L’ UOMO NERO
Che malinconico mesto rituale,
la storia ripete e l’uomo non impara,
che fare se non riavvolgere la pellicola
è rivedere quello che mai smetterà di essere.
Strani personaggi dal volto coperto e
dal respiro profondo rendono vano
il tentativo di esprimere e raccontarsi,
uomini collerici dallo sguardo bieco e
torvo non sono l’ago della bilancia,
sono piccoli cantastorie il cui cuore è
posizionato in un misterioso e segreto
ripostiglio in un corpo esamine e moribondo.
Quanta confusione , strani concetti di dignità,
folli pensieri di non vera adulazione verso
colui che ha strappato la tua anima dagli inferi,
dell’addio alla ragione, dal silenzio,
l’uomo pio comprende e non giudica,
l’uomo che sa vedere, descrive e sa raccontare.
Mai cosi vanamente furono spese parole di
inutili prediche, i miei ricordi di infanzia si
fermano ai collerici rimproveri di maestri di scuola
che mai riuscirono a insegnarmi la grammatica
e non c’è cosa peggiore che leggere del somaro
che bela e non sa ragliare.
Dedicato al mio cupo babau che è tornato
dai meandri della mia infanzia.
Ciro Sorrentino Scrive:
Versi amari, versi che rappresentano un momento dolente del passato, un passato però che viene adesso filtrato dalla coscienza e dalla capacità di individuare e circoscrivere i danni provocati da insegnamenti sbagliati.
A presto, amico mio,
Ciro Sorrentino