AMORE AL ROVESCIO!

Fine!

Non potrei mai  dire

 mi manchi tanto.

Avverto …

che non penso  più a te.

Mai potrei affermare…

Tu sei la mia vita!

 che sei il mio grande amore,

percepisco dentro di me

che non ti voglio

mai più direi…

non posso vivere senza di te

l’amore  per te

Arde dentro di me…

Basta!

Adesso è tutto chiaro  !

 

(attenzione ,è una poesia al rovescio ,per cortesia leggere dall’ultima riga in su…Un omaggio alla grande Clarice Lispector).

 

Ana Valdeger 26/08/2013

 

 



L’Inquilino Rumoroso

 

Tetri e copiosi passi nell’infida notte,

tentennanti e pieni d’ansia, indecisi

e nervosi, il mio sonno è turbato e crea

rabbia, ed è tale la mia collera che indosso

la delicata e pimpante vestaglia deciso a

vendicar l’ insolenza perpetrata al mio

sacro riposo dal maldestro villico.

 

Furibondo e col fare tutt’altro che bonario

mi accingo a percorrere le poche scale

che mi dividono dallo scorbuto.

Busso con veemente rabbia,

e senza sosta mi incollo al campanello

fin quando e non subito mi viene aperto,

 

stringo i denti,deformo la bocca e con

i pugni chiusi e minacciosi quasi mi

avvento…ma..  Dio mio

non è possibile c’è un essere sorridente

coperto di una nuvola di bianchi capelli

con la schiena ricurva dal peso degli anni,

le gambe sottili e fragili,a malapena le sue

piccole braccia si reggono al suo ridicolo

trespolo, ma gli è  necessario come  sostegno.

 

Abbasso gli occhi mortificato ed in silenzio

dono lui un bacio sulla rugosa fronte,

e nel sentirlo tremar tolgo la mia

copiosa vestaglia e ponendola sulle

 sue gracili spalle, lo abbraccio,

e rifaccio i miei passi  con due piccole gocce

sfuggite dai miei occhi, alzo lo sguardo

al cielo e prego il Signore di perdonarmi,

poiché so per certo che presto io sarò lui.



SENZA VELI…..

Fra le onde spumeggianti,
fra scogli baciati da questo mare azzurro dei tuoi occhi
cerco un pò di te ,
dove il mare bacia il cielo all’ orizzonte ,
dove già si insinua il pensiero oltre il desiderio
cerco il tuo sorriso …..

Oltre la fantasia sento dentro di me
una lucida lama d’ acciaio che accarezzandomi 
il cuore scivola nell’ anima incerta
per l’ affanno dei tuoi respiri
mentre giace il mio corpo per il desidero 
che brama la sua sete d’ amore …..

Fra nuvole bianche sognate in una notte di stelle
tu mi ritorni come un sogno vissuto in una lieve favola d’ incanto ,
sei bella nei tuoi movimenti leggeri ,
sei già nel mio immaginario 
mondo di sospiri frenetici e
nulla è il silenzio di noi ……

Sollevarti vorrei da questi versi
per godere già dei tuoi capricci
raccolti là nei tuoi sguardi innocenti ,
luminari sorrisi sulle tue linee magiche 
ti fanno apparire coperta da brine 
di fresca rugiada mattutina ……

Certo sei bella nella tua intima innocenza ,
sai essere femmina e amante ,
prendere e dare mentre lasci misteriosi piccoli passaggi
ai sogni che si arrotano su se stessi 
nel buio di una notte tempestosa …..

Ora ti vorrei senza veli ,
ti vorrei scivolarti addosso leggero come una piuma ,
vorrei scivolarti addosso come l’acqua
di una cascata frizzante di bianca schiuma
accarezzando quel tuo corpo per annusare
l’ odore della tua pelle che sa darmi 
brividi di fuoco …..
      carmelo  ferrè ……..20/08/2013

 



L’Abbandono

Penetrante e rabbiosa l’ira

di un vil tradimento per

il mio cuore malandato, ma

beffarda e bugiarda incise  con

segni  vistosi e graffianti le sue

certezze.

 

Or che tale fosco e irrequieto

concetto di abbandono mi

appare chiaro e non certo

lusinghiero, non ho che da

appellarmi alla sua

comprensione.

 

Ho descritto il suo animo

come tal  libro,

ove son raccolte le

più belle storie d’amore ,

ma cosi non è,

io per sempre non avrò

che il silenzio,

per non dissipare

le sue ultime dolci parole che

ancora son cosparse nella ormai

mesta aria.

 

Son incatenato ad un ricordo,

ormai vago,

ma aleggia il sentore di un sortilegio,

per quel che è stato

io vivrò di rimpianti,

ma l’equità vuole che ella

forse un giorno mi rimpiangerà,

e insieme non potremo

che ascoltare solo le vaghe

parole di quel che rimane

del nostro amore,

inutili parole che ancora echeggiano

nell’aria buia e silente.

                                                                                 

 



PRIMA CHE GLI DEI

La mia barca di carta
dall’azzurra vela
invoca il vento
che con soffio gentile
la spinge lontano.

 

Il sole accende
le onde che baciano
i suoi fianchi
sottili e bianchi
poi adagio se ne va.

 

L’onda la sfiora
con le spume di sale
quasi impalpabile
continua a spingerla
verso la linea del sole.

 

Va con fermezza
la barca di carta
e anche se fragile
con tanta fede
ricerca il suo amore.

 

Gioca come Ulisse
e prima che gli Dei
disperdano il suo scafo
supera gli scogli
che le offuscano la rotta.

 

Non importa
quanto tempo rimarrà
la mia barca di carta
oltre la linea del sole
continuerà a navigare…

 

Ana Valdeger 24/08/2013.

 

 



Autoritratto

Disappetente di vita per indigesti anni
tossici vaneggiamenti da tempo  respiro,
di ideali asperso e illuso,
romantico, di donne e amori
a vanvera ciancio e ne sconto inganno,
luce e tenebra già non mi riguardano
assaggio di tripudi non corteggio;
per i seri mali dell’anima
a rimedi straordinari più non credo.
Perduti volti e cuori amici, ricordi
d’oro, talvolta passeggia la memoria
e, per un po’, li convince
a tenermi compagnia e in vita.
Fasci di pensieri malformati
dal giorno rastrellati
devitalizzano pressurizzati; nell’ombra,
sprovvisto di attributi, non visto esisto.
Ah e rammentare che una volta
tra fervori giovanili scoppiettavo di vita
e su una pila di illusioni sfioravo il cielo!
Pregno di pestilenze surgelanti
in recinto di solitudine tristezze svago
e ivi mai vi transita anima viva.
E se pur d’incanto rimosse fossero
le transenne del mio chiuso
che mai potrei rispondere
al passante che chiedesse
i connotati del mio esistere.
Come mi riconoscerebbe vivente attivo?
Deforme per carico di malinconie
quale stampo potrebbe contenermi,
ridarmi forma: tanto sfigurato
come potrei somigliare a un uomo!
Al meglio, nel tratteggiarmi
mi raffigurerei goccia d’olio combusto
sospesa su uno specchio d’acqua pura
che sasso o piombo aspira divenire
per non vanificare un raggio di sole
e offenderne luce e tepore.
Senza contravviso, penso e mi convinco,
sconfessando cattedratici opinionisti
che di eternità si sostentano,
che non si duri più di un frangente:
il buio il vuoto e il niente
terrifichi sigilli apposti saranno
sulla bara del mio destino
e non vi è sortilegio
o rispolverata teologia
che un giorno possa rimuoverli.
Si, smantellato il catafalco,
riaperta la bara pace
per quanto abile e onnipotente
pur resuscitarmi volesse un artefice
come così poi ripetermi potrebbe!