Io voglio esser solo

 

Immortali son gli Dei,

fulgidi e tal volta prepotenti,

han creato loro, 

morte e vita, odio e amore, e

nulla sembra quietare

la loro collera quando furibondi scagliano

tempeste di acqua e rabbiosi fulmini,

e il loro raccolto non sono

le  dorate spighe di grano,

ma anime inquiete e miserevoli.

 

Che dir di tale infelicità,

divenire deboli e smarriti e

accettar tale sorte senza chiedere

indulgenza, senza lotta e senza resa,

forse la mia fede sarà

l‘ultimo baluardo di quel

nero destino

che altri hanno scritto per me.

 

I miei sogni non son tali,

ma incubi, dove maligni esseri

profananti strappano

fra mille tormenti la mia anima,

i loro ghigni biechi e derisori,

non lasciano scampo alla comprensione,

solo sordide e deliranti invettive.

 

Poi all’improvviso il mio risveglio,

solo convulsi ricordi, e

lentamente il mio animo si placa,

tu non fai più parte della mia vita

ho già dimenticato la tua voce e

la tua immagine, è già fugace è lontana,

non appartengo più ne a te

ne agli immortali,

addio sogno di una breve stagione 

a mai più, mai.



Luci

 

Spesso tali e taluni pensieri

adombrano il luccichio delle stelle

che misteriose e silenti

inviano solo riverberi di luci,

assistono impassibili

alla vita che a noi sfugge,

stanche di tale monotono

ed eterno ripetersi, implodono

portando con sé parte

dei laconici brandelli

di esistenza di un vissuto

che appartiene solo a noi,

piccole cellule di un

infinito cosmo.

 

Quei punti luminosi

con fare malizioso

e con il loro perpetuo splendere

ci ingannano e a nulla vale

dir loro che ormai abbiamo capito,

imperterriti rifulgono donando

solo luce, null’altro,

mai ebbi a giovarmi

di codeste eterne fiammelle.

 

Quante volte ho alzato

gli occhi al cielo

nei momenti di desolante

dolore per cercar

in esse conforto,

nulla, solo quel continuo

monotono lampeggiare,

null’altro, ciò che resta

è la speranza che al di la

di quelle luci…una risposta.



Effimero dolore

Un nuovo giorno,

una mattina di lucente sole

e di grandi auspici,

i miei occhi stanchi del pianto

di una notte appena fuggita,

si appoggiano sulla foto

 posta sul mio scarno mobile

ai lati di un letto vuoto e freddo.

 

Il volto di una giovane donna

il cui sorriso,un po’ arrogante,

un po’ ammaliante mi osserva,

ed io quasi a pensar che tale figura

non dovesse esser più fra i viventi,

ma subito il mio senno si ricompone,

codesta è fra noi, ma non con me.

 

Odo la tua dolce voce nei silenzi assoluti,

ed il suo suono si ripercuote

nell’anima mia ed asserva

 il  malandato cuore

alla causa di un amor

perso già da subito,

forse tu già sapevi,

che il destino non ha padroni.

 

Dio che silenzio, fitte dolorose e cruente

trafiggono i miei sensi, non ho rimedi,

sono come una barca senza remi in un

oceano senza fine.

 

Si certo lasciarsi andare e

non udir voce di strane sirene

che attirano e ingannano,

ma pensar che il fato,

a me non attirò che strani

ed effimeri pensieri.

 

Giace inerme la mia volontà,

alla mercé di mistificanti figure,

oscure e tenebrose

nascoste nella selva buia

di una foresta senza anima.

 

Pregar i potenti santi e

affidarsi a Colui

che pose il suo martirio nelle mani

di uomini senza cuore,

al loro sbeffeggiante e

insulso accanirsi,

 ma soffrir d’amor è

immolarsi ad un Dio pagano

e che non merita, non è sacra abnegazione

ma stupida follia di un cuor incapace di

intendere e di voler.

 

Amor mio non immolarmi

ad un funesto destino

di una solitaria fine,

dimmi che sono stato, fa nulla che non sarò più,

ma fa che io ascolti ancora una volta

la tua voce che tanto mi assilla, grazie ho avuto.



Il viaggio

Io uomo nero, affamato,

ma sazio di speranze,

ho raccolto un brandello

di sabbia,sterile e infeconda

volevo portarla a te, ma tu esausto

non avresti compreso, il tuo poco

è il mio nulla, ti prego sii paziente,

se fuggo è perché il mondo è così,

chi aspetta e chi arriva,

io non sono mai arrivato,

fuggii dalla mia terra per fame e orrori,

ma il mare mi ha fermato, prima naufrago,

poi corpo senza vita, le mie palpebre

sono chiuse ma il mio cuore batte ancora,

ti prego perdona il disturbo,

adesso sono in cielo,

ed ho per mano tanti bimbi,

sono di colore ma son belli.

Sai dove sono non esistono bianchi, neri, gialli

solo anime sempre sorridenti e disponibili.

Ho comunque raggiunto la mia meta,

dovevo partire..qualunque fosse il mio approdo.

 grazie amici, so che fin quando un solo

cuore batterà sul nostro triste mondo

la speranza vivrà sempre e comunque.

Pregherò per voi fratelli.

Ciao dal vostro uomo di colore.



TENUI GERMOGLI

Seguimi, mia Naiàde,

porgimi la mano

e senti la smania,

la furiosa onda

che inonda il silenzio

degli opprimenti autunni.

 

Lasciati condurre

sul verde ciglio,

dove le acque

dei tristi laghi

si agitano, brillando

per l’arrivo di piccole fate.

 

Raggiungimi, mia Naiàde,

nelle calde estati,

sui freschi prati

colmi di rugiada,

dove risuonano i fiori

per salutarti sontuosamente.

 

Siediti sui covoni d’oro

tra sorsi di grano,

e di papaveri

sii diadema,

la rossa gemma

per indulgenti farfalle.

 

Resta con me, Naiàde,

riscalda il cuore

quando il vento

seduce le foglie,

nel gorgo che s’apre

sulla mia terra che attende.

 

Ama il mio albero

esausto e sfiorito,

prendi la foglia

del ramo acceso

dall’onda di sangue

che ancora lo attraversa.

 

In te, Naiàde, riposino

i tenui germogli,

e, in primavera,

sia il tuo canto

un caldo richiamo

per i neri passeri spauriti.

 

11.10.2013 Ciro Sorrentino



Amor che nulla fosse.

Pensar che la vita è vita, vero,

ma che dir dell’amore?

Altro non è che un abito da

indossare nelle grandi occasioni,

ed io ignudo andai per i vasti

sentier di codesta vita sciocca e

superba, ove tutti menzionano

tale pomposa parola,

io non prestai attenzione a ciò,

poche volte ho pronunciato

frasi sconnesse come “Ti amo”o “Tesoro”

ma tu dolce donzella dal cuor tenero

e sempre in attesa di affetto, che doni

all’altrui essere? Nulla, solo vuoto

il cui sentore è udibile dal lontano e

pur vicino universo dell’anima.

Dimmi di più, ti amo ancora è vero,

ma il giusto è giusto, io soffro ma tu?

No vero? Che vuoi che sia la deriva se

non esiste l’oceano? Ma mi chiedo dov’è

colei che amai e sacrificai ogni cosa

in nome di tal essere, forte io fui, non

oso pensar che a nulla valse,

non può essere, maledetta vita.

Caddi e mi rialzai, che dir amor io,

tu vuoi il silenzio e silenzio sia,

non temere, non ingannai nessuno,

parole,solo parole furono dette,

ma che sia di monito a

colui che crede nella sua immortalità,

la solitudine è il peggior dei mali e

che vale se noi siamo i primi vili,

ingannevoli e tracotanti energumeni,

che nulla offriamo e tutto pretendiamo

da chi vuole solo carezze, addio amici,

siate forti, altri occhi osservano silenziosi

e nascosti nell’ombra, siate prudenti,

il loro destino vi appartiene.