Corro, rincorro, volo, e cerco.

Corro e rincorro, volo e cerco.

Voglio, devo, nella evanescenza
di un vivere esecrabile
espugnare il tuo cuore,
riapro le mie intorpidite ali
per giungere nell’impossibile
mondo degli altezzosi,
e cancellare i baldi colori
di arcobaleni sempre più grigi
giunti dopo piogge di afflizioni .

Dai amore
che vuoi che sia soffrire,
altri pensieri
dopo pensieri più tristi,
e l’abbraccio del commiato,
burbero e malinconico e felice,
è solo un conflitto
di anime abiette decomposte,
nella fugace primavera,
ricca di abbondanti livori
su volti slavati e astiosi
ricoperti di inutili sorrisi,
consapevoli e inconsapevoli
conficcati nelle trame della
eterna tela di Penelope.



Amami


Amami
Io sono la tua illusione,
colui che tu brami,
sono anima e corpo,
di sera sono un soffio
e mi spingi via col tuo sbuffo,
perché non vuoi che io ti ami.

I tuoi sono ansimi di fastidio,
nell’attesa dell’ombra giusta,
ma che mistero affligge
il tuo corpo,
perché scivola silente
fra ombre e ombre
senza mai arrestarsi ?

Uccidi il mio amore,
io canto serenate e non ascolti,
mi risponde il sussurrio gracidante
delle rane celate
nei piccoli stagni di acqua,
mentre la sabbia
spinge fuori fiori rossi
come a voler fermare il mare ansioso
con il garbo di qualche petalo.

Aspetto con avida speranza
l’arrivo del nuovo giorno,
i raggi del sole forse vinceranno
le tue assurde resistenze,

e piano piano gli scogli
si arricciano e l’ acqua lambisce
i primi tracciati di barche trainate
da pescatori notturni al rientro
alle prime luci dell’albeggio.

Dai smetti di trastullarti, amami,
compiamo il destino del non volere,
che tu abbia almeno il rammarico
di esser stata mia su una riva senza luna,
con gabbiani simili a falchi,
e il mare colmo di strane ciocche
di verde erba marcia,
io posso amarti anche cosi.
Raffaele Feola.



OLTRE I SULFUREI VELI dalla raccolta “A Sylvia Plath”

 Prima di ogni risveglio

 incontro la tua anima

 nella sfumata terra dei dispersi.

 

 Ti vedo nelle trasparenze

  prima che la mente

 torni a girare come un disco.

 

 Nel balenante buio di Sfinge

 ti stringo la mano

 sento il palpito del tuo essere.

 

 Echeggia l’infinito abisso

 fantasmatico oracolo

 dell’incredibile rivelazione.

 

Così il tuo e il mio mondo

 sono fusi nei geroglifici

 che le menti tutte ignorano.

 

 La nostra ombra colma il nulla

 riempiendo i grigi mulinelli

 d’insolite atmosfere di colore.

 

Ad ogni mio risveglio ti cerco

 e vado oltre i sulfurei veli

 che celano l’iniziale fuoco.

 

 Allora il tuo e il mio sogno

 viaggiano  tra infinite lune

 cercando di nuovo il sacro graal.

 

 27.06.2014 Ciro Sorrentino



SUI VIALI IMPOSSIBILI… dalla raccolta “la costellazione di Cariano”

Un vuoto… – poi il tutto,

l’universo si è riempito

del Tuo essere,

il sorriso è rimbalzato

sulle nostre labbra

dipingendo d’altro rosa

i fianchi agli uccelli corvini.

 

…Bagliori inconfessati

si sono accesi fulminei,

purpurei i coralli

sono germogliati

risuonando nel deserto

della vastità bruciata,

come gioielli in un forziere.

 

Lungamente ho fissato

le verdi spume,

in attesa dell’onda

che disincagliasse

 la cinerea chiglia,

il vascello arenatosi

dopo violenta tempesta…

 

Ed ho cercato le tue labbra,

tacendo le parole  

del cuore in tumulto,

…ti ho preso un bacio,

il miele che mille api

non potrebbero creare

nel loro inafferrabile viavai.

 

25.06.2014 Ciro Sorrentino



La pace e il viaggio.

La pace e il viaggio.

Quest’anno ho pregato
una sola volta,
non ricordo quando,
forse domani, non so.

A Lui chiesi ed avuto pace,
era notte io non c’ero,
ma ho rinvenuto
sul mio cuore
una palma d’oro,
no era dorata,
non di valore,
e intuiva armonia.

Ebbe inizio il mio pianto,
non era scrosciante
ma sereno,
ero al buio
ma che luce accecante,
e quanto era ossessivo
il triste silenzio.

Dai ci vuole poco non temere,
chiudi gli occhi e pensa
all’impetuoso mare
ed ai suoi naviganti,
che con piccole barche
fuggono e non fanno soste
ma giungono sempre
alla meta,
fuggi anche tu veloce
e quando credi di esser giunto,
non fermarti è solo un inganno,
vivi e basta.



SOGNO DI UNA NOTTE D’ESTATE dalla raccolta “la costellazione di Cariano”

Notte insonne,

notte di Luna,

amo il silenzio,

le immobili foglie

che riparano

il sonno agli uccelli.

 

Nel vuoto pieno

che mi sovrasta

cerco una scia,

la fulminea meteora

che accarezzi

il mio desiderio.

 

Come navi sperdute,

piccole le nuvole

si dissolvono,

solo una avanza

con le sue iridescenti,

bianche vele.

 

Sale senza sosta  

verso la tua isola,

cercando

tra i ghiacci

il faro luminoso

della tua anima.

 

Ad un tratto

vedo le tue mani

che fanno segni,

sinuose le dita

vanno provando

i tasti di un pianoforte.

 

Le mie vele

s’inarcano

sciolte e libere,

libere nel vento,

sciolte nel sorriso

del tuo vermiglio cuore.

 

Così mi abbandono

alla tua musica,

al misterioso canto

del tuo essere

che nell’infinito

ha travolto la mia vita.

 

21.06.2014 Ciro Sorrentino