La Promessa sposa

Una tal signora amica di amici,

di cui mai seppi il suo vero nome,

mi voleva ammogliare, riteneva ella,

che per me fosse giunto il momento

di non esser più solo.

Per quanto perplesso accettai di  incontrare

la mia promessa sposa. l’innominata,

si tale credevo che fosse,visto la mia difficoltà

 a saperne nome e provenienza.

 

Ebbene la ruffiana da me convinta

si sbottonò e fra mille e poi mille promesse

riuscì a strappargli il fatidico nome,

era una certa Serena Evacuo.

 

Il nome non prometteva nulla di buono,

già mi parea poco probabile che io

potessi impalmare tal donna,

se non altro per il suo poco edificante appellativo,

ma si, dissi fra me,

a volte le apparenze sono ingannevoli,

e ahimè decisi che l’incontro si potea fare,quindi si stabili

il luogo,il giorno, l’ora.

 

Giunse il fatidico giorno era una radiosa mattina

di primavera, ero felice, finalmente la mia vita

di li a poco sarebbe cambiata.

Tirai giù dal  guardaroba il mio abito migliore,

uno spigato di altri tempi,

profumato anche se avea un odore,

non so come dir…

si forse ci sono, di formaggio,

ma cari amici miei di quello buono,

fatto in casa. Volli agghindarmi con cura,

ero confuso e smanioso di conoscere colei che avrei amato.

Mi avviai all’appuntamento con schiettezza e

  tenera apprensione,

Dio mio fa che abbia gli occhi azzurri,

fa che sia donna di casa, forte per i suoi lavori e

decisa con i nostri figli che il buon Dio vorrà inviarci.

Giunto sul posto vidi che già erano in attesa,

 lei si voltò,

e amici miei da quel momento non ricordo più nulla,

persi i senni e mi risvegliai urlando in una casa di cura.

Non posso ricordare cosa fosse successo,

o cosa vidi quel giorno nell’aspetto

della mia promessa sposa,

fatto è che da allora non mi ripresi più,

credo di non aver mai visto nulla di più orribile,

ma sono sulla via

della guarigione e vi prometto

che quando saprò di preciso

cosa vidi quell’infausto giorno ve ne informerò e

con dovizia di particolari.

 

 

 



Ancora una volta l’alba

 

Và notte silenziosa,

sfuma via,

lascia le tue ombre,fa che gli insonni

trovino giovamento con

l’ albeggio del nuovo giorno.

 

Campane una volta rumorose

adesso mute,

scodellano comunque

con i loro silenziosi ticchettii

l‘arrivo della nuova alba,

e i dormienti

fra burberi brontolii

si apprestano a godere

del nuovo dono del Signore,

e con esso nuove gioie e

nuovi dolori.

 

Il nostro risveglio

è accompagnato da mille rumori,

pianti di bimbi

che reclamano cibo e attenzioni,

ciotole e bicchieri

che si infrangono,

urla di chi prosegue il riposo e

cerca l’impossibile silenzio,

e in lontananza si odono

auto sfreccianti e

rumorose che fuggono

in cerca del tempo perso.

 

Poi improvvisi, come a mitigare

quel pulsare frenetico di vita

si odono le stridenti radio

suonare e cantare

 antiche

canzoni  che ricordano quel

che hai già vissuto,

in epoche lontane,

quando la gioventù non era ancora

persa.

 

 Essa non ha donato

l’ingannevole e

agognata felicità

che fu promessa

ai nostri giovani cuori.

il ripetere all’infinito i nostri gesti,

la nostra quotidianità,

 

rende placida e monotona

la nostra vita,

anche se

un vago sentore

di nuovi inebrianti

momenti di felicità, di gioia,

cambieranno il nostro destino,

non scordarti di me..vita mia,

tornerò.

 

 



I Vicini di casa

 

Vecchio Bukowski

non farò più lo scrittore,

volevo narrare qualcosa,

far conoscere alcuni miei problemi,

come i vicini di casa.

 

Dai ti racconto solo qualcosa.

Sai  loro hanno quel coso che

hanno i medici, lo stetoscopio,

per sentire cosa hai dentro

il corpo malandato

e zeppo di Vodka,

ma loro lo appoggiano al

muro che confina con il mio e lo

usano per sentire i bisticci che mia

moglie fa con me.

 

Certo che essere uno scrittore

ti concede il vantaggio

di dire quello che vuoi senza

che la polizia intervenga,

al massimo ti censurano,

e si che ne avrei di  cose

da raccontare.

 

Ad esempio quel vecchio magro,

balbuziente, appiccicoso.

che abita al secondo piano, 

quando ci incontriamo nelle scale,

prova a dirmi qualcosa,

ma io rido, diavolo che posso

farci se per dire

buongiorno perdo almeno

venti minuti di vita,

e lui che fa Vecchio Bukowski?

 

Tu forse non ci crederai,

con la scusa di fare l’esame dell’urina,

( praticamente tutti i giorni ),

fa il prelievo e lo svuota nella mia

cassetta della posta, maledetto, maledetto.

 

Che dire di quella che abita

all’ultimo piano, Adalgisa,

sono il suo confidente particolare,

mi racconta del marito

che fra la prima e

la seconda si addormenta

all’inizio della prima,

ma io che posso farci?

 

Se non avesse il petto strano,

una tetta a destra e

l’altra ancora non so, forse….

se invece di tre denti ne avesse

almeno cinque…forse potrei io,

dai amico non esagero,

ha la bocca come lo stura lavandino,

e potrebbe restare incollata alla mia,

e poi che faccio?

che racconto a mia moglie?

 

Bene devo andare c’è il postino,

dicono sempre che suona due volte,

macché, non bussa neanche una

e mi lascia il biglietto per andare poi

in centrale per ritirarla e perdo un giorno.

Ciao vecchio beviamoci su e

non esagerare col bere, con le

donne si.

 

 

 

 



Le stagioni

 

Chi è dunque il poeta?

Secondo me

è colui che cerca di

descrivere cose che

ci sono, ma non si

vedono, insomma

sono come gli angeli,

esistono, Dio volendo,

ma sono invisibili.

 

Il poeta è una persona

triste, ma diventa allegra

quando riesce a scrivere

qualcosa che gli altri

capiscono, loro vorrebbero

lasciare alla storia i loro

pensieri, le loro visioni,

le loro follie, il loro modo

di vivere e come descrivono 

le quattro stagioni.

 

A me, poeta mancato,

ad esempio le stagioni

sono tutte discutibili.

L’inverno fa venire

i reumatismi, ho sempre

freddo ed uso mille rimedi

per sopravvivere al freddo.

I miei piedi  sono sempre

ghiacciati ed indosso quattro paia

di calze della nonna, buonanima,

acqua, neve, vento, no,

decisamente l’inverno è duro.

 

La primavera è già più

accettabile, le rondini,

i fiori…insomma il

risveglio della natura

con i suoi mille colori.

Ma santo Iddio che centra

l’allergia? Il sudore perfido

che si annida sotto gli abiti

mentre il fresco si ripercuote

lungo la schiena, quindi altri

rimedi,altre cure per i

raffreddori di stagione.

 

Finalmente l’estate, il mare,

le spiagge con i coloratissimi

ombrelloni, le serate trascorse

fuori dai bar e sui loro dondoli,

a ingurgitare freschi intrugli

con gli amici accompagnati

da lunghe e scontate chiacchiere.

Ma che c’entrano

le zanzare, le mosche,i moscerini,

e quei fiumi di sudore inarrestabili che

ti investono come piogge acidule

copiose e snervanti.

 

Ecco l’autunno,

forse è il periodo

più bello dell’anno,

i figli tornano a

scuola ( meno male)

poi non fa ne freddo ne caldo,

ma la cosa più

bella è che si vendemmia,

amici, vino, vino, vino,

con esso potremo

finalmente dimenticare

i disagi delle altre stagioni.

 



Che giornata

 

Avete mai provato

a svegliarvi di notte,

guardarvi intorno

e riuscire a vedere

anche nel buio?

Però quello che vedete

non è li con voi,

è lontano, che rabbia.

 

Poi la sveglia squilla,

un trillo tedioso,

continuo, incessante,

la prendo con forza

e la scaravento dalla finestra,

che folle,

forse ho ucciso qualcuno.

 

Mi stendo nuovamente

su quel letto

che ha visto certo giorni migliori,

ma è ancora comodo

anche perché quando ci salgo

sono sempre ubriaco,

Dio Bukowski, sei una spugna e

io ti seguo a ruota.

 

Ma ho fame,due uova sono rimaste,

le strapazzo o aspetto che escono

i figli illegittimi della gallina?

Meglio le uova al tegamino,

non ho tempo, la padrona di casa

se arriva le porta via

come acconto della pigione.

 

Oggi ho molto da fare,

devo essere in forma,

devo acquistare la Vodka,

la birra, e i sigari,

dio che giornata,

poi al lavoro, ho promesso

a quel santuomo del giornalaio

di fargli l’inventario,

poi scriverò qualcosa,

qualche poesia, però dopo

i miei generosi pasti.

 

Poi arriva Adalgisa,

la mia fidanzata,

con il suo rossetto bordò

da odalisca e

lacerante come il fuoco,

e come al solito invece

del profumo ha messo

il dopobarba del marito,

meglio, mi è sempre piaciuto

essere in tre nei momenti di intimità.

 

Bene sento suonare,

vi lascio sarà lei, intanto

apro la porta,

cacchio che dolore mi hanno

riportato la sveglia, Dio se fa male l‘occhio,

che pessima mira, bene domani almeno

mi alzerò in orario,

ciao amici buona Vodka a tutti.



Una lettera

Dicono che l’amore non ha età,

ebbene io non ho età,

ci sono cose nella vita

che finiscono prima di iniziare,

posso amare,odiare,

morire,vivere,scoprire,

cosa importa, siamo tutti

come siamo, il tempo non ha età

e l’amore è una parola difficile,

comprende emozioni, gioia, lacrime,

e si manifesta sempre e comunque

con chiunque e quando vuole,

al di la del nostro volere.

 

Si ama un fratello, un amico,

una donna, un oggetto, un cane,

tutto quello che suscita

quella strana euforia che ti prende

il cuore e spesso non te ne accorgi.

 

Un attimo, un solo attimo di

questa magnifica emozione vale

la pena di essere vissuta e forse io

mi sono appropriato di qualcosa

che non mi appartiene,

rasentando forse il ridicolo,

ma provo serenità e paura,

spero di finire la mia vita nel modo

che ho sempre desiderato,

un volto sorridente e consapevole.

Io sono un dei tanti eroi che

sono sopravvissuti alla vita,

alle sue difficoltà, al continuo

fratricida conflitto con la propria

coscienza, sono comunque

consapevole che il mio tempo

è esiguo. Vi voglio bene.