MALEDETTO DESTINO

 Tu che della vita

hai scritto il futuro

non t’atteggiare

nel tuo cielo

così sfocato al suo cospetto!!!

 

Non agitarti

mentre la guardo affascinato

 perché è lei la fata

cui ho donato

la poesia e la mia vita!!!

 

I suoi occhi sono la luce

dell’universo stesso

e dal crepuscolo del tuo tempo

mi trascinano via

verso un vagheggiato incanto.

 

Non t’affannare

maledetto destino

perché dal nostro amore

nasce una realtà

che non potrai mai cambiare!!!

 

Rivolgiti pure

alla tua falsa luna

ma anche lei

resterà attonita a guardare

il nostro amore.

 

Allora caro mio rassegnati

e scopri come un bacio nasca

dalla dolce intensità

di un mai pronunciato

 eppur immenso:

 

“Ti amo fata!!!”

 

11.04.2011 CIRO SORRENTINO 



VITA

LA VITA

UN RICORDO VICINO, LONTANO,

DIFFICILE DA RICORDARE,

INFRANTO IN UN MOMENTO

INASPETTATO.

LA VITA , UN MISTERO PACATO DA UNA CERTEZZA VAGA, E SE IO VIVO PER TE

SPERANDO D’INCONTRARTI , SE MAI TI AVRO’

REGALATI A QUALCUNO

CHE COME ME

DA SEMPRE TI CERCA.

Nadia Salvatore



ATTIMI D’INFINITO OLTRE IL SOGNO

 È notte ormai

quando regina del cielo

la passionale luna

si specchia

nel verde mare

dei tuoi occhi.

 

E come lei s’accende

al tuo incantevole sorriso

così il mio cuor

si perde

sulle vivaci anse 

delle tue rosee labbra.

   

Anche le fiammanti stelle

s’offuscano

al vibrar della tua luce

che pervade

il sereno orizzonte

per sfiorarmi adagio.

 

Sei tu slancio

d’emozionanti istanti

travolgente amore

che si diffonde

come carezzevole fiamma

nel respiro del vento.

 

09.04.2011 CIRO SORRENTINO



bacio tempestoso

 

BACIO TEMPESTOSO

 

Il tuo cuore

fuoco nell’abisso,

il tuo odore

Profumo incantevole

Nella camera.

Saremo figli  poi genitori

mentre la popolazione

si sposta più al nord

Verso le città.

Il tuo cuore era dolore,

il mio amore per te

una croce nella chiesa,

un prete senza più la preghiera.

l’amore per la patria è il campo di tulipani,

il vestito macchiato per l’occasione,

tu sei la voce del mio incubo

cammineremo verso un prato color sangue

hai sparato al cuore di un uomo

hai colpito  per il bene della tua famiglia

Ma il dolore rimarginerà la ferita

la pioggia non bagnerà la nostra fronte

se saremo coperti da una tettoia

il tuo bacio è la cieca voglia di perdersi in uno sguardo.



ASPETTANDO IL DOMANI

 Non è più il tempo

dei ricordi,

l’estasi

è franata,

perduto presente.

 

Si è spenta la luce,

passione e pensiero,

le emozioni

sono sfumati

colori.

 

Il destino ride

e fa l’irriverente,

presuntuoso Dio,

falsa idea

di vanità.

 

Ha rilanciato

le sue carte,

sicuro e impassibile,

perchè noi altri

abbiamo esitato.

 

Solo ombre d’amore

e ne patiamo l’assenza,

la vita è questa noia

e null’altro

si può fare.

 

Il meschino ha preso tutto,

scioccando chi soffre,

mentre la platea

aspetta e chiede:

-Il dramma continui !!!-

 

E lo spettacolo prosegue

non vale dolersi,

nemmeno indugiare,

per ora…,

vince lui.

 

07.04.2011 CIRO SORRENTINO  



Scendon lacrime pian piano. Medjugorje, 28 agosto 2005

È un pomeriggio estivo e pure afoso
salire oggi vogliamo su in collina
nel lontano Križevac famoso.

Ripetiamo la solita dottrina,
che la croce in alto sistemata
vorremmo oggi sentirla più vicina
pensandola con noi pure abbracciata;
la vogliono oggi in tanti visitare:
non siamo soli ad averla pensata.

Giorno e notte é un infinito andare;
come le formiche or ci muoviamo
ed infinito é pure il lor pregare.
È stupendo ciò che oggi vediamo
in questo luogo povero e lontano,
ed il senso ancor ben non capiamo.

Mi é dura la salita e vedo strano:
come all’altri pare che non gl’importa;
pregando a bassa voce vanno piano:
salendo danni nessuno riporta
ma nel sentiero che si va salendo:
schiena e gambe mi gridano storta.

Per i dolori or ne sto risentendo
e ancor più spesso cerco di sedermi,
il pomeriggio l’ore va scandendo
per giunger così ad arnesi d’infermi
che da stimolo fanno a pellegrini;
ma i dolori non mi restano fermi.

C’é carrozzina a stimolar confini
abbandonata qui a metà salita;
forse cambiati gli sono i domini
ed é rimasta a dichiarar guarita;
straordinario regalo mostrare
per chi viene qui a giocar partita.

Chissà cosa c’é dietro il gran parlare
che nel mondo vanno dicendo d’anni
chissà se la Regina qui compare
se da quel vento sfumeranno inganni;
ma dal salire sto sempre più gemendo
per i dolori e gli aumentati affanni.

Quando all’irto punto stiam giungendo
un favore Andrea mi ha domandato
vuol salirmi in spalle procedendo;
l’irto tratto prima ho ben guardato
di no certo non posso dirgli adesso:
appare infatti stanco e ben sudato.

Ora sarà lui stanco, ma io son lesso
e mi vedranno vivo, ma son morto
quaranta chili pesa vi confesso
e dal salirmi in spalle ora son storto.

Altro non so cosa andrà capitando;
ma in soli due passi segno é scorto.

Ascolta ben ciò che sto dichiarando
sulle spalle peso più non sento
e credimi che qui non sto barando
con le ali mi sento e da portento
più non sbando ed a tutti sorpasso
lesto come in un piano; e non invento.

Scomparsi i dolori; ma é sconquasso
per la trasformazione dell’istante
é tutto strano e lontan dallo spasso
non sono sogni, e lo dico sognante
ma molto più difficile é pensare
di vedere in quel modo il camminante.

Nell’alta croce termina l’andare,
e ben stordito ancor dall’emozione:
gli voglio ciò a Giovanna raccontare.
Lei non mi fa però esporre ragione
avendo oggi assistito a quell’incanto;
e commozione il silenzio c’impone.

Gli occhi fissi alla croce del Santo
nell’infinito volano lontano
e inumidire si voglion per il pianto;
del pianto che non sento più profano
mentre da solo rientro verso casa:

sul viso, scendon lacrime pian piano.

– Percorso