Compagni del non sapere

 

 

Caro mi fu il ricordo di un arcaico passato,

ai compagni di sventura in un mondo troppo

 grande e complesso per godere dei benefici

dell’intelletto e ognuno di loro vivrà come

controparte di uno sventurato destino:

la non comprensione.

 

La loro primordiale cultura, il non comprendere

predomina  il  bagaglio non umano del

sapere e ognuno di loro arricchisce la diversità

umana come tanti variopinti pappagalli.

 

Pollastrone collega effimero ma profondo, il cui

intelletto è grande quando la sua paura di non

capire e nel suo caparbio non  “ so “ suscita affetto.

 

Mezzazappa l’uomo cosciente di non essere colto

ma sul suo impressionante taschino della giacca

imperversano svariate e imponenti penne mai usate ..

coperte da tappi allegorici e forse simboleggiano

 il Dio pagano del non sapere.

 

 

 

Bruttomesso, umano ma ferrato nell’indolente controversia

contro il genere umano, spregiudicato propulsore di un mondo

senza sapere, collerico e stravagante come le sue non

impeccabili  orripilanti scritture degenerative ma vere.

 

Che dire di Culella, ha pensato bene di sostituire al sapere

svariate e improbabili avventure con il libro dei codici

il loro orgasmo insano e irriverente ha destabilizzato ogni

senso di pudore professionale.

 

Zucchero, il viso raggiante è soddisfatto di chi senza sapere

incoraggia la sua passione dal non dipendere e spesso

la fortuna, che aiuta sempre gli audaci, ne testimonia  la

gioia di non aver mai pagato il debito con la società.

 

Buonafine, ottimo amico grottesco e caparbio,  nella sua

 sfortunata carriera  abbina il  suo macilento fisico,

il suo cervello incustodito da anni è alla ricerca  di un posto

dove collocarsi e trovare finalmente pace.

 

L’inconsapevole loro felice convinzione di essere parti di

un disegno divino li consegnerà alla storia come coloro che

non capiranno mai il perché della loro esistenza ma certo

sapranno quantomeno il  perché del loro necessario addio.



NELLA TUA ESSENZA VIVO

“Amami!”

Tante volte t’invocavo

e nessuno immaginava

quanto palpitavo

cercando il tuo cuore.

 

“Amami!”

Nei tramonti e nelle aurore

le lacrime si perdevano

nel mare di una luna

ferita dalle spine del silenzio.

 

Come un’onda improvvisa

una voce chiara

rimbalzò tra le stelle

e abbracciò la mia mente:

“Amami!”

 

Le tue parole scatenarono

tutte le mie pulsioni

e come un fulmine

varcasti il cielo

per portarmi il tuo respiro.

 

Ah, amore mio,

recasti la quiete

ai miei freddi giorni

e il tuo cuore

riscaldò le mie notti.

 

Dorasti uva e spighe

per regalarmi

 vino e pane

l’odorosa mescolanza

che fa girare il mio tempo.

 

Nella tua essenza vivo

e sono ovunque

sulla terra che gira

tra luci bianche e gialle

che si colorano di noi.

 

Sei il frumento cresciuto

sulla mia sterile terra

 l’acceso vulcano

che fa divampare

la mia silente coscienza.

 

26.07.2013 Ciro Sorrentino



IL SACRO GRAAL

Languivo nei boschi

quando prendesti

il mio ramo franto

e udisti il mio brusio

che fluiva come pioggia

nel pianto di un cuore reciso.

 

In te riconobbi

la mia sete

la voce liquida

presa nelle caligini

sorte dai gravi autunni

che ti spingevano al pianto.

 

Ma il respiro dell’anima

ci liberò dal buio

e rinascemmo

nel nocciolo

che cantò di nuovo

nel fruscio delle fronde.

 

L’antica linfa rinverdì

e ci prese fulminea

come se si fossero

riuniti i sogni

perduti nella storia

delle nostre sopite speranze.

 

Ora siamo rosso sangue

radici intrecciate

tra polveri d’oro

sale d’amore

che ci esaudisce

con il vino del calice sacro.

 

26.07.2013 Ciro Sorrentino



LE TUE ROSEE LABBRA

Tu sei luce, amata,

il sole che dona la vita

quando l’aurora

brucia l’oscura notte.

 

Della tua essenza

si vestono i prati

che attendono

lo sfioro del tuo amore.

 

E sei acqua, amata,

fonte sorgiva

per i filari d’uva

che cercano la tua fonte.

 

Le tue ali di farfalla

soffiano aliti

d’azzurra purezza

sulla trascolorata terra.

 

Come i campi di grano

ti porgono i loro fianchi

così la mia bocca

attende le tue rosee labbra.

 

26.07.2013 Ciro Sorrentino



SVENTOLA IL ROSSO VESSILLO

Raggiungimi

 sulla dolce riva

dove il tuo corpo

si levò sul lago

come cigno

d’acqua silenziosa.

 

La terra ci donerà

i suoi intensi aromi

e ciuffi d’oro

custodiranno la vita

della nostra rosa

che prospera senza spine.

 

Le nostre mani

sono animati petali

di quel fiore

senza macchie né silenzi

liscio e resistente

come levigato marmo.

 

Mai altro sfioro

sarà più dolce

del nostro bacio

che si ripete sprigionando

 il fuoco che nel tempo

vive e dura.

 

Il nostro vascello

scivola libero

nella tempesta d’amore

che svincola le vele

appesantite dalla caligine

della solitudine errante.

 

Sul nostro albero

sventola il rosso vessillo

che ci distinguere

dal nero sonno

in cui versano confuse lacrime

di uomini e donne.

 

26.07.2013 Ciro Sorrentino



NEI VERMIGLI TRAMONTI

Il tuo delicato amore

s’insinua nel mio cuore

nel respiro dell’anima

guarendo le mie ferite

con i baci che diradano i fumi

sul nero fiume dei miei pensieri.

 

Mi copri delle tue fragranze

e disperdi l’oscurità

lasciando che l’aurora

illumini i calici di rugiada

riscaldando ogni stilla

con il calore delle tue mani.

 

Vivo nella tua fiamma

inaspettata linfa

per le mie fronde

perse nella nebbia

diradata dal luccichio

dei fiori che s’inchinano a te.

 

Tu, rosa dai petali rosa,

corolla di sorriso,

fregiata ala della Fenice

ciuffo di vellutata erba

astro del disco di Cariano 

mi invii i tuoi raggi luminosi.

 

E mi giunge il tuo bacio

come sfioro di petali

che bruciano le polveri

della mia solitudine errante

e il rovo di spine

che perfidamente s’addensa.

 

Vivimi, amore mio,

semplicemente vivimi

nei vermigli tramonti,

nell’unico e prezioso istante

quando incontrandosi

la notte e il giorno si baciano.

 

26.07.2013 Ciro Sorrentino