Un mondo migliore

 

 

Sarà un mondo bellissimo,

i viottoli di campagna diverranno autostrade,

i sentieri di montagna

si tramuteranno in luoghi di passeggio,

ove donne e uomini sfoggeranno i loro

abiti migliori e

 tutti saranno consenzienti e galanti,

 

il sole rimarrà sempre e

il buio della notte sarà solo un ricordo.

 

I bimbi con i loro baschi nuovi,

il bavero alla marinara e

i loro ricchi giochi,

si rincorreranno felici e

sazi di benessere e serenità.

 

Voli di uccelli bellissimi,

 mille penne ..mille colori,

fiduciosi prenderanno il cibo

dalle mani di chiunque.

 

 Gli uomini tireranno fuori

dai loro taschini preziosi orologi

 con pietre preziose incastonate,

 e controlleranno se

l’ora del grande pranzo è giunta.

 

Un mondo dove non esisterà

 dolore, invidia, rabbia,

la morte sarà un premio e

 la vanità al primo colpo di

vento si dissolverà.

 

E finalmente…

  l’Uomo che trascina la Croce

 potrà fermarsi esausto e riposare

e come per incanto

 le ferite che ognuno di noi gli ha inferto

 saranno guarite,

 

 e quando si rialzerà

 dimenticherà di aver posseduto

quella croce e sorridente

tornerà alla casa del Padre

 felice di aver adempiuto al suo compito.

Ma sarà davvero cosi’?



Il nulla

 

Per sentire la voce dell’autunno

occorrono orecchie capaci,

cuori delicati,

e solo il nero si congiunge al nero,

i versi, le poesie,

sono il dono di chi è nobile

negli intenti, io purtroppo non sono nobile,

ma amo l’amicizia.

 E’ il tessere strane acconciature

al proprio cuore, questa si che è la fine del tutto,

piccole persone dai piccoli cuori.

Il grigio fa pensare, il nero rende bello il bianco,

ma gli ombrosi, purtroppo non servono.

 



VOCE DELL’AUTUNNO

VOCE DELL’AUTUNNO

 

È davvero ingenuo

sognare l’azzurro

quando il grigio

sopraggiunge sornione.

 

…Presto avanza

 una nuvola nera

che annoia

e più ancora inonda.

 

Svanisce l’eternità

quando il vuoto

tesse le sue trame

in una raggiera di luci.

 

Così il mio spirito

cede stanco

a fulminei artifici

che lo immobilizzano.

 

E per quanto cerchi

fiammanti aurore

  il nero e il grigio

sommergono il tutto.

 

 Ana Valdeger 28/09/2013



Il sogno nella realtà.

 

Realtà e sogno si confondono

in una assetata voglia di essere.

 

Sorvolare il mare,

unirsi al folto gruppo di volatili

che ordinati e

compatti cercano nuovi posti

per nidificare e cibarsi.

 

Nulla rimane di ciò che amavo,

brandelli di esistenza

dispersi dal vento e

nessuna traccia resta

di ciò per cui ho vissuto sin’ora,

 solo ombre e confusi ricordi,

sprazzi di una esistenza

frivola e scomposta.

 

Eppure il mio cuore è

il contenitore

di tante avventure vissute,

con gioia e tristezza,

continuo a vivere e

sono certo che il mio lungo inverno

avrà fine.



La foresta di metallo

 

 

 Sono giunto in una grande foresta,

la sua foschia acre e penetrante

nasconde

 strani alberi alti e fumanti,

sono cavi e cerchiati di rosso,

 

dal suo interno sgorgano

colonne di vapori grigi e neri,

 gli esseri che brancolano e vivono

con essi…e di essi,

tossiscono irriguardosi e

scomposti,

 

i loro volti sono pallidi e

stranamente sereni,

accettano con strana

e rassegnata indifferenza

i minacciosi e dolorosi fumi.

 

E luccicanti binari simili a

mostruosi serpenti di ferro

trasportano contenitori

colmi di terra dal malsano odore,

rossa e viscida.

 

A tratti il cielo blu riappare

 lanciando strane saette di luce,

poi tutto torna come prima,

il grigiore e le nubi

scuri e prepotenti

chiudono con veemenza

quei brevi

spiragli di azzurro.

 

Rumori metallici e

stridii laceranti

come lamenti di esseri  infernali

si ripercuotono nell’aria

 improvvisi e innaturali

riverberi di luci

 sembrano preannunciare

 l‘arrivo di tetri temporali,

ma altri non sono che lampi artificiali

emessi da strani focolai di fuoco liquido.

 

Come è avvilente e tenebrosa

la vita di questi strani esseri,

che una volta

si chiamavano umani.

 

Il buio si avvicina e

fioche luci si accendono,

illuminando

a malapena i viali senza fiori.

 

All’improvviso un silenzio

tetro e minaccioso

aleggia

nella foresta d’acciaio,

e i suoi strani personaggi

stanchi e avviliti

si avviano incolonnati

verso becere costruzioni

annerite dal tempo e

 dalle voraci esalazioni.

 

 presto torneranno nel mondo reale,

dove piccoli brandelli di luce

renderanno meno macilente

le loro stanche membra,

ma domani è un altro giorno.

 

Dico a coloro che la sorte è stata

benigna,

a coloro che vivono e lavorano immersi

nell’agio  del “comodo “

irrorati dal fresco o dal caldo,

di pensare… solo….pensare,

ma domani è un altro giorno

 anche per loro.

 



La vita e il silenzio

 

Giro ansioso fra gli alti pini,

mi appoggio esausto

all’ ombra di un antico cipresso

 triste ed esuberante che

mi dona ombra e sostegno.

 

 Oltre un’ alta siepe noto

una fila di tristi croci bianche,

adornate con  fiori colorati e vasi di ottone,

 

mi avvicino e leggo con avida curiosità

   le frasi di commiato scritte a lettere d’oro

dai loro cari sul freddo marmo,

frasi d’amore e nostalgiche e tutte

 sembrano rammentare

 che il distacco altri

non è che un temporaneo

malinconico viaggio.

 

 Le foto incollate sui burberi  marmi

sono sorridenti,  quasi arroganti,

come a burlarsi  di una morte

prematura, inattesa e la fiamma perenne

che illumina con  tenui riverberi

 la loro ultima dimora,

scuote l’anima e qualche lacrima

silenziosa e inconsapevole scivola

seguendo un percorso a lei  noto.

 

Le mie labbra scarne e rigate,

screpolate e corrose,

ora fan fatica  a pronunciare

preghiere e salmi,

eppure una volta il mio dire era

rassicurante e ammaliante e

rendeva  felici i miei cari.

 

O mio Signore che fare del sapere

se non comprendiamo il senso

della vita, tu ci invii gioia e sofferenza,

noi li accettiamo con  rassegnata  pacatezza,

ma dimmi qual è il tuo disegno?

 

Noi aspettiamo,  guidaci e

non arrabbiarti se i profani

non adorano la tua immagine,

essa  non ti rappresenta,

il simbolo della fede e dell’amore,  

è custodito nei nostri gesti,

nel donare affetto e comprensione,

a chi cerca abbracci e carezze.

 

Col capo chino torno a casa,

li mi aspetta colei che non ha visto,

che non sa, la stringo e le sussurro

il mio amore, il tempo che ci è concesso

è tanto, forse poco, ma è talmente

intenso che vale una vita.