L’ irriconoscente
Vil fu codesto e irriverente saluto,
ironia e scherno nel prostrarsi
innanzi alla mia semplice presenza,
con modo effimero e buffo,
col largo e sgargiante cappello
che stretto nelle sgarbate mani
rotea tutto intorno quasi a creare spazio
fra me e lui, ma tal gesto è più goffo
che impertinente.
Non fu mia tale scanzonata macchietta,
ma frutto del senno di uno stolto
che ingrato e corto di memoria
quasi scorda qual mano si prodigò per
alleviar dolori e fame, e le molteplici pacche di
conforto sulle sue curve spalle furono
di gran sollievo a tal perfido e malizioso individuo.
Vita dunque insegna che far del bene
e dover dell’animo
non del soggetto che ne abbia beneficio,
perché se così fosse
il male sarebbe forte e copioso,
e il cuor di chi conosce povertà e il cuor
di un ricco mercante le cui merci più preziose
son carità e comprensione.