Analisi dei sonetti – “A Zacinto”
TESTO
Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell’onde
del greco mar da cui vergine nacque
Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l’inclito verso di colui che l’acque
cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.
Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.
PARAFRASI
Non toccherò più le sacre rive dove vissi da ragazzo Zacinto mia, che ti specchi nelle acque del mar Ionio, dalle quali nacque vergine Venere che col suo primo sorriso rese fertili quelle isole. Perciò, non poté non celebrare le tue limpide nuvole e la tua flora, il verso illustre di Omero che cantò l’avverso fato e l’esilio di Ulisse, che, divenuto famoso anche per le sventure, poté baciare la sua rocciosa Itaca. Tu, Zacinto terra in cui nacqui, avrai solo la poesia di questo tuo figlio; per me il destino ha deciso una sepoltura in terra straniera che non sarà confortata dalle lacrime delle persone care.
Commento