L’INFINITO
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
de l’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura.
E come il vento
odo stormir tra queste piante io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei.
Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio;
e il naufragar m’è dolce in questo mare.
GIACOMO LEOPARDI
LEOPARDI: L’INFINITO – PARAFRASI
Sempre caro mi fu questo solitario colle e questa siepe, che impedisce al mio sguardo di fissare tanta parte del più lontano orizzonte. Ma rimanendo seduto, osservo, al di là della siepe questi spazi sconfinati, e con il pensiero immagino stupefacenti silenzi, e tanta inconsueta calma che per poco il cuore non si spaventa. E come il vento agita queste piante, io paragono quell’infinito silenzio a questa voce: e sento l’eterno, le memorie passate e la vita presente attuale. Così tra queste immense fantasie si abbandona il mio pensiero ed è piacevole perdersi in questo sogno.
LEOPARDI: L’INFINITO – ANALISI
“L’infinito” è la rappresentazione poetica di un’avventura dell’animo, una prodigiosa visione che nasce da un’esperienza concreta. Leopardi scrive questo guardando una siepe che gli impedisce la vista del paesaggio, e così si immagina uno spazio immenso. “L’infinito” può essere suddiviso in due parti: la prima comunica un senso di inquietudine (interminati spazi, sovrumani silenzi, il cor non si spaura), mentre la seconda comunica un senso di appagante dolcezza (sempre caro, profondissima quiete, il naufragar m’è dolce in questo mar). Nella poesia sono presenti tre temi: lo spazio infinito, il tempo e il silenzio. Il testo è anche caratterizzato da immagini visive come la siepe, e percezioni uditive come i sovrumani silenzi e la profondissima quiete.
Questa lirica, che fa parte dei cosiddetti piccoli idilli, è la testimonianza di una grandiosa avventura spirituale. Infatti, percepire l’infinito significa per Leopardi evadere da una realtà circoscritta e limitante, simboleggiata dalla siepe e dalla voce del vento, per perdersi, sullo slancio del pensiero e della fantasia, oltre ogni limite, in un infinito in cui è dolce smarrirsi per sempre, quasi perdersi nel nulla e trovare un attimo, quasi eterno, di conforto dalle sofferenze.
05.10.2013 Raffaele Feola