Sirene.
Sirene.
Fosse destino che d’amore io non
abbia mai a cibarmi, Dio che cielo,
quante stelle all’ora del desinare
forse è il giungere di strani prodigi,
ma che dico, non posso crederci.
E’ una irrisione, ma forse è vero
che mondo strano, io sogno di giorno,
e di sera odo solo canti e richiami,
versi d’amore e tanto chiarore.
Aspetto che le navi facciano rientro
con le loro reti colme di antichi vasi,
ma son poche le sirene, belle, ma taciturne,
dai ne prendo una e le sfioro i capelli,
le faccio da mentore e racconto.
Parlerò della nostra vita, forse sorriderà,
e poi fuggirà nel grande mare azzurro,
li non vi sono esseri ebbri cosparsi
di vano egotismo, affanni, urla,
tristezze, rabbia, miseria,
omicidi, rimpianti, falsità, rancore, odio,
tradimenti, invidia, inganni,
solo vita e grandi possenti esistenze.
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