Fugace tempo
Provai a fermare il tempo,
corsi con affanno e impazienza
ad afferrare tutti gli strani congegni
rotondi, quadrati, rossi, bianchi, neri,
di varie specie e grandezza,
da me custoditi con malcelata indifferenza.
All’interno tutti avevano dei numeri e
due piccole lancette,
sono loro che scandivano il tempo,
senza mai fermarsi o voltarsi indietro,
a volte parevano lente,
a volte veloci,
a secondo dello scorrere della nostra esistenza,
se costei fosse triste o felice.
Presi il primo di quei impietosi oggetti del tempo e
fermai il suo movimento,
compiaciuto mi guardai allo specchio
diverse volte, in diversi giorni, ma
stranamente i miei capelli crescevano,
e anche se di poco, qualcosa
cambiava nel mio volto.
Afferrai il secondo e poi il terzo e
poi ancora il quarto,
nulla il vecchio padrone del tempo
silenzioso e inarrestabile
proseguiva
per la sua strada incurante e assorto.
Ebbene sconsolato
mi accasciai su una sedia e incominciai a pensare,
dicendo fra me e me dissi:
“ ho speso la mia vita cercando
di essere eterno,
Dio mio che stolto,
ciò è impossibile, ora non avrò più futuro
perché esso quando giungerà già sarà
presente e poi diviene già passato,
così venne scritto da colui che fu un saggio“
e mai cosa più vera.
Mai così grande verità fu detta.
Come una strana equazione.
il presente sta al passato, come il passato
al futuro, dunque chiudo gli occhi e lascio
scorrere il tempo, sarà quel che vorrà,
ciò che vorrà.
Ciro Sorrentino Scrive:
“…ho speso la mia vita cercando di essere eterno…”:
in questo verso si imprime tutta la saggezza del poeta che è giunto a riconoscere la finitezza dell’uomo, almeno della sua corporeità, di questa esistenza apparentemente fatta di un corpo che si consuma e si spegne.
Ma a ben vedere, è proprio quell’insistita ricerca dell’eternità, che salva l’uomo, emancipandolo a quella che è poi realmente la sua natura, una natura divina e spirituale.
Il fatto stesso che l’uomo, chiuso nella sua solitudine, sia riuscito a percorrere tante tappe nel corso della vita, ne dimostra la sua rilevanza divina: è dunque l’uomo una parentesi materiale, un involucro nel quale inconsapevolmente l’anima intraprende un viaggio di conoscenza e di maturazione che lo condurrà a riaprire quella porta dalla quale, nascendo, uscimmo per saggiare e conoscere il mondo e le sue contraddittorie bellezze.
Complimenti, amico mio, è questa tua poesia un documento filosofico, una testimonianza di valori ontologici, prima ancora che razionali e spirituali.
Che la mia stretta di mano possa raggiungerti ovunque tu sia.
Ciro Sorrentino