ARABICA .

Cristalli di ghiaccio
lambiscono
un angelico volto
lucente
di un sguardo
incredulo ,
albeggianti albe d’ aurore
risplendono
su un corpo coperto
lievemente
da veli trasparenti
di neve .
Bianca è la luna
neri
i capelli ondeggianti
su crepe
di onde marine ,
figura di donna
evanescente
copiosa e acerba
di odori
di perle d’ oriente
dipinta
su tappeti di rose
arabiche .
Giochi d’ ombre
intrecciano
seminudi sorrisi arabici
enigmistici ,
ritmi e piedi danzanti
si elevano
nel soave oasi
tra fruscii di palme
verdeggianti .
L’ esile corpo oleastro
flessibile
tra veli e sabbia d’ oro
si unisce
all’ ebbrezza di una notte
d’ oriente
che nasconde misteriosamente
l’ arcano
di un’ anima di donna
arabica…

carmelo  ferrè……15/04/2014

 



Il senso del creato in “OLTRE IL MARGINALE TEMPO” di Ciro Sorrentino

 “OLTRE IL MARGINALE TEMPO” dalla raccolta “A Sylvia Plath”

 

Ti sei affrancata

dalla folle sfera

– oscenità d’inerte vita.

 

Osservi il corpo

che ti ha ospitato

legandoti con vane luci.

 

Così ardi nell’assenza,

fervida ombra

che da sempre cercavi.

 

Fissi l’insano respiro

– s’affanna il Mondo

tra labirinti spaventosi.

 

Ah, lucente spettro,

tu sei il principio

oltre il marginale tempo.

 

19.04.2014 Ciro Sorrentino

 

Ancora una poesia che può essere letta alla “rovescia”, pensieri che si richiamano nella versatilità della parola di cui Sorrentino riesce a fare un uso singolare ed originalissimo.

 

OLTRE IL MARGINALE TEMPO dalla raccolta “A Sylvia Plath”

 

Ah, lucente spettro,

tu sei il principio

oltre il marginale tempo.

 

Fissi l’insano respiro

– s’affanna il Mondo

tra labirinti spaventosi.

 

Così ardi nell’assenza,

fervida ombra

che da sempre cercavi.

 

Osservi il corpo

che ti ha ospitato

legandoti con vane luci.

 

Ti sei affrancata

dalla folle sfera

– oscenità d’inerte vita.

 

19.04.2014 Ciro Sorrentino

 

Non a caso nella sua ultima produzione il poeta estrapola il titolo dall’ultimo verso, come a voler fornire una chiave ermeneutica necessaria ad individuare la sua tesi.

 

Si percepisce subito il motivo tematico su cui poggiare l’attenzione: “oltre il marginale tempo” è  la scelta di collocare oltre i limiti della realtà osservabile l’oggetto e il soggetto della sua verifica conoscitiva.

 

Dunque, Sorrentino intende scoprire attraverso la poesia il senso dell’universo, la natura incognita del grande mistero del cosmo, e si rivolge a Sylvia Plath, alla sua anima che dai limiti della logica e della fede riuscì ad emanciparsi con un gesto estremo, per quanto violento esso possa essere considerato.

 

Resta il fatto che per Sorrentino non conta l’atto volitivo che spinse la sua eroina a compiere il grande salto, per lui conta decifrare la posizione che Sylvia Plath occupa nell’ignoto, di cui cerca un’altro possibile accesso.

 

Il poeta sa che nella miriade delle possibilità il reale non si costruisce sulle definizioni di spazio, tempo e massa, è cosciente che altre dimensioni esistono e che prima o poi giungerà a sentirne l’eco.

 

Di fatto, Sorrentino già sente riecheggiare la parola e il mondo intimo di Sylvia Plath, sembra quasi vivere una sorta di immedesimazione nello spirito della poetessa che, da parte sua, sembra fornirgli un conforto emotivo e lo slancio a dire e continuare il discorso da lei interrotto.

 

Dicevamo nella nostra tesi iniziale che la poesia è possibile leggerla al contrario, e dall’assemblaggio da me operato, risulta evidente che il poeta sente e vede, gioisce nello specchiarsi nell’anima di Sylvia Plath: luminoso spirito, impalpabile essenza che si è ricongiunta a quello sconfinato vuoto che è origine e inizio del tutto.

 

Sembra quasi che sia con lei ad osservare questa realtà angusta e minimale, circoscritta in geometrie astratte, in allucinazioni delle menti che studiano modi e meccanismi per fornire a se stesse un alibi di sicurezza e di concretezza.

 

Ma per queste creature inconsapevoli non c’è salvezza, le attende il precipizio, la spirale fagocitante che assorbe e involve nel caos e nel disordine all’ennesima potenza.

 

Da questo scenario emerge una verità da sempre nascosta: s’illuminano i cieli, gli infiniti orizzonti si riempiono di una saggezza onnisciente e comprensiva del grande mistero, una saggezza di cui Sylvia Plath sembra essere il porta vessillo, e Sorrentino il cavaliere che insegue nelle ombre e negli spettri il senso del creato.

 

La riconferma di questa probabilità di svincolarsi ai vincoli del determinismo, proietta lo spirito del poeta in quella distanza che affranca e abilita a riconoscersi e a poter scrutare con pietosa comprensione il vano arrovellarsi degli uomini e delle loro invenzioni.

 

E a tale tremenda vacuità dell’esistere, alla “folle sfera” che offende e rinchiude nella pochezza morale e gnoseologica il poeta si estranea per stringersi e fondersi nella comunione che egli celebra nella sacralità di un incognito abbraccio con Sylvia Plath.

 

13.05.2014 Letterature Comparate, prof. Cinzia de Rosis



La fine del… dopo.

 

La fine del… dopo.

Veleggio con lenta parsimonia
in un creato non più in fiore,
cosparso di luci oscure
e sogni infranti
di vecchie sirene,
dalle ciocche
dorate e bianche,
e sussurrano scorse
malinconiche melodie,
nuotando tristi
e irridenti di se stesse
in un mare di ingorde
avvolgenti ombre,
ostinate e capricciose.

I voli dei bianchi gabbiani
simili a schegge impazzite
si lasciano decedere perché
hanno angoscia
del nuovo esistere,
e del recente spaventoso
fiorire di nuove
assurde nebbie nere.

Ed io vedo, vivo, percepisco,
e soffro per il negligente attimo
della folle pazzia
che l’essere pensante annienta
con risoluta bramosia,
i nuovi fiori non
avranno più petali,
i nuovi cuori saranno
lenti e insofferenti
e non riconosceranno
più l’amore nei riverberi
dei mille arcobaleni.

Raffaele Feola Balsamo.

 

 



Una madre.

Una madre.

Il tuo è un lungo sonno,
ora riposi, ma sii tranquilla,
noi ti aspettiamo, ci manchi,
e la tua foto che ho riposto
nel mio cuore non è sbiadita,
e sorride …sorride sempre.

Grazie delle tue apprensioni,
del tuo inesauribile fare e disfare,
ma dimmi perché sei
andata via,
dove sei ora?
com’è la tua vita?
ti manchiamo?

Ricordo i tuoi occhi
astuti e sapienti
che ci rovistavano l’anima,
e la tua voglia di sapere
era pari solo al tuo amore,
al tuo volerci difendere
sempre e comunque.

Mamma io avrei voluto vederti
come una bimba,
conoscere le tue bambole,
i tuoi giochi, i tuoi sogni,
asciugare le tue lacrime,
si perché tu hai pianto,
ma solo adesso che sei lontana
vedo le tue tristezze,
e la gioia di averci dato la vita
in cambio della tua,
riponendo i tuoi sogni in un
cassetto lontano dal tuo cuore,
grazie mamma, forse un giorno
potrò farmi perdonare di quel
che non ho saputo e voluto darti.

Gli uomini non hanno più tempo
per conoscere nulla.
Comprano dai mercati le cose già fatte.
Ma siccome non esistono mercati di amici,
gli uomini non hanno più amici.

A. de Saint-Exupèry



LA MUTA DISTANZA dalla raccolta “A Sylvia Plath”

Cercavi un soffio,

e al cielo

volgesti il viso

segnato dal pianto.

 

Innocente,

pesante la vita

ti sorprese

e balzasti avanti.

 

Tu inseguivi

la muta distanza

che le ombre

rendono immensa.

 

Anch’io vado

e verso il mio canto

come il cigno

che attende la morte.

 

Ciro Sorrentino 11.05.2014



Che torpore.

Che torpore.

Sfoglio le pagine della mia vita,
orrore e gioia ma quante
e quante speranze di vivere,
non luce ma oscurità,
solo buio e gente folle
che rabbia vorrei strappar colui
che mi rese debole,
il mio cuore,
maledetto che tu sia infelice
come lo sono io.
io volli e non fui che un nato
come comparsa in una vita
assurda e turpe, quanto futile.