IL NASTRO DELLA VITA .

Mi piacerebbe riavvolgere il nastro della vita ,
ritornare bambino per assaporare ancora una volta
l’ innocenza di giochi infantili ,
vorrei riavvolgere il nastro della vita ,
in questa stanza vuota che finestre non ha
vorrei rivedere su queste bianche pareti
visi e sorrisi di bambini gioiosi
nei loro abbracci sinceri .
Dietro la porta semichiusa della mente
m piacerebbe riavvolgere il nastro della vita
per svelare al mondo il segreto del ignoto ,
vorrei riavvolgere il nastro della vita ,
in occhi scuri di donne trascurate
per donare loro la vitalità della gioventù perduta ,
rivedere ancora una volta la scintilla
di sorrisi e sospiri su labbra aride .
Su cieli limpidi e trasparenti di stelle
vorrei riavvolgere il nastro della vita
per scrivere un passato presente
sulle volte del grande palcoscenico della vita ,
vorrei riavvolgere il nastro della vita
per fermare il tempo dei giorni andati e
afferrare con forza le catene dell’ indifferenza
che ignobilmente colma cuori di pietra  ,
vorrei riavvolgere la storia di ognuno di noi
ma non ho ne poteri e ne facoltà per farlo  !
carmelo  ferrè….19/09/2013



L’ UOMO SAPIENS , L’ UOMO BESTIA …

distese pianure verdeggianti
di antiche querce secolari ,
imponenti e maestose come sentinelle
di una natura selvaggia e misteriosa
si elevano oltre nuvole impalpabili ,
acque sorgive limpide e danzanti
su sassi levigati da carezze
lieve e sfuggevoli al vento d’ inverno
luccicano lucenti e puri come l’ oro,
stormi di uccelli con grandi ali colorati
sorvolano planando dolcemente
la verdeggiante vallata multiforme
di centinaia colori evanescenti
di strani fiori insinuali fioriscono
e brillano ai forti e caldi raggi solari .
la natura selvaggia e provocante
nella sua ampiezza di vitalità animale
si erge libera e pericolosa nella sua bellezza ,
affascinante e tenera nella sua travolgente
metamorfosi di esseri viventi di un paradiso
vissuto nel tempo della creazione universale
e dove tutto era magnificenza nella bellezza divina ,
ecco come appariva la terra milioni di anni fa .
Il tempo ha cancellato in un attimo
l’ origine della bellezza divina , 
il creato nel creato di un sogno
distrutto da un’ altro essere vivente ,
un essere evoluto al di sopra
della ragionevole sopravvivenza 
l’ uomo sapiens , l’ uomo bestia  !!!!!.
distese metropoli di cupole nere
e grandi alberi di vetro opachi
si alzano mostruosamente
verso un cielo senza colore e 
toccano nuvole di fumo nero ,
acque scure scorrono inquinate
su lastre di cemento armato
ricoperto di escrementi puzzolente ,
strani stormi di uccelli d’ acciaio
sorvolano rabbiosi su valle di fuoco
incenerite da mille bombe ,
i colori evanescenti e meravigliosi
della natura colpita a morte
sono scomparsi nelle tenebre
di una notte senza stelle ,
l’ uomo predatore di se stesso ,
crudele nella sua pazzia
ha modificato la natura al suo piacere ,
e nella confusione totale del suo potere
ha cancellato per sempre
l’ origine della bellezza divina ……
carmelo  ferrè……15/09/2013



ACQUA VIVA

Potrei immaginare…,

 

un filo azzurro che scorre

tra perle e seta argentata

portando la linfa altrove

dove la vita è acqua.

 

Potrei immergermi…,

 

nelle fresche spume,

fluide e pure

gocce di cristallo

che stillano dal regno di Dio.

 

Potrei navigare…,

 

adagio tra cigli rigogliosi

guardando il cielo

da quella vastità

che porta la vita ovunque.

 

Adesso sento…,

 

sento l’emozione

che mi porta laddove

posso immergermi

nella muta saggezza di Dio!

 

Ana Valdeger 09/10/2013



La grande bugia

 

Amor che tu fosti buio o sole,

a che mi valse averti

se dal cuor non ebbi,

tu chiedesti io risposi,

parlasti di gratitudine,

ma mia cara

che fu ciò che tu mi desti da doverti

render merito?

Pensa di quanto sia grande

il mio scrigno

e vorrei donarti anima e oro,

cuore e gemme,

ma è torvo il mio corpo,

l’animo mio infingardo e mite,  

malinconico e perverso il mio fare,

perché prendi ciò che piace e

lasci il resto?

Credimi amor mio

solo quando vedo

e sento colei che inganna

l’anima mia,

serbo rancore non perché mi illude,

ma solo perché non sa celarmi

l’inganno,

io stesso compiaciuto

di tanta mia  perspicacia, e

seppur dolente,

il cupo ombreggiare

del sogno smarrito

 mi rallegra poiché

il male minore ho colto,

come disse il saggio

una vita di luce vale

ben  cento giorni neri.



Il vento e l’attesa

 

Come penose anime

rincorriamo il vento e

fra mille urla nel silenzio

di una folle notte,

senza stelle e senza luci,

fuggiamo dall’infame

ed ingiusto destino.

 

Avverso e oltraggioso

è il nostro futuro,

le nostre labbra si fan dure,

gli occhi senza pupille

spingono le nostre mani a cercarsi,

ma l’invisibile non ha corpo,

paura ed amore 

si avvicendano con disinvolto alternarsi,

e strani sapori di

un amaro nettare tormentano

il fine palato

di chi credeva di possedere l’amore,

ma altri non era

che l’illusione di due anime

perse nel vuoto di un

baratro senza fine.

 

Non temere amore,

la fine di qualcosa

è sempre l’inizio di altro,

è le mie mani sporche di

fede e di amara rassegnazione,

saranno dolci

nel toccare il tuo volto,

sapranno aspettare,

tu sei è sarai la luce

nell’angustiante

buio della mia vita.

 

Guai al cieco che non vuol vedere,

triste il sordo che non ascolta o

il loquace che non parla,

la vita sfugge

ad essi con lenta agonia e

il rimpianto sarà irremovibile,

ora non mi resta che

raccogliere le ceneri di un amore arso

nel fuoco della passione e

spargerle

nel vento della speranza e dell’attesa.

 



Io nacqui

 

 

Conoscere e non sapere

 di ciò che mi fu donato nell’ urlare

il mio primo vagito al mondo.

 

Da subito conobbi

quale doveva essere il mio destino,

forse irruento,

 ma tacitamente consenziente

all’orrore del silenzio e

del partecipare

agli eventi

frivoli e baldanzosi,

dispendiosi e incoerenti della

mia esistenza.

 

Il ventre orgoglioso e dirompente

dell’allora mia giovane mamma,

lasciava presagire

 che la mia,

 a volte irritante voglia di giungere

 già angustiava e tediava di grandi dolori

colei che mi portava in grembo,

 

E quando nacqui,i giorni, i mesi

si susseguirono a volte veloci a volte

lenti e monotoni,

i soffi di felicità rendevano brevi i giorni,

e le sofferenze lunghe e infinitamente lente

le sue ore.

 

I baci di chi mi ha amato hanno punto,

le carezze mi hanno graffiato,

i consigli avvilito,

e il ventre di chi mi ha donato la vita

continua a dolere.

 

Eppure la piccola rondine dà vita e

sfama i suoi piccoli,

il grosso animale dà vita e protegge

i suoi piccoli eppure in cambio non riceve

parole affettuose e di ringraziamento.

 

Dove ho dunque sbagliato?

Si certo, ho capito,

la riconoscenza,

ma essa non ci appartiene,

non ne facciamo uso frequente,

ed io adesso ho fatto il mio nero raccolto,

è  sarà il mio eterno fardello,

 e le mie povere e stanche spalle

lo porteranno sino alla fine del tempo,

il momento

dei rimpianti è dunque giunto.