marzo 9, 2014 - Inserito Da Feola Raffaele - 0 Commenti
Post Categoria: Poesie D'Amore
La mia mamma.
Quella grande veranda
dove trascorsi la mia infanzia,
colma di verde e strane piante,
su ogni foglia deponevo
un desiderio e non conoscevo il vivere,
ma solo il dopo.
Il mio fiore preferito che spesso
la mia mamma irrorava
di bianca acqua,
divenne poi il simbolo del dolore,
il cuore si avvolse di cupi avvenimenti,
ella andò via reclamando
l’ultimo abbraccio di un ingrato figlio,
e volle promesse,
tante e tante promesse da me,
ed io non compresi,
perdonami se non ebbi sentore.
Oggi è la festa della donna,
tu non sei una donna sei la mia mamma,
io ti amerò fin quando ne avrò forza,
e perdona se ho smarrito
il senso delle cose, la mia mente vacilla,
aiuta questo tuo figlio ingrato, mamma mia.
Foggia 8 marzo 2014
marzo 9, 2014 - Inserito Da Ciro Sorrentino - 1 Commento
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Non gradire le lusinghe
che della lumaca
recano fragili scie
come parole al vento.
Non ti fidare
di una coppa piena
di mille bollicine
fugaci e senza respiro.
Scorgi le bugie e il dolore
abilmente nascosto
in una collana di perle
che riflette miniature di sole.
Se vuoi la mia verità
cerca il silenzio
delle foglie franate
in cima alle grandi Alpi.
Guardati nello specchio
di lacrime ghiacciate
e fuggi le grigie onde
che frantumano il tuo cuore.
23.02.2014 Ciro Sorrentino
marzo 9, 2014 - Inserito Da Feola Raffaele - 1 Commento
Post Categoria: Poesie D'Amore
Grande e grande sei amico,
leggo e capisco,
ma ti prego dimmi ..se sai cos’è la vita,
dimmi il sapere di tal virtù,
io seguo il cuore,
sii paziente e ama,
e dimmi esiste l’amicizia?
Tutto qui, cosi penso e cosi dico.
marzo 9, 2014 - Inserito Da Ciro Sorrentino - 0 Commenti
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Inesauribile voce,
sei tu che di tenerezza
ancora echeggi,
sempre gonfiando
le vele del sogno infinito.
Ah, vibrante voce,
voce che dello Spirito
l’essenza sei,
lascia il tuo fuoco
sull’anima che attende.
Nelle tue corde
parla il Divino
che le terre
da troppo obliate
ravviva con alitanti soffi.
Per te ansante vado,
e sorgo come luci
che timide stanno
al vermiglio cerchio
d’eterna virtù radioso.
01.03.2014 Ciro Sorrentino
marzo 9, 2014 - Inserito Da Feola Raffaele - 0 Commenti
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Quanta gioia.
Che brulla terra cosparsa
di nulla e nulla, e nulla ancora,
un cielo, che cielo, cielo grigio
e affamato,
afferra i radi sprazzi
di una luce distorta
e bieca e li acceca.
Basta mormora il sapere,
che sia silenzio,
non devo giungere
dove non si comprende,
scappo via mormorò
il fulgido sole,
saprò come e a chi donare
luce e calore,
noi restiamo urlarono
le nere nuvole,
con le nostre acque inonderemo
e inonderemo, inonderemo ancora
la terra donandole
un vestito freddo
e doloroso, aspetteremo
il buio poi andremo.
E’sera le stelle son malinconiche,
poca luce e tanta solitudine,
io calo il capo attizzo
un tenue falò,
ma le mie mani restan fredde,
la mente avulsa, il corpo
flaccido ed inerme,
Dio mio quante ombre
vaganti, son tristi e cupe,
io inerme osservo,
poi alla fine mi aggrego
a loro e inizio il mio cercare,
cercare ancora sempre cercare,
ma Dio mio cosa?
Non so forse il perchè.
Quanti cuori immacolati
imperversano i campi aridi,
anime pure e senza colpe
hanno allontanato farfalle
e passeri e lepri e insetti,
il verde non è più tale,
solo giallo e nero,
e qualche poeta
col suo malinconico
cuore scrive e scrive e scrive
ancora lontani ricordi,
di lontani dolori,
di lontani profumi,
dai amici non biasimate
chi scrive cose tristi,
sappiate osservare,
l’aria è amara, abbiamo ferito
a morte il cuore,
e l’anima fugge via,
ella è stanca a che vale
chiederle perdono,
non può udire, ne vedere,
ne toccare, germoglia gioia
e felicità solo col suo sapere,
a lei non si può mentire, ella sa.
Addio amici siate indulgenti
con chi è triste,
con chi ama il nero,
chi genera pessimismo,
l’ipocrisia si cela dove c’è
la falsa felicità,
perdonate la malinconia
e non odiate l’amore.
marzo 9, 2014 - Inserito Da Ciro Sorrentino - 1 Commento
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Sovente l’anima
si guarda allo specchio
ma non vede il fuoco
di lazzi e beffe acceso
sul calle del triste gitano.
Discinte e lacere
si flettono le chiome
che sono nel vento
sotto un oscurato cielo
di doloroso grigio vestito.
Assorto lo straniero
con tremante mano
raccoglie i cocci
dei cuori di cristallo
sulle deserte rive caduti.
Sussulta nel respiro
diafano e vago
ma agitato e stanco
cede all’empietà
delle sacrileghe onde.
Così sconvolto sprofonda
il cuore guardando
le rovinose pietre
che graffiano il viso
inerme e rosso dell’amore.
28.02.2014 Ciro Sorrentino