NELL’ETERNITÀ DEL TEMPO
Cantai l’amore
e la donna
che ne è l’essenza.
Ne descrissi l’anima
e le bellezze
senza poterla toccare.
L’amai, ancora l’amo,
sempre amerò
la sua nivea purezza.
Quando alla sua luce
levai lo sguardo
vidi l’infinito e l’amore.
Ma la distanza
che opprime
vietò ogni carezza.
Così il giorno e la notte
si rincorsero,
ma invano cercandosi.
Allora pregai Venere,
perché ci desse
un attimo di quiete.
Per la benigna dea
vidi volare
una bianca colomba.
Due rosse piume
furono prese
dall’armonioso vento.
Le guardai a lungo,
e, finché potei,
sostenni lo sguardo.
Lassù una vermiglia luce
le accolse in sé,
nell’eternità del tempo.
21.09.2013 Ciro Sorrentino
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