Forse..,
Forse…
Tante e poche volte ho sorriso e deriso,
frustante agonia di uno strano volere,
vittima di neri e strani prodigi
e di incantesimi infausti.
In un immenso schermo
assisto alla prima
di una vecchia pellicola
dove le immagini
in bianco e nero
sono mute e loquaci,
vedo e rivedo
ma l’ossessione
del non capire persiste,
sono forse preda
di una mia irreversibile amnesia,
costipata in una labile mente.
Plasmo nuovi orizzonti
e fra mille inciampi,
passeggio sul terreno
ruvido e disorientante del presente,
nell’attesa di un futuro
vagabondo e delirante,
oh mia vita che
posso farne di te.
Le fughe nei sogni,
il celare gli ingombri futili,
e gli attimi dissacranti
forse hanno fermato
il mio voler essere,
ed un vento contrario
mi invoglia alla resa,
finalmente non sarò più parte
di quel disegno folle
dove i suoi esseri presto
diverranno muti,
saranno come
mosche e farfalle,
rose e spine.
La scena di un
brutto esistere
è solo l’illusione beffarda
di una canzone senza musica
e senza canto,
sfrego e annaspo
su un terreno molliccio,
ma su di esso la
piccola formica
erige con il suo costante
cercare quel che serve
per l’arrivo del freddo riparatore
che tutto cancella,
prima dell’arrivo di una
nuova probabile primavera.
Ciro Sorrentino Scrive:
L’individuo di cui parla Feola è sicuramente un uomo estraniato, fuori dal contesto delle parvenze e delle formalità che spingono gli altri a ridere e a deridere, ma con sforzo, quasi per assimilarsi al prossimo.
L’uomo di Feola è l’eroe, non la vittima, colui che si accorge delle finzioni e dell’omologazione degli atti, e di nulla più si entusiasma, non vuole ridere, perché niente suscita in lui gioia, nemmeno vuole deridere gli altri perché è d’animo nobile.
Ecco che quest’uomo si chiude a riccio, come a difendersi, ad alzare delle barriere morali e psicologiche che lo proteggano dalla massificazione e dall’alienazione.
È talmente ingenuo quest’uomo che guarda la vita che gli scorre davanti, e ne analizza i fatti e scruta il presente, vorrebbe presagire qualcosa di positivo per il futuro.
Ma nulla, nulla si apre all’orizzonte, anzi lui fa ricadere su se stesso l’incapacità di percepire fatti ed eventi, come se fosse un matto, il folle del villaggio.
Ma altro che fuori dalla normalità: è proprio quel pizzico di sana follia che lo salva e lo emancipa oltre e fuori le convenzioni, gli abusi e gli arbitri di una realtà che dilania e corrode la mente e il cuore.
Quest’uomo allora si chiede quale sia la possibile soluzione, l’alternativa che non sia una vuota chimera, una beffa del destino, la torturarne indolenza e apatia dell’esistere.
La scena finale, si condensa in un crescendo epico quando l’uomo si apparenta alla “piccola formica” che “erige con il suo costante cercare quel che serve” per porre rimedio alle inquietudini e alle sofferenze di una storia umana che sempre addolora.
A presto, fratello,
Ciro Sorrentino
Feola Raffaele Scrive:
Generoso come sempre, qualcuno ha ragione nel dire che siamo comatosi quando manchi, io sto imparando ad essere più accondiscende con il prossimo, poi emulo il tuo genio ma ahimè non vi riuscirò mai, ma sodisfo le mie brame con il tuo inconfutabile genio, leggo e sodisfo di quello che ho cercato da tempo, il poeta dei sogni, tu sei importante per noi, aiuti a farci capire e non solo. La tua bontà e pari solo al tuo genio. Non sono un adulatore sono l’arrogante constatatore. Ti abbraccio maestro e con forza fratello e la bontà esiste amico caro. Ciao Lele Feola