Quanta gioia
Quanta gioia.
Che brulla terra cosparsa
di nulla e nulla, e nulla ancora,
un cielo, che cielo, cielo grigio
e affamato,
afferra i radi sprazzi
di una luce distorta
e bieca e li acceca.
Basta mormora il sapere,
che sia silenzio,
non devo giungere
dove non si comprende,
scappo via mormorò
il fulgido sole,
saprò come e a chi donare
luce e calore,
noi restiamo urlarono
le nere nuvole,
con le nostre acque inonderemo
e inonderemo, inonderemo ancora
la terra donandole
un vestito freddo
e doloroso, aspetteremo
il buio poi andremo.
E’sera le stelle son malinconiche,
poca luce e tanta solitudine,
io calo il capo attizzo
un tenue falò,
ma le mie mani restan fredde,
la mente avulsa, il corpo
flaccido ed inerme,
Dio mio quante ombre
vaganti, son tristi e cupe,
io inerme osservo,
poi alla fine mi aggrego
a loro e inizio il mio cercare,
cercare ancora sempre cercare,
ma Dio mio cosa?
Non so forse il perchè.
Quanti cuori immacolati
imperversano i campi aridi,
anime pure e senza colpe
hanno allontanato farfalle
e passeri e lepri e insetti,
il verde non è più tale,
solo giallo e nero,
e qualche poeta
col suo malinconico
cuore scrive e scrive e scrive
ancora lontani ricordi,
di lontani dolori,
di lontani profumi,
dai amici non biasimate
chi scrive cose tristi,
sappiate osservare,
l’aria è amara, abbiamo ferito
a morte il cuore,
e l’anima fugge via,
ella è stanca a che vale
chiederle perdono,
non può udire, ne vedere,
ne toccare, germoglia gioia
e felicità solo col suo sapere,
a lei non si può mentire, ella sa.
Addio amici siate indulgenti
con chi è triste,
con chi ama il nero,
chi genera pessimismo,
l’ipocrisia si cela dove c’è
la falsa felicità,
perdonate la malinconia
e non odiate l’amore.