MANI DI CRISTALLO

Ai bordi dei torrenti

cantano le ninfe

e tu, Nàiade,

fai sfoggio

di brillanti luci

per ricreare il viso

ai tramonti e alle aurore.

 

Come cremisi smeraldi

brillano i tuoi occhi

piccole perle

che dileguano

la mia insonnia

sotto la fulgida volta

infoltita d’invisibili stelle.

 

Il tuo canto si distende

nel fumo che traccia

lucenti sfondi

di giovani terre

dove caste nubi

si aprono al bagliore

dei giorni sulle apparenze.

 

Montagne e foreste

sentieri alberati,

rupi e deserti,

distese di cuori

sui vergini mondi

dove le acque muovono

la mia e la tua vita al prodigio.

 

15.08.2013 Ciro Sorrentino



NEL DOLCE MARE DELLA LUNA

 Sui verdi campi elisi

l’amore arde la vita

che impazza

per un solo bacio

tra petali d’acceso oro.

 

Così il nuovo tempo

bagna di fresco

i rami fioriti

che sussultano

sulla musica dei flauti.

 

Le fronde sugli alberi

sono i battiti

della campana

che sfida il buio

delle squarcianti ore.

 

Suona il rintocco

e brillano le rose

all’usignolo 

che incespica

affondando nel fango.

 

Ma alla vita risorge

e come dardo

di metallico blu

volteggia in volo

lungamente vibrando.

 

Il luminoso angelo

fugge la notte

come goccia

che s’espande

negli smisurati universi.

 

S’aprono gli orizzonti

e un arcobaleno

sorride ai delfini

che felici si lanciano

nel dolce mare della luna.

 

15.08.2013 Ciro Sorrentino



Torbida acqua

 

Con gli occhi chiusi e con  un complice

e  irreale silenzio la mia mente vaga

fra mille e mille pensieri,

a volte sublimi  a volte torbidi,

come l’acqua del ruscello

che in tempi remoti correa copiosa,

 felice e tinta di blu, di tanto in tanto

 lambiccando la sponda rubava un fiore

colorato e consenziente, quasi grato per

quell’inaspettato viaggio.

 

Ora  le sue scarne acque scorrono lente e grigie,

strani malinconici oggetti colorati e

dalle infinite forme

riempiono il suo percorso irritando la sua purezza,

testimoni silenti dell’umana presenza.

 Gorgoglii e piccoli vortici

spingono all’insù macchie gialle e variopinte,

e le interminabili bolle dalle insane virtù adescano

gli ignari abitanti delle sue moribonde acque

 rubandone la vita fra lente agonie e

 tristi rassegnazioni.

 

Quanti ricordi e quanti viaggi  nel mondo che non c’è  più

 hanno percorso i  nostri cuori,

adagiati sulle sponde dell’azzurro fiume

 nacque il primo amore, le prime promesse, le prime gioie,

e poi le prime deludenti sensazioni,

 quel che resta è solo un torvo sentore

di infinita tristezza.

 

  L’addio è stato meno crudele dei rimpianti e la complice acqua

      trascina  nel  suo mortificante percorso

quel che resta di un amore perduto.

 

 

 

 



IL FORTINO DELLA SPERANZA

Sappi, amore,

che vagai a lungo

fin quando

il cielo si tinse d’oro,

e tu, balenasti

come una rosa

nel rosso crepuscolo.

 

Al fresco della notte

liberasti

il tuo profumo

diradando

l’umida la muffa

cresciuta

sull’arazzo del giorno.

 

Così svanirono

le foschie

sullo specchio

e il mio spirito

di sciolta candela

si ricompose

sulle cineree polveri.

 

Della mia anima

riconobbi

il respiro sul vetro

quando sussurrai

“Ti amo”

con le labbra

arse dal desiderio.

 

In te, amore,

 si dissolse

la nebbia

che ungeva l’aria

con l’umido nero

che invadeva

il fortino della speranza.

 

15.08.2013 Ciro Sorrentino



INCANTO SENZA RISVEGLIO

Sulla calda riva 

del tuo lago

si agitano verdi rami

e dietro le fronde

cantano

gli uccelli danzando.

 

L’aria è chiara

sui fili d’erba

vestiti di porpora

 per il l tuo arrivo

che ricopre

lo spazio e le cose.

 

E  io sonnambulo

mi sciolgo

dalla depressione

del moto

nel suono

della tua voce.

 

In questo incanto

senza risveglio

le meraviglie

divengono reali

come il denso

ruotare del tempo.

 

14.08.2013 Ciro Sorrentino



NELLA GEOMETRIA DEL CIELO

Rivoletti color biondo rame

scorrono sui cristalli

della mia  stanza

quando il vento

strappa le rose

che si sciolgono

come vermiglia neve

oscillante nella gelida aria.

 

Adagio la mia anima

inizia a vacillare

come un falco

che sprofonda

sulle margherite,

le alabastrine torri

scampate all’irruenza

dello squarciante uragano.

 

Straziante il mio grido

viene presentito

dal mormorare

dei nivei petali

che scortano

il prezioso fiore

scampato al vento

nella geometria del cielo.

 

Un incredibile colpo d’ali,

il fremito d’un cuore

conduce il falco

laddove la rosa

sprigiona amore

tra delicati respiri

che ora si addensano

nello scintillante universo.

 

14.08.2013 Ciro Sorrentino