Delirio.
Delirio.
Eppur mi trovai in tal
prato in un dì qualsiasi
ramengo senza meta e senza
pensieri, solo io e tal cuore
che parea moribondo
come suo solito, battea
quando piano poi forte forte.
Signori miei che dire
paura tanta e poca decisione
nel reagire, volli fuggire
all’ impazzata che sfinimento
e allora sì che dissi
fra me e me son morto.
Ma il destino volle e senza
compenso aiutarmi
mi apparve una fanciulla,
bella come una dea dai
lunghi capelli biondi
e dalla pelle bianca e bella
in ogni dove, si avvicinò
e con lieve tono mormorò
codeste parole:- Tranquillo
tu sei qui in terra sacra
nulla può ferirti sei nell’Eden
qui nulla turba e il dolore
non esiste e nessuno costringe
nel fare ciò che non si vuole
unico tuo compito è quello
di essere felice e spensierato.
Ma mia Signora io mai imparai
a farlo e son confuso poiché
di tristezza vissi sin’ora
è cosa nuova per me essere
diverso e gaudente, ti prego
aiuta tu questo misero mortale
e prendi pure la mia vita
e il sol dono che possa farti.
E la Signora con mesto
fare andò via col capo
chino e tanto afflitta,
ordunque ho perso ciò
che mai ho posseduto la
felicità e forse anche
l’agognata eternità.
Ora giro con fare da matto e
un sorriso di chi oltre
al danno ha subito la beffa,
si la beffa di risvegliarmi
da un sogno assurdo,
nelle mie tasche trovai una
ciocca bionda e un fiore rosso.
Raffaele Feola.