.