la fiamma del desiderio

Dolce brunetta
dalle lisce gambe
dimenticami prima
dell’alba
perché col buio
posso sfiorare i tuoi desideri
appena accesi,
verrò ad accarezzarti
io ti sto cercando
ti cerco nel tempo, nei giorni, nello spazio.
Nella mattina d’agosto
fa un gran caldo nel paese
verrò a togliere i tuoi vestiti
bagnati
dolce bruna dal sorriso
melanconico
mi mancano le tue labbra
ardenti
sulla fiamma del mio
desiderio.


MIRAGGIO DELLA TERRA PROMESSA

 Infame vita che illudi

donando sogni

a cosa volgi il tuo fine?

Perché imprimi

nel corpo e nell’essere

emozioni d’amore che poi stravolgi?

Quale senso nascondi

negli oscuri meandri

del tuo illogico scivolare

verso il tragico nulla?

 

Incalzano le domande

le stesse di sempre

che restano senza risposte

e non c’è tregua alcuna

per noi che vediamo avvicinarsi

il tremendo bivio

che ci dividerà per sempre

moltiplicando a dismisura

le assurde distanze

del nostro impossibile amore.

 

Come due veloci vascelli

un dì salpammo sicuri

verso il mare delle emozioni

veleggiando entusiasti

pronti all’ignoto

credendo e sperando

che alla fine del viaggio

ad attenderci lieto

ci fosse davvero

un porto tranquillo.

 

Abbiamo solcato

le onde spumose

correnti avverse

vincendo le forze ostili

gli occhi indiscreti e gelosi

che invidiavano

il nostro appassionato confronto

il lieto rincorrersi

per stringerci nel volo

d’una struggente traversata.

 

Ci siamo ritrovati

su spiagge dorate

illuminate dal sole

tra anse e scogliere

vincendo il freddo spietato

il silenzioso buio

quando anche la luna

s’appartava quieta

e ciascuno cercava il riposo

cedendo al suo sonno.

 

Insieme abbiamo trovato

una rotta diversa

quella dei dolci sorrisi

degli sguardi furtivi

delle parole non dette

e ci siamo amati

nello spazio magico

intimo e segreto

della più limpida intesa

l’amore appena sussurrato

nella leggiadria di un saluto.

 

Ma ora lo scalo

ci attende e reclama

il suo carico atteso

e per adempiere l’obbligo

ancorata la nave

sbarchiamo esitanti

e camminiamo smarriti

sul deserto molo

circondati dall’aria densa e fumosa

di uno sconosciuto e squallido mondo.

 

Siamo soli

nella morsa di questa realtà

fredda e oscura astuzia

che si rimira nella sua forma

l’assurda logica del tempo

che fissa la vita

girando a suo piacimento

le nostre che da questo porto

andranno verso opposti luoghi

dove altri attendono il nostro arrivo.

 

Quando tutto sarà compiuto

resterà l’irrimediabile vertigine

del nostro impossibile amore

e di esso la tremolante immagine

appena riflessa

da una goccia di sale

che lentamente evapora

lasciando soltanto

miseri e bianchi cristalli

di consunta polvere.

 

Siamo soli

naufraghi di noi stessi

vittime della crudele fortuna

l’oscura sfinge

che ha effigiato una storia

strappando dal libro

le ultime pagine

quelle attese d’un bacio

rubato alla realtà

delle nostre banali esistenze.

 

L’inconcludenza rimane lo specchio

di così tanto soffrire

e smorza a tratti il dolore

nell’inganno e nell’artificio forzato

il più triste e penoso

quello della scoperta illusione

che paventa una terra promessa

quando invece inatteso

si apre un baratro

che dissipa tutto.

 

Raccolgo le mie ultime lacrime

le guardo stordito

mentre fatalmente

evaporano nell’infinito vuoto

lì nell’immenso strappo del cielo

dove formeranno

nuove coltri di nuvole

che presto si svuoteranno

e redimeranno l’immenso

riversando altra amarezza

su questa misera e buia esistenza.

 

25.04.2011 CIRO SORRENTINO    



PASSI.

PICCOLI,  TENERISSIMI,  INCERTI,  GOFFI, 

IN PUNTA,  LORO  I  PIEDI 

ENTRANO  LIBERI  E  INCOSCIENTI,

NELLA  VITA.

STUPORE!!!

PERCHE’  CI  INFILANO  IN  QUELLE  CHE  CHIAMANO  SCARPE?

STRETTE,  LUNGHE, 

MA  QUANTE  NE CAMBIEREMO,

GRIFFATE,    CLASSICHE,  DESIDERATE,

RUBATE, 

PORTANO  IL  PESO  DELLA  NOSTRA  VITA.

POVERO,  SCARPE  BUCATE, 

RICCO,  RICERCATE.

MA  LA  SUOLA  E’  SEMPRE

LA  STESSA:  SPORCA.

QUANTE  CORSE  SENZA  META,

LANCIATE  CONTRO,

UN  AMICO  TRADITO,

UN  AMORE  FINITO.

ED  ECCOCI  TUTTI  IN  FILA,

CON  LE NOSTRE  SCARPE  IN  MANO.

E’  ORA  DI  RICONSEGNARLE, 

MA  SIAMO  FELICI,

NON  CI  SERVAN O  PIU’

ORA  POSSIAMO  VOLARE.

Nadia Salvatore.



TU E GLI ALTRI .


Molto bello il tuo sguardo da vittima
quando vittima non lo sei affatto ,
forse questo lo fai per non doverti
prendere la briga di pensare agli altri ,
perchè lo sai che gli altri vincerebbero
il confronto della tua falsità ,
perchè lo sai che gli altri
non sono come te .
Lo sai cosa vogliono gli altri ?
E tu lo sai cosa vuoi ?
forse che tu e gli altri
non cercate la stessa cosa ?
La vita è avara per tutti e
tu fingi un amore che non possiedi ,
un cuore che non ha più battiti ,
non irritarti quando gli altri
te lo fanno notare ,
tu dici di avere un’ anima ,
ma gli occhi tuoi non brillano di lacrime
se vedono il dolore che dai a chi ti vuole bene .
Se tu non vedi sl di là del tuo naso
gli altri riescono a vedere quello
che tu fingi di essere ,
non hai sogni ne desideri ,
i tuoi oscuri orizzonti sono solo nuvole nere ,
e gli altri che ti conoscono non riescono a capire
perchè ti comporti in questo strano modo ,
tu lo sai che la vita non può sempre regalare sorrisi ,
ma se tu ti ricchiudi nel tuo assurdo mutismo
non è colpa degli altri ,
gli altri non hanno  false ipocrisie ,
non hanno falsi arcobaleni
senza niente  che sia vano e vuoto ,
gli altri hanno sorrisi  , amore ,
lacrime e sensazioni di vivere la vita ,
e tu ?
Cosa dai in cambio di una parola d’ amore ?
Niente , e niente resterai per gli altri
che tu hai abbandonato nel disprezzo  ,
il tuo sguardo da vitima ora è soltanto
una maschera di fango che la pioggia
delle tue lacrime non riesce piu’ a pulire ….
carmelo  ferre’..16/04/2011



SOLENNE EPILOGO

 Uno ad uno appassiscono

i germogli della speranza

deposta vita

di un amore non vissuto.

 

Prova il sole a donare più luce

ma il ramo

è ormai spezzato

e non disseta nessuna gemma.

 

Si perde all’orizzonte

il sordo lamento

del solitario e deserto cuore

inorridito albero vivente.

 

Spettrali ombre

si allungano sul prato

dove un cavallo

rimane sfinito e stanco.

 

Altri galoppano

verso freschi orizzonti

ma lui sfiancato

attende l’oblio.

 

Prova a rialzarsi

si scuote dolente

ma il peso degli anni

lo schiaccia sul campo.

 

S’arrende il possente animale

maestoso destriero

pronto alla corsa

sempre e comunque.

 

Ora attende in silenzio

nel freddo che avanza

gelando il suo sangue

d’orrido nero.

 

E lui che dell’amore

era vissuto

cede alla vita

chinando il nobile crine.

 

21.04.2011 CIRO SORRENTINO  



SGRETOLATI ARABESCHI

 Nella zona franca della vita

spettri d’emozioni e parole

si ravvolgono come coriandoli

precipitando scoloriti

sulla fredda terra.

 

Sono frantumi solitari e perduti

d’astratta ebbrezza

rapidamente centrifugati

dall’orrido passo

della dilagante indifferenza.

 

Provo a ricomporre

gli ultimi e delicati ritagli

in nastri colorati

per rilanciarli in aria

e provare ancora a sorridere.

 

Ma all’eterea ed attesa pioggia

delicato e leggero fruscio

di roteanti coriandoli

succede un greve e svelto diluvio

che si consuma nell’attimo.

 

Un brusco e tagliente freddo

s’insinua e raggela

l’esausto e dimesso cuore

irrigidendo per sempre

finanche l’immaginazione.

 

Ormai la deserta via

è un fiume d’impregnate carte

le scomposte promesse

che svaniscono nella gelida acqua

di uno sconfinato oceano.

 

Infierisce la bufera

quando una inesorabile folgore

scheggia e infiamma

anche l’ombroso albero

che aveva udito i nostri sogni.

 

Subito un frastornante silenzio

si propaga impassibile

 nell’imperante buio

sconvolgendo per sempre

l’ultimo pensiero d’amore a lei.

 

21.04.2011 CIRO SORRENTINO