LO STRANIERO .
SU LE SCIE DI POLVERE DI STELLE
SEI SCESO SU QUESTO MONDO
COME UN STRANIERO SENZA PASSATO ,
I TUOI OCCHI AZZURRI ILLUMINANO
I PASSI DI UN CALVARIO DI SANGUE ,
STRANIERO TRA GENTE STRANIERA
PORTI LA PAROLA DI UN DIO DIMENTICATO ,
INVOCHI LA PIETA’ PORGENDO
IL TUO CORPO AL CARNEFICE
MA NON TI PIEGHI AL SUPLIZZIO ,
TENDI LE TUE BRACCIA PER ABBRACCIARE
IL MONDO CHE TI RESPINGE ,
E COME UNO STRANIERO SEI ESILIATO
NEL DESERTO DELLA TUA FRAGILITA’ UMANA ,
INVOCHI IL NOME DEL PADRE ,
SENZA GIUDICARE CHI TI VUOLE MORTO
DONI LA TUA ANIMA NEL PERDONO ,
NON ODIO , MA SOLO AMORE
PER UN GIORNO DI PACE ETERNO ,
I TUOI PASSI SI FANNO PESANTI
SOTTO IL PESO DEL PECCATO ,
CADI E TI RIALZI SENZA ODIO ,
GUARDI CON PIETA’ GLI ARTEFICI
DELLE TUE SOFFERENZE E PERDONI LORO
QUELLO CHE NON SANNO COSA STANNO PER FARE ,
L’ ARIA FREDDA TI SFERZA IL VISO
E DALL’ ALTO DEL TUO PATIBOLO
GUARDI GENTE STRANIERA CHE URLANO
E IMPRECANO AL TUO DIO ,
L’ULTIMO RESPIRO SI SPEGNE
SU’ UNA CROCE DI LEGNO ,
SU LE SCIE DI SANGUE SEI SALITO
NEL CIELO COME UNO STRANIERO
CON UN REGNO FATTO SOLO
DA UNA CROCE DI LEGNO . .
CARMELO FERRE’ ………29/11/2010
DIVINAZIONI
Nella soffice brezza,
l’eco di una dolcissima voce
sospinge
il prodigioso sogno
tra limpidi ed aperti orizzonti,
rischiarando
l’essenza dell’immaginazione,
la speranza rifiutata dal tempo.
Indulgenti e magici accenni,
con avvolgente mistero,
rivelando
fatati sussurri,
quasi predizione d’amore,
annunciano
un ritorno sereno e gioioso,
suggestivi quadri di vita.
Nel rischiarato buio,
come gradito presente
percependo
l’inaspettata visione
della straordinaria fata,
scopro
una fantasmagorica realtà,
magnificata dalla sua persona.
L’incanto di un candido bacio,
nota e riposta promessa,
rinnova,
sul soffice prato,
l’alba di un aureo sogno,
sublimando
i sovrumani emblemi
nella nostra promessa d’amore.
29.11.2010 Ciro Sorrentino
ESAGITATA APPRENSIONE
Come inquieto spettro,
la noiosa ed opprimente assenza
suscita
un risoluto dissidio,
nella confusa e indolente realtà.
Ingannevoli ed anonime forme,
tra dubbiose e aride attese,
espandono
nuovi e smisurati impedimenti,
quasi indeterminati e aridi segni.
Davvero l’insidiosa e fiacca apatia,
perduto confine del reale,
diviene
arcana incomunicabilità,
spietato e ambiguo presente.
Ormai l’opprimente sconforto
indistinta e accresciuta ombra,
consuma
dubbie e fiacche immagini,
nel misero sfinimento.
Anche l’inutile memoria,
nell’intricato presente,
incespica
come tedioso riflesso
di perduti e lacerati pensieri.
28.11.2010 Ciro Sorrentino
Il fiocco rosa
Sopra un tappeto di robinie
a piedi scalzi ami danzare
sulle note di un dolente fado
ombra inquieta della notte.
“Non vi fu per te forse giustizia?
Ma qual senso ha che adesso,
venga a turbare il sonno mio?”
“Vorrei tu mi narrassi”, chiesi.
E tu mi raccontasti affranta:
“Così come mi vedi io ero,
quel giorno che più funesto
mai esser potrà d’un altro;
quando il mio ventre tondo
mascherar oltre non potei
e l’uomo che sposai lo scorse”.
“Sposa per vil danaro, io fui,
sol questo gli riuscì d’amare.
Ma il cuore mio sposato era,
al giovin che al nome tuo voltava
e pur di te vaga sembianza aveva.
Così, quando trascurata presto fui,
in amore e ardore cercai ristoro,
tornando di nascosto da Marcello”.
“E cosa accadde poi? Narrami ancora!”
“Non volli mai svelare il dolce nome
al bruto che percosse il ventre mio,
ne’ le sevizie poteron oltre servire
e quando fui lasciata abbandonata
di notte partorì senza un lamento”.
“Dall’utero fluiva la mia vita,
la vita mia vagì, posata in terra.
Con l’ultime mie forze a me la strinsi
la tenera creatura derelitta”.
“Così spirammo insieme mamma e figlia”.
“Ben triste è la tua storia, anima pura,
che i giorni a me serbati serberanno
nell’anima, nel cuore e nella mente”.
“Ma cosa posso far per te, cedimi affanni!”
“Marcello mai non seppe del mio fato
così pensò l’avessi alfin scordato.
A te narrando la mia sì triste storia,
mi pare come se a lui racconto ora,
chè d’animo puro e gentil siete parenti”.
Ristetti per un poco a meditare poi,
con al petto un gran tumulto,
piangendo, a stento le risposi:
“Oh povera creatura mal difesa,
se sol potessi io darti conforto!”
“Una parola sola con il cuore, una sola,
mi sento di poterti dire ora: Amore!”.
Disfatto all’improvviso crollai sul letto,
dormendomi d’un sonno calmo e lieto.
Il dì seguente che al sole aprì la vista,
accanto al mio cuscino v’era un dono:
sopra un velluto bianco, un fiocco rosa.
Il pescatore e l’Autunno
Sabbia sarchiata dal tramaglio
messi raccolte sempre più scarne;
rabbia nel cuore: inizia il travaglio!
Pescatore che bestemmia e sputa
a voce troppo bassa perché Dio senta;
peccatore scaltro: la luna spunta!
Barca arranca fin sulla cresta
poi scivola veloce nel cavo d’onda;
parca si risparmia: che notte cresca!
Sorta ancor non è neppure l’alba
che rete ha issato sul logoro assito;
sporta magra: un polpo e un’alga!
Riporti le stanche ossa ora in porto
cigola sotto i piedi il legno marcio;
riparti verso casa: il polpo è morto!
Desta ti attende moglie, dorme tua figlia
asciuga il pianto al vento, fingi sorriso;
testa protesa a Borea: vola una foglia!