SUL GRANDE PALCOSCENICO DELLA VITA .

Passi di danza felina
suoni di armoniche e
cori di bambini canterini,
farse e scene divertente
si susseguono incessantemente
sul grande palcoscenico della vita .
Miseria e nobiltà si mischiano e
si confondono tra realtà e fantasia ,
c’è chi ride , chi piange , chi si dispera e
chi continua a ripetere
il solito rosario di morte .
Siamo tutti attori
sul grande palcoscenico della vita ,
ognuno ha la sua maschera
di carne insulsa e meschina ,
siamo protagonisti di noi stessi ,
interpreti e registi del nostro destino .
Intrappolati nel nostro misero destino
affidiamo la nostra vita a falsi dei ,
il denaro e il potere ci fanno partecipe
alla grande e ingorda mensa
della carne congelata al martirio ,
siamo attori di noi stessi e
delle nostre sensazioni senza coscienza ,
siamo solo attori fantocci
che sul grande palcoscenico della vita
si rivoltano senza anima !!!! .
carmelo  ferrè…..25/09/2013

 



IL CAVALIERE ERRANTE

 

Fui e non ebbi che

esser RE senza regno,

delle immortal gesta

solo lamentose

ed effimere scaramucce

senza onore,

con la mia tutt’altro

che prestante ombra.

 

Pavido e scarno

il cuore mio battea solo

per dar vita ad un corpo

deforme a volte tracotante,

e vana fu la ricerca di colei

donzella da salvare e

poi amare.

 

Baldanzoso e scalpitante

il mio bianco destriero

galoppava lento e sicuro,

e anch’egli, sembrava voltasse

in ogni dove il suo capo,

quasi a cercar nemico e

gloria e mostrar il suo

intrepido valore.

 

Nella vasta distesa solo

vaghi echi e versi di animali

a me sconosciuti,

forse inquietanti,ma

non certo urla di guerrieri

affamati di gloria.

 

Ormai stanco il mio

trotterellante cavallo

di tanto in tanto rallentava

il suo passo, e mostrando

nervosamente i suoi denti

bianchi e grandi mi guardava

come a voler dire, basta

deponiamo l’armamento

non serve il gesto eroico

per trovar amore è gloria.

 

E mai cosa fu più vera,

una errante pastorella,

dal superbo sorriso

e col suo dolce animo

porse amore e devozione

ad un guerriero senza

macchia e senza lode.

 

Forse io come tanti cercai

nel posto e nel modo sbagliato

il mio destino, a volte basta

calar gli occhi per trovar quello

che molti non avranno mai.



SCARPETTE ROSSE …..

lo sguardo assente ,
il corpo esanime ,
il respiro affannoso ,
mani che si agitano
nel vano tentativo di difendersi ,
l’ ultimo grido di aiuto
muore prima di essere pronunciato ,
un rantolo d’agonia pregna
l’ aria colorata di sangue ,
il silenzio si mischia al terrore , 
l’ anima si distacca dal corpo , 
lieve oltrepassa una porta , 
la luce accecante la accoglie ,
la distacca dalle ombre 
della madre morta ,
ombre bianche la abbracciano
donandole il sonno eterno ,
visi dolcissimi di donne
rivolti verso un cielo estraneo
chiedono giustizia per la loro morte
donne velate da bianche vesti
si ritrovano ogni giorno 
più numerose sull’ altare
dell’ ultimo sacrificio di carne , 
sono donne , bambine , mamme ,
amante , fidanzate e sorelle 
che danzano con scarpette rosse
il loro ultimo dramma
di una morte non voluta
nel freddo letto di una bara …..  

carmelo  ferrè….17/09/2013



La nera pioggia

 

Son quasi rassegnato

nel pensare a tal vita

sconcia e poco

lusinghiera,

il mio sogno è finito,

che il silenzio

abbia inizio.

 

Mai ebbi a vedere

tal cielo nero e

furibondo,

la ferocia del

grande temporale

scaraventa sul mio

pallido volto gocce

di pioggia

come aghi pungenti,

mascherando le fuggenti

lacrime amare

di un vecchio uomo

stanco e dal

cuore raggrinzito.

 

Mai fui fragile e

indifeso,

eppur nel mio petto giace

un costante e

perpetuo dolore,

che irriverente e

angustiante

rende il mio finire

quasi colpevole.

 

Forse quando

finirà la pioggia

cesseranno i rivoli

salati che

sgorgano dai miei

vecchi occhi.

 



I Promessi, mancati, sposi.

 

Ebbi da colei che amai,

molti o pochi abbracci,

non ricordo bene,

quel che più mi colpì

fu l’ignoto e misterioso

desiderio di tenere sempre

la sua mano nella mia.

 

Nell’ affollata strada,

era sempre titubante,

lasciava e riprendeva

la mia sinistra padella,

perché cosi definiva

tal mio arto dalle lunghe dita,

era timida e timorosa

perché il suo papà avea

padelle più grandi delle mie e

guai a incorrere nella mera

sventura di farci veder insieme.

 

Nel passeggiare sentivo lo

sguardo bramoso di altri

miei coetanei, spesso me la

ritrovai ignuda, si fa per dire,

tanto era  mal celata la loro

avidità di affetto.. e non solo.

 

Di sera si facevano lunghe

passeggiate al chiar di luna,

frasi d’amore e progetti per

il futuro a sbafo, e sempre

non lasciandole la mano

tentavo di essere più audace,

ma senza gloria e onore,

era troppo presa dal suo corredo,

dalla gioia del fatidico giorno e

ahimè, per la sua prima… volta.

 

Dio che fare, ebbene cari amici

non avevo soluzioni, rassegnato

adeguai le mie velleità a discorsi più

pratici e meno allettanti.

 

Dopo gli accordi di rito,

quello che lei avrebbe avuto

come dote, e dopo che le accennai

della mia, non certo esuberante,

ci lasciammo per continuare

il giorno a venire, dei dettagli

del compromesso.

 

Non la rividi più, lei non rivide più me,

seppi  poi che lei divenne suora, e lei

seppe che io divenni frate e predicavo

in un monastero sperduto sugli Appennini,

e ci accingemmo ad arrivar alla fine dei

nostri giorni come  comunemente

si narra “Come mamma  ci fece “.

Cosi sia.

 

 



VERDI MAREE

Sempre il cuore salta

come un gatto

quando annega

nei piccoli laghi

d’agata e metallo

che tra le tenebre

luccicano della mente.

 

Furiosamente spinti

vanno gli spettri

nelle alte onde

delle verdi maree

che muovendosi

scoprono il sorriso

di una giovane sirena.

 

Così mi abbandono

e sento respiri

come frecce

che gli spazi aprono

recando l’incanto

d’esaltanti essenze

e un bocciolo di donna.

 

20.10.2013 Ciro Sorrentino