Il Giallo fiore

Il Giallo fiore

 

Non passar oltre,

ferma ed ascolta

quel giallo fiore

li riposto in quel

fumante scarico.

 

Raccogli e dona

a qualcuno che

ancor ne conosce

il sapere  e  lo

scopo,certo i suoi

petali eran rossi.

 

Solo ombre senza

mani osservano

distratti quella

piccola gemma,

forse non ricordano

il suo profumo.

 

Ella però par felice

forse vuol goder

nell’essere l’ultimo

cimelio di antiche

smorfie d’amore.

 

( Al mio amico carissimo e poeta sublime  Ciro  Sorrentino )

 



CUORE DI VETRO

Mi lascio attraversare dal calore dei tuoi raggi

Come vetro il mio cuore respinge l’aria,

respinge l’acqua

rifiuta ogni oggetto

Solo la luce delle tue parole

e il calore della tua voce

possono penetrarlo

E’ così che io mi nutro

dell’emozione di viverti.

Unico modo per provare ed essere giusto

ad essere migliore.

Unico mezzo per desiderare ancora

di sopravvivere

Vincenzo Buonaiuto 12.12.2013



Quando s’avviva un vento

Dispiuma il flabello roggio
che nel botro specchio riverbera
un veemente vento di ponente,
col suo fiato amplificato
spennacchia volatili appollaiati
chiome scuote e scrolla
nuvolaglie scardina e disgrega;
astuto, da spiragli o malchiuso
si intrufola per porte e scale
mulina tra piazze sagrati e vie;
traversale a pioppi e salici
di terrose fiumane lontane mugola
pareti rocce e muri come boomerang
colpisce e si allontana.
Se soffia tanto e alla valle
in cui ebbi natali un giorno
acceso va il ricordo
su, oltre i querceti e i pruni,
nel cimitero sotto il greppo
forse lo udirà nell’aldilà
mia madre da tempo seppellita
e si rispolvererà un pezzo di vita
passato e insieme consumato .
Cade questo ritaglio di tempo
ventilato che non mi allieta
nel risucchio di un greppo;
ora, tra mulinelli di solitudine
fa stragi di pensieri e sogni.
Atterrami, rovesciami e scalzami
pure vento ma non immalinconirmi.
Invidia, non vedi, da noi si alza
per te che anche se muori risorgi.



Manca

Caro Ciro manca la tua estasi che 

accompagna il tuo sapere,

i miei  frivoli assemblaggi

non rendono giustizia

al dono del descrivere

e  raccontare l’amore,

rasento il ridicolo. Strani

brani  che sento e leggo

dalla mattina alla sera

non parlano d’altro che

notti d’amore e racconti

di strada e strani personaggi.

Mio povero amico quanto

lavoro hai fatto, che almeno

i tuoi estimarori,

(e credimi sono tanti),

ti siano  riconoscenti.

Ciao amico e pensa….sei

un uomo che pochi hanno

la capacità di emulare e

qualche saltibanco può solo

tentare di cercare di scrivere

il titolo della poesia.


Scriverò le tue poesie nel mio

link su Facebook, sempre,e fin

quando me lo permetterai.

Che successo hai avuto,

credimi sulla  parola d’onore,

ricorda quello che ti dissi

” SENTIREMO PARLARE DI TE ” .

Ciao mio caro fratello.



TORNA

Torna da me

quando ascolti il suono della pioggia

Quando in silenzio assapori i profumi della terra

Quando provi stupore per l’immensità dell’oceano

O per l’infinito mistero dell’universo

Torna da me,

perché è così il mio amore

non ha limiti né regole

è pienezza e assoluto

è luce e calore

è ciò che ho scritto in tutte le pagine del mio libro

e in quelle che ancora ho da scrivere.

Torna ancora e straziami

Fino a quando non avrò piu forza per urlare

Né voce per chiamarti

Torna sempre

Anche se io non lo volessi

Perché nel sogno non smetterò mai di cercarti



Il Maestro

 

Tal mia ignoranza

rese infelice

il mio vivere, 

ed il sapere non

mi fu concesso dal mio

despota padre …padrone.

 

Attraverso gli offuscati

vetri della scuola,

timoroso rapii

brandelli di sapere,

dettati da un  adiposo

e saccente maestro,

goffo come il suo

imponente e

sicuro aspetto,

mentre roteava il suo

orologio da tasca

come a render più

veritiero il suo dire.

 

Ma il furibondo custode,

armato di un nodoso

bastone mi allontanava,

e mai la mia povertà

mi parve così odiosa

e insopportabile.

 

Da quel giorno

trascorsi il mio tempo

ad accudir pecore,

e sotto un grande

albero cullavo

il desiderio di divenir

un giorno scrittore,

e poeta e spesso mi

appisolavo rannicchiato

in compagnia dei miei

sogni e dei miei libri.

 

Un bel giorno ebbe

a passar di li

il maestro,

lui mai rinunciava

alla sua consueta

passeggiata,

e nel notarmi

mi si avvicinò, e

nel salutarmi

ebbe a dirmi:
 

-seguimi mio

giovane amico e non

cambiar il tuo abito,

che tutti abbiamo a

dover comprendere

che i corpi del sapere

spesso son ricoperti

da miseri cenci.

 

Perdona figlio mio

questo indegno

maestro,

ha perso tempo

nel  leggere

e dettare,

e non ha compreso

che a volte la cultura

è l’agonia degli insulsi-.

 

( Al mio poeta Ciro Sorrentino )