Pagina 1 di 11

Letteratura Poeti Famosi



Analisi dei sonetti – “Alla sera”

TESTO

 

Forse perché dalla fatal quiete

Tu sei l’imago a me si cara vieni,

o Sera. E quando ti corteggiano liete

le nubi estive e i zeffiri sereni

 

e quando del nevoso aere inquiete

tenebre e lunghe all’universo meni,

sempre scendi invocata e le secrete

vie del mio cor soavemente tieni.

 

Vagar mi fai coi miei pensieri su l’orme

o che vanno al nulla eterno, e intanto fugge,

questo reo tempo, e van con lui le torme

 

delle cure onde meco egli si strugge;

e mentre io guardo la tua pace, dorme

quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.

 

PARAFRASI

 

Forse è perché tu sei il simbolo della calma interiore che giungi a me sempre gradita, o sera.

 

Sia d’estate, quando ti accompagnano liete le nubi estive e i venti leggeri e frizzanti sia quando dal cielo, che promette neve, porti ombre inquietanti e minacciose, sempre gradita giungi a me, e raggiungi dolcemente i più intimi pensieri del mio cuore.

 

Tu mi fai andare col pensiero sulle tracce che portano al nulla eterno e intanto scorre veloce il presente, e con il tempo passano gli affanni nei quali si consuma  il tempo della vita.

 

E mentre raggiungo una tranquillità interiore sento un animo ribelle che mi brucia dentro e si agita dentro di me.

 

COMMENTO   

Il poeta si rivolge alla sera, e paragonandola al nulla eterno, la considera come momento di pace che riesce a placare e a ridonare serenità ai più segreti pensieri. La liberazione dagli affanni della vita è dunque associata alla contemplazione della sera: questa induce infatti al pensiero del nulla eterno (morte) dove sono destinati a estinguersi per sempre tutti gli individui, la storia, il tempo; e nel pensiero di un’immensa quiete cosmica l’animo si riposa.

Foscolo sostiene che l’uomo non deve temere la morte, in quanto è uno stato simile al sonno; come nulla è per noi la vastità del tempo precedente la nostra nascita, così nulla sarà il tempo che seguirà la nostra scomparsa. Per Foscolo la fuga  del tempo non è motivo di rimpianto, ma corrisponde ad un processo di acquietamento delle tensioni interne e quindi allo svanire degli affanni .

 

05.10.2013, prof. Ciro Sorrentino