SPETTRALI RIVERBERI
I miei sogni
si levano
nella sciolta foschia
colorando l’aria,
densa e scura,
con macchie cremisi
che schizzano
il mantello della notte.
Ma nel denso buio
svanisce
ogni speranza,
mentre la città di luce
brucia consumandosi
come l’albero
attraversato
da folgoranti bagliori.
Così lentamente
finiscono in cenere
le giovani farfalle,
che vacillano
in spettrali riverberi
su questa terra
dove anche le ombre
si dissolvono per sempre.
01.09.2013 Ciro Sorrentino
RAMI DI CRISTALLO
Sui rami degli alberi
il gelo ha eretto
la sua fortezza
e assedia la fantasia
con muto silenzio
affinché si dissolva
come una fiaba perduta.
In quei rami di cristallo
sono i miei sogni
muti e accartocciati
nel loro tormento
aspettando una mano
che liberi la vita
dal peso delle morte foglie.
Neri passeri
precipitano con vano
agitarsi delle ali
in un tormento di nubi
fuse in una coltre
che ride scaricando
le sue stoccate di grandine.
01.09.2013 Ciro Sorrentino
VESTI DI PIOMBO
Fisso a lungo
questo tramonto,
e sogno di varcarne
l’infuocato passaggio…
Sogno di fuggire
la fosca prigionia
delle tremende celle,
spezzare ogni catena…
Vorrei superare
i limiti della realtà,
la sconfinata bruma
per tuffarmi nell’infinito…
Così toglierei
le vesti di piombo,
dal corpo consumato
e infiacchito nel tempo…
Ah, poter essere
svestito naufrago,
senza nave che vada
nella stessa direzione…
Felice sarei oltre
gli annebbiati porti
dove si frantumano
i tristi uccelli affamati…
01.09.2013 Ciro Sorrentino
La città del silenzio.
Strade di fango,
cosparse di resti di una umanità
allo sbando, visi esilaranti e briosi,
ma dal cuore spento,
il liquido scuro frutto di una vendemmia felice
e ora la speranza di chi vive, ma non vive,
e lui il procacciatore di false euforie,
il vino rende felici e aiuta a
dimenticare dolori
e frustanti solitudini,
ma sono solo attimi ..sempre più brevi.
I muri, libri aperti ove si scrive e si racconta
con strani barattoli di inchiostro nero,
la propria muta arrendevolezza,
la miserevole e fatiscente società
cosiddetta “Civile “ha abbandonato
la sua gente lasciandola
nell’obbrobrio di un insulso è
mortificante declino.
A volte il furore esplode,
ma è poca cosa i silenzi restano tali,
la immutevole rassegnazione si
ricompone e branchi di disperati
aggrediscono con veemenza i nuovi
e brillanti contenitori di immondizia,
Dio ti ringrazio di aver creato il popolo
dei ricchi altrimenti tali dispensatori
di sudici resti resterebbero vuoti.
La nostra città si arricchisce
di nuovi umani di altri miserevoli mondi,
smaniosi e portatori di altre sofferenze,
lasciano alle loro spalle desolanti paesaggi
di guerre e morte, che siano i benvenuti,
un piatto vuoto non si nega a nessuno,
è tutto quello che abbiamo,
ma dividiamo volentieri con loro
il frutto di sagaci uomini che hanno saputo
ferire a morte una umanità una volta
pregevole e volitiva …
ora solo silenzio.