VITA
LA VITA
UN RICORDO VICINO, LONTANO,
DIFFICILE DA RICORDARE,
INFRANTO IN UN MOMENTO
INASPETTATO.
LA VITA , UN MISTERO PACATO DA UNA CERTEZZA VAGA, E SE IO VIVO PER TE
SPERANDO D’INCONTRARTI , SE MAI TI AVRO’
REGALATI A QUALCUNO
CHE COME ME
DA SEMPRE TI CERCA.
Nadia Salvatore
ATTIMI D’INFINITO OLTRE IL SOGNO
È notte ormai
quando regina del cielo
la passionale luna
si specchia
nel verde mare
dei tuoi occhi.
E come lei s’accende
al tuo incantevole sorriso
così il mio cuor
si perde
sulle vivaci anse
delle tue rosee labbra.
Anche le fiammanti stelle
s’offuscano
al vibrar della tua luce
che pervade
il sereno orizzonte
per sfiorarmi adagio.
Sei tu slancio
d’emozionanti istanti
travolgente amore
che si diffonde
come carezzevole fiamma
nel respiro del vento.
09.04.2011 CIRO SORRENTINO
bacio tempestoso
BACIO TEMPESTOSO
Il tuo cuore
fuoco nell’abisso,
il tuo odore
Profumo incantevole
Nella camera.
Saremo figli poi genitori
mentre la popolazione
si sposta più al nord
Verso le città.
Il tuo cuore era dolore,
il mio amore per te
una croce nella chiesa,
un prete senza più la preghiera.
l’amore per la patria è il campo di tulipani,
il vestito macchiato per l’occasione,
tu sei la voce del mio incubo
cammineremo verso un prato color sangue
hai sparato al cuore di un uomo
hai colpito per il bene della tua famiglia
Ma il dolore rimarginerà la ferita
la pioggia non bagnerà la nostra fronte
se saremo coperti da una tettoia
il tuo bacio è la cieca voglia di perdersi in uno sguardo.
ASPETTANDO IL DOMANI
Non è più il tempo
dei ricordi,
l’estasi
è franata,
perduto presente.
Si è spenta la luce,
passione e pensiero,
le emozioni
sono sfumati
colori.
Il destino ride
e fa l’irriverente,
presuntuoso Dio,
falsa idea
di vanità.
Ha rilanciato
le sue carte,
sicuro e impassibile,
perchè noi altri
abbiamo esitato.
Solo ombre d’amore
e ne patiamo l’assenza,
la vita è questa noia
e null’altro
si può fare.
Il meschino ha preso tutto,
scioccando chi soffre,
mentre la platea
aspetta e chiede:
-Il dramma continui !!!-
E lo spettacolo prosegue
non vale dolersi,
nemmeno indugiare,
per ora…,
vince lui.
07.04.2011 CIRO SORRENTINO
Scendon lacrime pian piano. Medjugorje, 28 agosto 2005
È un pomeriggio estivo e pure afoso
salire oggi vogliamo su in collina
nel lontano Križevac famoso.
Ripetiamo la solita dottrina,
che la croce in alto sistemata
vorremmo oggi sentirla più vicina
pensandola con noi pure abbracciata;
la vogliono oggi in tanti visitare:
non siamo soli ad averla pensata.
Giorno e notte é un infinito andare;
come le formiche or ci muoviamo
ed infinito é pure il lor pregare.
È stupendo ciò che oggi vediamo
in questo luogo povero e lontano,
ed il senso ancor ben non capiamo.
Mi é dura la salita e vedo strano:
come all’altri pare che non gl’importa;
pregando a bassa voce vanno piano:
salendo danni nessuno riporta
ma nel sentiero che si va salendo:
schiena e gambe mi gridano storta.
Per i dolori or ne sto risentendo
e ancor più spesso cerco di sedermi,
il pomeriggio l’ore va scandendo
per giunger così ad arnesi d’infermi
che da stimolo fanno a pellegrini;
ma i dolori non mi restano fermi.
C’é carrozzina a stimolar confini
abbandonata qui a metà salita;
forse cambiati gli sono i domini
ed é rimasta a dichiarar guarita;
straordinario regalo mostrare
per chi viene qui a giocar partita.
Chissà cosa c’é dietro il gran parlare
che nel mondo vanno dicendo d’anni
chissà se la Regina qui compare
se da quel vento sfumeranno inganni;
ma dal salire sto sempre più gemendo
per i dolori e gli aumentati affanni.
Quando all’irto punto stiam giungendo
un favore Andrea mi ha domandato
vuol salirmi in spalle procedendo;
l’irto tratto prima ho ben guardato
di no certo non posso dirgli adesso:
appare infatti stanco e ben sudato.
Ora sarà lui stanco, ma io son lesso
e mi vedranno vivo, ma son morto
quaranta chili pesa vi confesso
e dal salirmi in spalle ora son storto.
Altro non so cosa andrà capitando;
ma in soli due passi segno é scorto.
Ascolta ben ciò che sto dichiarando
sulle spalle peso più non sento
e credimi che qui non sto barando
con le ali mi sento e da portento
più non sbando ed a tutti sorpasso
lesto come in un piano; e non invento.
Scomparsi i dolori; ma é sconquasso
per la trasformazione dell’istante
é tutto strano e lontan dallo spasso
non sono sogni, e lo dico sognante
ma molto più difficile é pensare
di vedere in quel modo il camminante.
Nell’alta croce termina l’andare,
e ben stordito ancor dall’emozione:
gli voglio ciò a Giovanna raccontare.
Lei non mi fa però esporre ragione
avendo oggi assistito a quell’incanto;
e commozione il silenzio c’impone.
Gli occhi fissi alla croce del Santo
nell’infinito volano lontano
e inumidire si voglion per il pianto;
del pianto che non sento più profano
mentre da solo rientro verso casa:
sul viso, scendon lacrime pian piano.
– Percorso