IL MELO PROIBITO
Bianche si rincorrono
le spumose onde
e in esse si attorciglia
il tempo dei ricordi
battuto dall’irascibile vento
che ha spinto le vele
oltre le rive dell’isola felice.
Un turbinio di voci e gesti
si infrange
sulla scoperta fronte
dell’albero maestro
piegato negli anni
dal crudele destino
che ha deliberato per noi.
Perdemmo i dolci mondi
dei fiordi sbocciati
e virando seguimmo
stravolte rotte
schiuse come boccioli
di rose appassite
nella vaporosità dei giorni.
Come assetati che corrono
nell’arida sabbia
alla fonte della salvezza
giunsero i nostri cuori
su dune assolate
curando radici ora recise
dall’opprimente falce dell’afa.
Nel fuggevole istante
vedemmo la sorgente
e sorseggiammo
goggiole d’amore
nella fresca brezza
che aprì i seni
ad un solo infinito respiro.
Attimi mirabili d’eterno
scivolarono in noi
e colorarono le anse
della tua e della mia mente
mostrandoci le rocce
di un’emula terra
dove altri alberi erano nati.
Così guardammo stupiti
il melo proibito
e ne sfiorammo la chioma
ma i germogli
rimasero sospesi
nella primavera
perduta al suo domani.
Ora il tempo stringe
e cadono le foglie
che recavano la linfa
al fusto teso sull’arco
che si spaccò a metà
lasciando che la freccia
ricadesse sulla nuda terra.
Ma il seme dell’amore
non può morire
suo è il sigillo divino
e resta in attesa
che l’esaltante corrente
irrori il campo
dove sorgeranno le ombre
dei nostri rami intrecciati.
24.06.2013 Ciro Sorrentino
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Stefany Martinelli Scrive:
Ciao, poeta delle fate, è un pò che non leggevo i tuoi capolavori. Il tuo stile è profondamente cambiato. Metafore che si succedono a metafore, una più bella dell’altra, ma questa delle
“foglie che recavano la linfa al fusto teso sull’arco che si spaccò a metà lasciando che la freccia ricadesse sulla nuda terra”, è a dir poco immensamente bella e stupenda, come sai essere tu…
Ti lascio i miei baci, baci, baci,
Stefany Martinelli