A RAFFAELE FEOLA

 Se tutti potessero,

se tutti sapessero rappresentarsi

con la semplice prontezza

del cuore e della mente,

il mondo intero e l’Universo stesso

amabilmente sorriderebbero

nell’armonia del Sempre.

 

 Sentire l’afflato profondo

che si erge e Ti sospinge,

sentire la sensibile umanità

che da Te si leva

e che all’eterno si dona,

sigilla e sigla l’opera di Dio

con la castità della tua mano.

 

 Unica la tua voce

è sovrumana sostanza,

il Mistero che si dichiara,

umane forme prendendo,

per raccontarsi nel tuo Mondo

che è il Mondo di tutti

e di nessuno.

 

 Ogni tua frase ha un peso,

ogni tuo battito esprime e dice

la grandezza che Ti fa Poeta,

sempre annoverandoti

nella schiera dei pochi,

tra quei Sommi che giocano con

i versi per raccontarsi e dire.

 

 31.10.2013 Ciro Sorrentino



SEMPLICI ALI SCHIUDENDO

Oltre le nuvole

sale la mente

e scruta il mondo

che al noioso giorno

nuovamente si risveglia.

 

Come audace il falco

si leva nella chiarità

così nel cielo

folle mi sollevo

semplici ali schiudendo.

 

Presto sulle sponde

dell’oscuro tempo

sorgerà il sole

che di rosso vivo

riempirà la fosca terra.

 

Arroventata la nebbia

svanirà nel sole

che di luci tingerà

le cattedrali rigate

dove fu salvato l’amore.

 

31.10.2013 Ciro Sorrentino



E TU UOMO …..

Sai , su foglie di rovi
ti ho sognato mille volte
e mille volte ho maledetto te ,
tu uomo mi guardavi
ma nei tuoi sguardi lascivi
non c’ era amore .

Sai , ogni lacrima versata
era una speranza distrutta
e tu uomo mi possedevi
senza un gesto d’ amore ,
non una parola d’ affetto .

Solo per il tuo insulso desiderio
io ero per te solo un oggetto
da usare al tuo piacimento
e io muta , assorta nel mio dolore
ti fissavo con i miei perchè
senza risposte alle tue violenze .

Sai , nel silenzio della tua violenza
i miei sogni svanivano dal mio cuore
e tu uomo vigliaccamente
non avevi pietà della mia carne,
mentre i tuoi freddi occhi
bruciavano il mio corpo io
restavo ad aspettare la violenza
delle tue mani prive d’ amore , 
sai uomo, in me non c’ era paura
ma solo tanto odio mischiato a tristezza .

Sai , uomo , stanotte ho sognato
mille corpi di donne senza volti ,
senza sorrisi nude nel loro dolore ,
mille donne stuprate , uccise ,
ed io ero una di loro ,
un corpo da violentare,
un oggetto senza valore
ma con un anima di donna
che tu uomo non hai …….
carmelo ferrè …….19/10/2013



L’ ORA DELLE STREGHE.

Mezzanotte è l’ ora delle streghe
e il buio oscura l’ anima addormentata
rendendola schiava delle tenebre ,
qualcuno non ci crede e
chi ci crede di solito non lo ammette ,
la mezzanotte è l’ ora in cui
si apre una porta invisibile
da questo e l’ altro mondo
dove vivono strane presenze
di ombre mischiati a fumo nero
sono gli spiriti delle nostre colpe
che nel sonno ci fanno visite ,
sono spiriti tenebrosi che
della terra delle ombre
si materializzano nei nostri sogni .

Gli incubi , le succube ,le paure ,
sono i demoni notturni della nostra coscienza ,
i visitatori hanno molti nomi
ma la storia è sempre la stessa ,
la paura , l’ ansia e gli incubi
sono i nostri demoni che arrivano
dopo la mezzanotte nelle prime tre ore
del nuovo nascente giorno ,
arrivano quando siamo soli e vulnerabili
profondamente addormentati e indifesi ,
quando non ci possiamo muovere
si servono del nostro corpo ,
ci opprimono , ci soffocano ,
si prendono ciò che abbiamo di più prezioso ,
la nostra vita , il nostro amore ,
la nostra ragione , il nostro sogno
lasciando un vuoto gelido nella coscienza .

Un demone , meta femmina e meta uomo
siede sul petto di un uomo ,
è forte , è bella e vuole rubargli il sogno ,
lui è paralizzato da quella raccapricciante visione ,
il terrore gli farà scoppiare il cuore
se non riuscirà a controllare le sue paure ,
sa che lei o lui è un spirito oscuro ,
sa che la storia più antica e immortale 
è stata raccontata dall’ uomo 
ancora prima di nascere ,
l’ ora delle streghe è controllata 
dalle streghe che nascondono i sogni ,
lei è solo una strega , un incubo 
che alle prime bagliori dell’ aurora 
scompare senza lasciare traccia …..
i sogni di un’ ognuno di noi restano 
sospesi sulle lunghe ali nere 
di uno spirito chiamata strega , 

carmelo ferrè…18/04/2010



DESTINO.

Tramonto rosso fuoco ,
là oltre le montagne
il sole irradia i suoi
ultimi bagliori di luce,
le tremule luci dei lampioni
scacciano le prime ombre
della sera nascente .

Là sulla strada deserta
sfreccia una macchina
il rombo ruggente del motore 
spacca a meta il silenzio
della campagna addormentata .

Là al volante nero corvino
una ragazza dai capelli biondi grano
ingrana con nervosismo le marce ,
l’ autoradio a pieno volume
risuona incessantemente nel
piccolo e fumoso abitacolo ,
curve su curve la macchina
sale veloce sulla strada di montagna .

Fari accessi fendono il buio
illuminando le parete della montagna ,
ruggisce il motore tra l’ eco
della vallata sottostante ,
le ombre si confondono
con la luce dei fari
che rimbalzando sulle pareti
della montagna formano
immagini strane e surreali .

Tutto è irreale su per la montagna
e anche la ragazza è irreale ,
alla guida del suo bolide d’ acciaio
fra rabbia e risate isteriche
maledice il suo destino ,
quel destino che gli ha fatto innamorare
di un uomo molto più grande di lei ,
un uomo sposato e con ben cinque figli .

Vola la macchina nell’ oscurità
della nera notte della montagna ,
è bello guidare quel potente bolide
ed e bello scaricare tutta la rabbia
sul volante tempestandolo di pugni ,
curva stretta , curva sdrucciolevole ,
striduli di freni , rumore di lamiere .

Una strana esclamazione ,
occhi pieni di terrore ,
una frenetica frenata e il bolide
rimbalzando paurosamente su se stesso
si ferma come per un incanto
sul ciglio del precipizio .

Rigoli di sangue bagnano
la fronte della ragazza ,
stordita e spaventata esce dalla macchina
e alzando lo sguardo al cielo
ringrazia DIO di non essere morta .,
strana notte e strano è il destino
di chi maledice il suo ……. 

carmelo  ferrè …..11/10/2013

 

 

 



Quello che fu amore.

 

Quello che fu amore

 

Che possa tal destino divenir generoso

con colei che ebbe l’ardir e l’audacia

di essere ciò che non dovea,

comprensiva e paziente verso

un ingrato uomo e un incerto futuro.

 

 

L’ amor per il cruento suo sposo

si adombrò quando costui

in nome di  un insano affetto,

l’abbandonò  ad una

misera e angosciante solitudine,

avendo egli,

imboccato nuove strade,

di incerta  felicità col

mistificante amor di un’ altra donna,

vile e decisa, come può esserlo solo

una vorace predatrice di felicità altrui.

 

 

Mesi e stagioni trascorsero e

il malcapitato cuor della dolce donna 

era ormai rassegnato

al più triste dei dolori,

quello dell’ infausta solitudine.

 

 

IL lancinante è doloroso silenzio,

complice involontario di

momenti  felici

che tal donna ebbe a vivere,

par  quasi  or

 divenir ossequioso

innanzi a

tale composta e

rassegnata malinconia.

 

 

Giorni e giorni tutti uguali,

e  le serate di quel freddo inverno

parean essere eterne,

ma che fare, come vivere,

” non posso, non devo “

si ripeteva continuamente e

strani sussulti scuotevan il suo corpo, 

da tempo trascurato e

poco avvezzo a

mostrarsi esuberante e fascinoso

come era solito fare quando il suo

perfido amante la circuiva con

ingannevoli abbracci.

  

 

Giunse il giorno del commiato,

una splendida sera,

con un cielo tempestato

di gemme preziose e di inebrianti luci,

la triste donna 

nel cercare di afferrare

la seppur lontana luna,

precipitò nel vuoto.

 

 

Ella voleva donarla a colui che amava,

ma il suo sogno ebbe fine.

 

 

Per molte notti le stelle smisero

misteriosamente di rifulgere e

mai si seppe il perchè.

 

Raffaele Feola Balsamo.