SULLA CIMA DELLA BIANCA VELA

In questo vergine lago

le stelle si specchiano

nitide e bianche

come ninfee fiorite

al sovrastante cerchio.

 

Quali lucenti riverberi

rimuovono esse

gli aloni di spettri

che giacciono

 sulle pareti dell’anima.

 

Infinite si fissano esse

nel calice d’oro

che si apre

come corolla al sole

quando prende respiro.

 

Ah, amorevole cielo,

stendi le loro luci

 nelle tue geometrie

raccoglile prima

che si dissolvano i riflessi.

 

Fa che le piccole stelle

restino nella corolla

della tua vastità

dove si protendono

le giovani foglie tremanti.

 

Sprigiona la tua armonia

sulle smosse onde

e tranquillizza

l’impeto dei venti

sulle cristalline acque.

 

15.10.2013 Ciro Sorrentino



L’Illuso

Caro uomo che scrive,

io,

tu sei nato fortunato poiché il tuo

meno che mediocre intelletto

ti rende “ diversamente abile”.

 

Comprendi, forse, qualcosa di quello

che la vita ci propina,

ma non sei che una comparsa,

sulla scena di questa tragica commedia,

vissuta in un teatro vuoto e silenzioso,

dove gli attori principali

sono burattini,

cosparsi di ipocriti costumi e

dove nessuno

segue più il copione scritto dal destino,

non è facile  indossare abiti e maschere di altri.

 

Cospargi  pure il tuo volto di cera e colori,

lo specchio ti aiuti pure a

correggere le smorfie del tuo volto,

 

ma nulla può ingannare gli strani

odori che la coscienza  emana  e

ti rende visibile agli occhi di un pubblico

semplice,  ma attento.

 

Tu non incanti, non inganni,

il tuo purpureo colore tradisce emozioni

e vecchie sensazioni,  remote come il mondo,

tieni  pure il volto colorato,

ma asseconda il cuore,

egli non ti tradirà mai e

sarà il tuo unico amico,

in questo cupo, scaltro e sagace mondo.

 

Butta i ridicoli cenci

che ricoprono il tuo corpo,

sciogli  le cere che nascondono  il  tuo volto e

smetti di voler essere,

 

tu non sarai mai più,

solo la rassegnata

attesa dell’atto finale e non

ci saranno applausi.

 

 



Polvere di stelle

L’addio, il ciao,

iniziare, finire,

che tempi amici,

non sai cosa fare,

ma berrò una vodka,

forse due,

no non mi piace,

ma l’ho comprata,

mi pareva una buona idea,

il mio amico

Bukowski le avrebbe bevute

e con un paio di birre,

ma lui è un duro,

io non reggo l’alcool,

ma devo risolvere

il maledetto dilemma

del ciao o dell’addio.

Be dai amici io sono arrivato,

l’età, che vuoi che sia un

abbraccio virtuale,

gli snob dicono platonico,

comunque non tocchi nessuno,

sai l’etica morale ti ha bloccato,

aspetta bevo prima una Vodka

poi continuo, fatto,

Dio mio sono confuso

non capisco più nulla.

Devo andarci piano,

ormai sono un fossile.

Tutti ti amano

ma nessuno lo fa,

poi sono confuso

e non so quello che dico,

be ho deciso meglio

l’addio,

che diavolo sono troppo

vecchio per amare,

e non ho più manco

foto da rivedere,

nulla,come promesso,

ho strappato tutto,

davvero, parola,

domenica vado al

concerto dei Modà,

be amico devo lasciarti

le palline colorate

mi aspettano,

no non sono biglie.



La ruota della vita.

Tal percorso

non conduce a mete,

forse è  partenza,

giunsi a codesto parer poiché

non fui pronto, e

non per voler mio,

che volli percorrer

tal sentiero,

anzi più volte fermai i miei passi,

ma strane folate di vento

mi sospingevano,

incuranti del mio incerto voler,

verso luoghi ignoti,

strani e sconosciuti,

incuranti delle mie perplesse titubanze.

 

Dunque con animo rassegnato proseguii,

certo con ansia,

ma deciso a scorrer quel sentiero,

cosi come volle il machiavellico,

a me ignoto autore di tal stranezza.

 

Strani e mutevoli personaggi sfioravano

gli arbusti e le fronde scure

che costeggiavan quel lembo

di terra battuta che percorrevo,

io finsi indifferenza, ma i miei occhi

si  torcevano a dismisura

pur di recepire la

loro forma, certo misteriosa,

ma inquietante.

 

Poi  all’improvviso

un personaggio,

fatto di forma inconsueta,

il cui corpo non emetteva

ne ombra ne luce,

si avvicinò e con voce pacata,

quasi a voler rassicurarmi,

pronunciò frasi che lì per lì mi

parvero sconnesse.

 

Poi con fare mistico e soave

mi porse una pergamena,

poi svanì, nel nulla,

cosi come apparve,

dopo il primo stupore

lessi il contenuto di

quel misterioso messaggio,

che cosi recitava:

 

“ Tu non decidi,

tu puoi solo percorrere,

tu non muori se prima non nasci,

tu sei colui che deve essere,

non colui che vuole essere,

il percorso della tua vita è tracciato,

devi percorrerlo,

sempre e comunque,

la vita è una ruota e devi percorrerla

come tale, alti e bassi,

solo allora avrai il tuo premio,

il silenzio,

la tua anima,

il tuo nulla.” 



Fugace tempo

Provai a fermare il tempo,

corsi con affanno e impazienza

ad afferrare tutti gli strani congegni

rotondi, quadrati, rossi, bianchi, neri,

di varie specie e grandezza,

da me custoditi con malcelata indifferenza.

 

All’interno tutti avevano dei numeri e

due piccole lancette,

sono loro che scandivano il tempo,

senza mai fermarsi o voltarsi indietro,

a volte parevano lente,

a volte veloci,

a secondo dello scorrere della nostra esistenza,

se costei fosse triste o felice.

 

Presi il primo di quei impietosi oggetti del tempo e

fermai il suo movimento,

compiaciuto mi guardai allo specchio

diverse volte, in diversi giorni, ma

stranamente i miei capelli crescevano,

e anche se di poco, qualcosa

cambiava nel mio volto.

 

Afferrai il secondo e poi il terzo e

poi ancora il quarto,

nulla il vecchio padrone del tempo

silenzioso e inarrestabile

proseguiva

per la sua strada incurante e assorto.

 

Ebbene sconsolato

mi accasciai su una sedia e incominciai a pensare, 

dicendo fra me e me dissi:

“ ho speso la mia vita cercando

di essere eterno,

Dio mio che stolto,

ciò è impossibile, ora non avrò più futuro

perché esso quando giungerà già sarà

presente e poi diviene già passato,

così venne scritto da colui che fu un  saggio“

e mai cosa più vera.

 

Mai così grande verità fu detta.

 

Come una strana equazione.

il presente sta al passato, come il passato

al futuro, dunque chiudo gli occhi e lascio

scorrere il tempo, sarà quel che vorrà,

 ciò che vorrà.

 



La Portiera

 

Ti osservo, cara la mia becera portiera,

quando sete e sudore

si avvicendano sul tuo corpo,

ormai inerme e aggrinzito.

Rivoli di liquidi salati scivolano silenziosi

in ogni dove, percorrendo itinerari

inenarrabili e il tuo smanioso grattare,

non irrita più di tanto la tua pelle

che parea cotenna.

 

E la tua bocca addenta per il collo,

una enorme bottiglia che pare non

debba mai staccarsi dalle tue labbra,

disdicevoli e gonfie come comodi

cuscini da salotto a forma di caramella,

ma dai la sete è sete, tranquilla nessuno

ti osserva, a parte e me e il vicinato.

 

Il tuo è un lavoro di concetto mia cara,

sei splendidamente puntuale nell’imbucare

la posta ad ogni povero tuo suddito,

che partecipa al tuo non miserevole stipendio,

si è un compito arduo è difficile assegnare

ai legittimi proprietari,

la propria corrispondenza,

tu riesci dove molti falliscono,

mai hai consegnato

quella giusta alla persona giusta.

 

La mattina ho timore a recarmi al lavoro,

ti vedo spesso di spalle, Dio mio,

quello che i miei occhi vedono è orribile,

tu sei curva in avanti a grattare

con una dura spugna le indifese scale,

ed il tuo posteriore non sono ancora

riuscito a quantificarlo,

spero di riuscirci prima che arrivi la mia

gratificante pensione, vero che ci vorranno

anni ma …speriamo

 

Ebbene devo lasciare l’arduo compito

descrittivo di una verace donna,

dalle indubbie qualità e mai smetterò

di essergli grato, poiché

vedendola da giovinetta spense ogni

mia velleitaria voglia di cercarmi

una degna compagna che mi stesse al  fianco

nell’arduo e difficile cammino della vita,

come si suol dire…meglio soli che

mal accompagnati.