Il non sapere.

Il non sapere.

Non ebbi l’anima limpida
ma passioni e passioni,
amo il sapere e le illusioni
e rincorro le fugaci
apparenze dei sensi.

Sviolinate al chiar di luna
e contemplazioni impossibili,
che dolce compagna
la diffidenza,
ma ella tesse e si rammarica,
poiché ferisce e non sopprime.

Quante obiezioni
e quanto dire,
lo scorrere del tempo è veloce,
l’anima non è più immortale,
vedo il mondo
con l’occhio nudo dell’afflitto,
ed è adamantina
la mia virtù
del non sapere.

(L’amicizia, l’amore, sono attimi ….solo attimi…poi più nulla…che tormento che folle
illusione, siamo maschere di uno strano carnevale, quello della incoerenza. Ciao amica mia )



OLTRE IL MARGINALE TEMPO dalla raccolta “A Sylvia Plath”

 

Ti sei affrancata

dalla folle sfera

– oscenità d’inerte vita.

 

Osservi il corpo

che ti ha ospitato

legandoti con vane luci.

 

Così ardi nell’assenza,

fervida ombra

che da sempre cercavi.

 

Fissi l’insano respiro

– s’affanna il Mondo

tra labirinti spaventosi.

 

Ah, lucente spettro,

tu sei il principio

oltre il marginale tempo.

 

19.04.2014 Ciro Sorrentino



Piccola Miryam

Piccola Miryam

Tremulo e verace il tuo muovere,
vispo ed a volte sconsiderato
il tuo fervido cercare,
e quanti sorrisi
e quanti attenzioni dai tuoi cari.

Mai avrai una mamma cosi affettuosa,
cara e dolce come il tuo papà,
vorrei tanto stringerti al mio cuore,
ma io faccio solo guai e sono ansioso,
non voglio esser ficcanaso
vi amo tanto tutti e quattro,
vi devo silenzio e discrezione
e che fare se non restar taciturno,
forse il mio vivere ha poco tempo,
e non ti vedrò grande piccola mia.

Dai damigella la vita è cosi,
ed io capisco, son rassegnato,
ho imparato ad esser solo e son sereno,
sbaglio spesso ma è davvero cosi?

Sono stanco molto stanco,
e prego in silenzio piccola Miryam
ho supplicato e chiesto al Signore,
che tu sia felice, e che dire ancora,
ama ama ama i tuoi cari
son persone degne.

Ciao piccola salutami i tuoi e sii felice,
cosi finalmente avrò la certezza
che esservi lontano
vi porti gioia e serenità,
sai io non potrò più cambiare,
sarò sempre impudente e odioso,
Lui mi ha fatto così e vuole ciò.
Ciao piccolina un bacio,
una carezza e tanto amore
da un vecchio che
non c’è più.

Appresi che il miglior trionfo che posso avere, è il poter essere amico di qualcuno.
Scoprii che l’amore è più di un semplice “Ti amo”, l’amore è una filosofia di vita.
Quel giorno smisi di essere un riflesso dei miei scarsi trionfi del passato ed iniziai ad essere la mia propria tenue luce del presente.
Appresi che non serve a niente essere una luce se non andrai ad illuminare il cammino degli altri.
Quel giorno decisi di cambiare tante cose…
Quel giorno appresi che i sogni esistono solo per essere realizzati
Da quel giorno non dormo più per riposare…adesso dormo semplicemente per sognare.”
( Anonimo )

Nonno Lello e nonna Lina

Foggia 2 maggio 2014



Non t’amo più e quanti silenzi.

Non t’amo più e quanti silenzi.

Quanto grande può esser
lo spazio in un vecchio anello,
ormai le mie dita son piccole,
come misero è il mio
amore per tal compagna,
dura di cuore e povera d’anima,
nei suoi bianchi capelli,
solo spine e radi ciuffi
accoccolati sulle tempie,
rigate e spaziose.

Ella sbuffa e non ama più,
ma la vita che vuoi che sia,
è un triste concerto ed alla fine,
solo muti applausi e tristi note.

Dolore tanto, ma poca afflizione,
non lacero le sue foto,
solo non le osservo
e lascio stare,
a che giova se le angosce
son come frutti di ciliegio
una tira l’altra e altra ancora,
poi…poi nulla solo silenzio,
a che vale vivere di ricordi
e gioire di lontani e vani fremiti.



Finalmente

Finalmente

Che irruenza tal frenetico agognare,
forse il tempo ebbe a finire, ma non capii,
stritolo e scuoto, ma che sterile l’anima
quando il suo negare è acre e ostinato,
il cuore fugge lontano e non torna più.

Che stanchezza dir… e poi dire,
penso e ripeto…che freddo fa,
piove e mi bagno, e le nubi
son sempre uguali, Dio mio che noia,
che illogico brumoso destino,
e poi si giunge tutti nel medesimo
campo denso di germogli
di una fertile cicuta.

A che serve inoltrarsi negli intrigati
sentieri di vacue esistenze,
farcite di folli sorrisi e tristi rimpatriate
con malinconiche afflizioni,
dai non essere bilioso,
rifletti a che serve inveire,
non essere bieco,
io son sempre acquiescente,
la mia vita scorre in un alveo
e giunge continuamente
nello stesso mare nero e freddo,
dai non abbrancare,
non essere iroso la vita è breve,
finalmente.



Peccato e ingenuità.

Peccato e ingenuità.

Sentiero acclive
di una vita aberrante,
non è aggradare
è raggiro,
con asperità
e burbanza
il calanco
di un cuore
affranto.

Essere agnostico
è l’antifona
del proclamare
l’eterno pensiero
del bene
che vince il male,
altri non è che
l’apologia
di un peccato
chiamato
ingenuità.