La vita e il silenzio
Giro ansioso fra gli alti pini,
mi appoggio esausto
all’ ombra di un antico cipresso
triste ed esuberante che
mi dona ombra e sostegno.
Oltre un’ alta siepe noto
una fila di tristi croci bianche,
adornate con fiori colorati e vasi di ottone,
mi avvicino e leggo con avida curiosità
le frasi di commiato scritte a lettere d’oro
dai loro cari sul freddo marmo,
frasi d’amore e nostalgiche e tutte
sembrano rammentare
che il distacco altri
non è che un temporaneo
malinconico viaggio.
Le foto incollate sui burberi marmi
sono sorridenti, quasi arroganti,
come a burlarsi di una morte
prematura, inattesa e la fiamma perenne
che illumina con tenui riverberi
la loro ultima dimora,
scuote l’anima e qualche lacrima
silenziosa e inconsapevole scivola
seguendo un percorso a lei noto.
Le mie labbra scarne e rigate,
screpolate e corrose,
ora fan fatica a pronunciare
preghiere e salmi,
eppure una volta il mio dire era
rassicurante e ammaliante e
rendeva felici i miei cari.
O mio Signore che fare del sapere
se non comprendiamo il senso
della vita, tu ci invii gioia e sofferenza,
noi li accettiamo con rassegnata pacatezza,
ma dimmi qual è il tuo disegno?
Noi aspettiamo, guidaci e
non arrabbiarti se i profani
non adorano la tua immagine,
essa non ti rappresenta,
il simbolo della fede e dell’amore,
è custodito nei nostri gesti,
nel donare affetto e comprensione,
a chi cerca abbracci e carezze.
Col capo chino torno a casa,
li mi aspetta colei che non ha visto,
che non sa, la stringo e le sussurro
il mio amore, il tempo che ci è concesso
è tanto, forse poco, ma è talmente
intenso che vale una vita.