Che fatalità, che destino.

 

Che fatalità, che destino.

 

Che gioia amici miei che giubilo,
son confuso e impenitente
ma che fare…se fare e vorrei fare
di virtù tante necessità ma dove
inizio, no impossibile son recidivo.

 

Ho peccato ho manipolato ho beffato
e quanta dolcezza rubata alle pure
anime, ma ahimé sempre solo resto,
non virtuoso né casto ma certo illuso
e in alto mare senza cibo ne amore.

 

Se venisse giù un gabbiano almeno
gli ruberei l’anima e il suo candido
vestito e con le ali fuggirei lontano ed eludere il mio fato, ma son certo
che nulla muterà il mio turpe destino.

 

Raffaele Feola.

 

This entry was posted on domenica, giugno 23rd, 2024 at 08:14 and is filed under Poesie D'Amore. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.

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