PASSI.
PICCOLI, TENERISSIMI, INCERTI, GOFFI,
IN PUNTA, LORO I PIEDI
ENTRANO LIBERI E INCOSCIENTI,
NELLA VITA.
STUPORE!!!
PERCHE’ CI INFILANO IN QUELLE CHE CHIAMANO SCARPE?
STRETTE, LUNGHE,
MA QUANTE NE CAMBIEREMO,
GRIFFATE, CLASSICHE, DESIDERATE,
RUBATE,
PORTANO IL PESO DELLA NOSTRA VITA.
POVERO, SCARPE BUCATE,
RICCO, RICERCATE.
MA LA SUOLA E’ SEMPRE
LA STESSA: SPORCA.
QUANTE CORSE SENZA META,
LANCIATE CONTRO,
UN AMICO TRADITO,
UN AMORE FINITO.
ED ECCOCI TUTTI IN FILA,
CON LE NOSTRE SCARPE IN MANO.
E’ ORA DI RICONSEGNARLE,
MA SIAMO FELICI,
NON CI SERVAN O PIU’
ORA POSSIAMO VOLARE.
Nadia Salvatore.
This entry was posted on sabato, aprile 23rd, 2011 at 19:52 and is filed under Poesie D'Amore. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
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Ciro Sorrentino Scrive:
Cara Nadia, credo che la sostanza tragica e poetica sia racchiusa in questi versi:
“PERCHE’ CI INFILANO IN QUELLE CHE CHIAMANO SCARPE?”,
è un’affermazione dolorosa dell’animo e una chiara denuncia verso l’assurdità di una realtà e di un mondo per la quale risulta come disegnato e preordinato il destino degli uomini (il ricco e il povero).
Ma il dramma viene dopo, quando la coscienza dell’individuo si guarda allo specchio e si riconosce, allorchè fa un’analisi serrata, perchè la vita esige il suo riscontro.
Ed è allora che l’uomo irretito e disaiutato può solo accorgersi di aver fatto tante
“CORSE SENZA META,…”,
di aver combattuto contro i mulini a vento.
Ma, paradossalmente, questa deiezione segna il momento del ricominciamento, perchè liberi dai preconcetti, significati nell’oggetto (le scarpe) i cuori delle persone si sentono vivi e liberi di scegliere la via che li condurrà verso sentieri ignoti, ma certo più veri rispetto alla banalità del tempo vissuto.
Cara Nadia, la mia ammirazione va all’amica e all’artista, alla superiore intelligenza di una donna che sa cogliere, in questo universo irrelato e sensa senso, spiragli di luce e di autenticità.
Con l’affetto più vivo e sincero, un bacio…
CIRO SORRENTINO