Gracidano bufonidi
Gracidano bufonidi
nelle palustri macchie,
sui confine dei campi
briose gore borbogliano,
scalettano gradoni
declivi al sole
bugne e merli lesi
spiccano sul poggio
prima della punta
del brullo monte,
ripieno di cibo e vino
una bugnola oscilla
sul capo della donna
che dirige al podere
ove sudando si falcia
grano maturo e dorato.
Cos un quadro agreste
del giorno estivo
se fossi dove ebbi natali
e non qui ora prigioniero
in una voliera urbana
cinta da artefatti chiusi
di cemento e vetri
che limitano vista e cuore.
Dove trovar oggi
la cupola di fogliame
che rende ombre
quando forte picchia il sole?
Oh persa sciupata fortuna
di aprir le ali e volare
fuggir tra placidi boschi
e sorgenti rivi gelati
affondar vista e sensi
nell’infinit azzurra
che non ha porte chiuse
e tapparelle abbassate!
LA TUA PIOGGIA DI BACI…
Sulla sponda del lago,
nell’azzurro scuro
saltando e fremendo,
il mio cuore vola
sul fuoco del tuo cuore.
E stringo la tua mano,
mentre il vespro
prepara il letto al giorno,
perché gli astri
puntellino il cielo su noi.
Voglio offrirti
me stesso,
e stringo la tua mano
distratta sul petto,
sfioro il dorso e il palmo.
Ecco sei fiorita,
amore mio,
sangue che agiti
il mio sangue
quando d’amore sorridi.
Dolcemente mi stringi,
guardi le mani,
e me che tremante
sussurro parole
ai tuoi occhi iridescenti.
La tua pioggia di baci
cada sulla mia bocca,
perché in te
trovi il nascondiglio,
e il desiderio dell’anima.
E stringo la tua mano,
la riparo dal mondo
e dall’oscurità,
che vuole travolgere
il nostro incredibile amore.
04.07.2014 Ciro Sorrentino
Via…va
Via…va
Che assillo
l’addio di una donna,
ho sciolto le redini
dei miei destrieri,
che fuggi fuggi
scalpitii e urla cruente,
ma che dire se
il tormento e l’estasi
son pari pari
e sempre si conformano
e ingannano la verità,
dai non celarti mia signora,
ciocche di criniere
e bianchi puledri
son li che aspettano,
dai fuggiamo
io e te,
e non ghignare
se ho gli occhi chiusi
e annuso lo strano odore
di terra fresca,
tu galoppi veloce
e fuggi via da sola.
La rassegnazione…solo rassegnazione.
La rassegnazione…solo rassegnazione.
Una inquietudine tenebrosa e costante
mi avvolge e le lusinghiere smanie
gemono insipienti l’ancestrale
richiamo all’amore.
Il rantolo di un desiderio in agonia
strugge e divampa,
e la mia irrequietezza giace impassibile
nell’attesa spasmodica di un evento,
che possa fugare
i malinconici pensieri,
che impietosi si avvicendano
nella parte più recondita
del mio gracile cuore.
Rimembranze nitide vissute
in un’esistenza trascorsa fra ardui fremiti
e ampollose speranze,
disattese e a volte denigranti,
e le urla orride che mi giungono
da bocche profananti e ingiuriose,
deridono e oltraggiano
la mia desolante rassegnazione
vile e arrendevole.
Son avvinto da vecchie immagini
lontane che senza ritegno
si susseguono veloci e scaltre,
riconducendo in periodi saturi di gioia
la mia febbricitante esistenza,
mai ho avuto come allora cosi tanta pace,
e quei frammenti di ottimismo
si ridestano e si spengono
in un malinconico alternarsi.