I Promessi, mancati, sposi.

 

Ebbi da colei che amai,

molti o pochi abbracci,

non ricordo bene,

quel che più mi colpì

fu l’ignoto e misterioso

desiderio di tenere sempre

la sua mano nella mia.

 

Nell’ affollata strada,

era sempre titubante,

lasciava e riprendeva

la mia sinistra padella,

perché cosi definiva

tal mio arto dalle lunghe dita,

era timida e timorosa

perché il suo papà avea

padelle più grandi delle mie e

guai a incorrere nella mera

sventura di farci veder insieme.

 

Nel passeggiare sentivo lo

sguardo bramoso di altri

miei coetanei, spesso me la

ritrovai ignuda, si fa per dire,

tanto era  mal celata la loro

avidità di affetto.. e non solo.

 

Di sera si facevano lunghe

passeggiate al chiar di luna,

frasi d’amore e progetti per

il futuro a sbafo, e sempre

non lasciandole la mano

tentavo di essere più audace,

ma senza gloria e onore,

era troppo presa dal suo corredo,

dalla gioia del fatidico giorno e

ahimè, per la sua prima… volta.

 

Dio che fare, ebbene cari amici

non avevo soluzioni, rassegnato

adeguai le mie velleità a discorsi più

pratici e meno allettanti.

 

Dopo gli accordi di rito,

quello che lei avrebbe avuto

come dote, e dopo che le accennai

della mia, non certo esuberante,

ci lasciammo per continuare

il giorno a venire, dei dettagli

del compromesso.

 

Non la rividi più, lei non rivide più me,

seppi  poi che lei divenne suora, e lei

seppe che io divenni frate e predicavo

in un monastero sperduto sugli Appennini,

e ci accingemmo ad arrivar alla fine dei

nostri giorni come  comunemente

si narra “Come mamma  ci fece “.

Cosi sia.

 

 

This entry was posted on mercoledì, ottobre 23rd, 2013 at 13:10 and is filed under Poesie D'Amore. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.

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