Fugace tempo

Provai a fermare il tempo,

corsi con affanno e impazienza

ad afferrare tutti gli strani congegni

rotondi, quadrati, rossi, bianchi, neri,

di varie specie e grandezza,

da me custoditi con malcelata indifferenza.

 

All’interno tutti avevano dei numeri e

due piccole lancette,

sono loro che scandivano il tempo,

senza mai fermarsi o voltarsi indietro,

a volte parevano lente,

a volte veloci,

a secondo dello scorrere della nostra esistenza,

se costei fosse triste o felice.

 

Presi il primo di quei impietosi oggetti del tempo e

fermai il suo movimento,

compiaciuto mi guardai allo specchio

diverse volte, in diversi giorni, ma

stranamente i miei capelli crescevano,

e anche se di poco, qualcosa

cambiava nel mio volto.

 

Afferrai il secondo e poi il terzo e

poi ancora il quarto,

nulla il vecchio padrone del tempo

silenzioso e inarrestabile

proseguiva

per la sua strada incurante e assorto.

 

Ebbene sconsolato

mi accasciai su una sedia e incominciai a pensare, 

dicendo fra me e me dissi:

“ ho speso la mia vita cercando

di essere eterno,

Dio mio che stolto,

ciò è impossibile, ora non avrò più futuro

perché esso quando giungerà già sarà

presente e poi diviene già passato,

così venne scritto da colui che fu un  saggio“

e mai cosa più vera.

 

Mai così grande verità fu detta.

 

Come una strana equazione.

il presente sta al passato, come il passato

al futuro, dunque chiudo gli occhi e lascio

scorrere il tempo, sarà quel che vorrà,

 ciò che vorrà.

 

This entry was posted on martedì, ottobre 15th, 2013 at 10:35 and is filed under Poesie D'Amore. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.

1 Commenti

  1. Ciro Sorrentino Scrive:

    “…ho speso la mia vita cercando di essere eterno…”:
    in questo verso si imprime tutta la saggezza del poeta che è giunto a riconoscere la finitezza dell’uomo, almeno della sua corporeità, di questa esistenza apparentemente fatta di un corpo che si consuma e si spegne.
    Ma a ben vedere, è proprio quell’insistita ricerca dell’eternità, che salva l’uomo, emancipandolo a quella che è poi realmente la sua natura, una natura divina e spirituale.
    Il fatto stesso che l’uomo, chiuso nella sua solitudine, sia riuscito a percorrere tante tappe nel corso della vita, ne dimostra la sua rilevanza divina: è dunque l’uomo una parentesi materiale, un involucro nel quale inconsapevolmente l’anima intraprende un viaggio di conoscenza e di maturazione che lo condurrà a riaprire quella porta dalla quale, nascendo, uscimmo per saggiare e conoscere il mondo e le sue contraddittorie bellezze.
    Complimenti, amico mio, è questa tua poesia un documento filosofico, una testimonianza di valori ontologici, prima ancora che razionali e spirituali.
    Che la mia stretta di mano possa raggiungerti ovunque tu sia.
    Ciro Sorrentino

    ... on July ottobre 16th, 2013

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