Quello che fu amore.
Quello che fu amore
Che possa tal destino divenir generoso
con colei che ebbe l’ardir e l’audacia
di essere ciò che non dovea,
comprensiva e paziente verso
un ingrato uomo e un incerto futuro.
L’ amor per il cruento suo sposo
si adombrò quando costui
in nome di un insano affetto,
l’abbandonò ad una
misera e angosciante solitudine,
avendo egli,
imboccato nuove strade,
di incerta felicità col
mistificante amor di un’ altra donna,
vile e decisa, come può esserlo solo
una vorace predatrice di felicità altrui.
Mesi e stagioni trascorsero e
il malcapitato cuor della dolce donna
era ormai rassegnato
al più triste dei dolori,
quello dell’ infausta solitudine.
IL lancinante è doloroso silenzio,
complice involontario di
momenti felici
che tal donna ebbe a vivere,
par quasi or
divenir ossequioso
innanzi a
tale composta e
rassegnata malinconia.
Giorni e giorni tutti uguali,
e le serate di quel freddo inverno
parean essere eterne,
ma che fare, come vivere,
” non posso, non devo “
si ripeteva continuamente e
strani sussulti scuotevan il suo corpo,
da tempo trascurato e
poco avvezzo a
mostrarsi esuberante e fascinoso
come era solito fare quando il suo
perfido amante la circuiva con
ingannevoli abbracci.
Giunse il giorno del commiato,
una splendida sera,
con un cielo tempestato
di gemme preziose e di inebrianti luci,
la triste donna
nel cercare di afferrare
la seppur lontana luna,
precipitò nel vuoto.
Ella voleva donarla a colui che amava,
ma il suo sogno ebbe fine.
Per molte notti le stelle smisero
misteriosamente di rifulgere e
mai si seppe il perchè.
Raffaele Feola Balsamo.