Mia Signora.

Mia Signora.

Io folle scriba di antichi dolori
che dir di brevi amori e tracce
di verità malcelate su costei vita,
arida e dalle insane virtù,
usurpatrice di gioia e artefice
dei miei infranti sogni.

Madre mia che feconda sia
ora tal mia esistenza,
che di sentori tristi
ebbe nei giorni bui
colma di meritate amarezze,
or mi giunga il Tuo perdono
per il mio non conoscere,
dell’insipienza testarda
e per aver percorso sentieri
costellati di indifferenze dolorose.

E quanti pianti io ebbi mia Signora,
sii Tu benefica verso il perduto uomo
che nulla comprese e nulla costipò
dei tuoi doni preziosi
nell’arido e distratto cuore,
tanto nero quanto fragile.

Madre mia Tu sei colei
che si insinuò nei miei sogni,
e mai lasciasti il mio destino,
son Tuo devoto e mai volli
e mai potei scordar
quel tuo sguardo d’amore,
io son qui e piango,
adesso ho compreso,
ti prego fa che io giunga a te,
son felice, ma tanto ansioso,
sii generosa Madre mia
e ascolta chi non seppe farlo
quando ne ebbe
l’inaspettata occasione.



Non chiedermi….

Non chiedermi….

Amor mio quanti riverberi,
sprazzi e sprazzi di tenui luci
asperse da un’ esausto sole,
e tu avvinta al mio fiacco cuore
mi chiedi quanto sia grande
il mio affetto per te,
no non aprire gli occhi e pensa,
mai potrai fermare l’eterno
corso delle stagioni,
ne mutare la perseverante
sconfitta della vita
verso l’ineluttabile morte.

Ebbene cara sii oltraggiosa
amami,
il tempo, non il modo
renderà eterno
ciò che entrambi presagiamo,
vivere solo vivere,
e raccontarci e accarezzarci
e senza inutili promesse,
io lusingai imponenti tempeste
nella mia gioventù
e non ebbi che deliranti
flagelli di noncuranze,
imperiose e deludenti.

Amami e non pensare,
cospargi di veli
ciò che i nostri cuori bramano,
un abbraccio,un bacio,
anche se son solo
caritatevoli lusinghe,
la vita è così amor mio,
altri non è che il misero
inganno di eterne
folli e insensate felicità.



SARAI IL MIO DOLCE RISVEGLIO dalla raccolta “A Sylvia Plath”

 

Come la pioggia

nutre della terra

il grano,

così la tua purezza

germoglia sulla mia via.

 

Si piega il mio verso

al prodigio

che in Te accese

l’ Invenzione

d’epifaniche scoperte.

 

Bianchi i fogli

riempisti

d’armonico canto,

a loro affidasti

l’orma delle tue visioni.

 

Vivrò amandoti,

scolpirò il tuo viso

nella fiamma celeste,

perchè dia luce

ad ogni morente foglia.

 

Ah, Sylvia,

se solo la mia lucciola

non si fosse accesa

allo spegnersi

del tuo stanco lume!

 

Se solo…!

No, nessun pensiero,

nè frasi dorate:

– Mi sarei perso

nell’onda d’un tuo bacio -.

 

 Che strani gli universi,

fanno vittime

al di qua del nero

che ama il bianco

nella stretta impossibile.

 

Ma sciolta la tua voce

si è spinta

oltre la cruna mortale,

e fluttuando

ha animato il mio cuore.

 

No, nessun pensiero,

nè frasi dorate:

– Mi sorprenderai sempre,

perchè ogni mattino

sarai il mio dolce risveglio.

 

26.07.2014 Ciro Sorrentino



UN CIELO VERMIGLIO dalla raccolta “A Sylvia Plath”

 

Il mio mondo

una stanza vuota

che stilla noia

dalle stalattiti

nate in gocce di sale.

 

La mia vita

una caverna d’echi

di sangue sceso

dalla ruvida volta

sulle pungenti lastre.

 

Il mio tempo

un lume smorzato

ai piedi esangui

dei tulipani lasciati

su sterile e arida terra.

 

La mia anima

sganciata molecola

sposa al nulla

– atomo esploso

nel vivo respiro

di un cielo vermiglio -.

 

26.07.2014 Ciro Sorrentino    



Ingenua solitudine.

Ingenua solitudine.

Quante volte, nelle sere buie e inquiete
ho riverso il volto sul mio cuscino
e ad esso ho raccontato delle mie dolenze,
e dell’esser sciagurato e pronto all’addio,
poi con dolente rassegnazione
e con passo risoluto
fuggo nella mia solitudine,
no miei cari, ella non è poi cosi mesta,
sa ascoltarti, spesso è compagna fedele,
densa di attenzioni e non percuote,
ode e in silenzio favorisce
gli ansiosi battiti di un cuore
affranto e incantato.

Beata sia l’anima mia che di vil virtù
ne fece vezzosa esistenza,
che nel mio “per sempre”
m’accompagna nel buio percorso,
e mai i neri presagi ebbero il dominio
su una mente ingenua e indifesa,
ma sagace e scaltra fra le mille
intemperie di una vita a volte gradevole
e poi odiosamente avversa.

Folle esistenza che nei minuziosi
brandelli di gioia
si contempla e si inebetisce,
indifferente agli appassionati colori
di grandi arcobaleni,
poi inerte resta in attesa di inesperte
lacrime e acuti dolori che
inondano le nostre verità,
carpendone desideri e visioni,
addio vita mia,
tu non hai tolto che il nulla,
hai solo donato
consapevolezza e persuasione.



DIMENTICHERO’….

Dimenticare quello che ce
stato fra noi due è come
sentire nel petto un freddo
di inverni piovosi ,
dimenticare i tuoi abbracci
è come ritrovarmi addosso
in un solo attimo di paura
gelide follate di vento .
Dimenticare l’amore e il colore
dei tuoi occhi bambina è
come trovarmi avvolto in una nebbia
che mi nasconde alla luce.
Ma domani … forse
anche il dolore passerà e piano piano
dimenticherò le cose belle
che ieri tu donavi a me
e tutto il male che ora mi dai
sai di colpo sparirà nell’ ombra
dei tuoi assurdi occhi neri …
carmelo ferrè ….13/07/2014