Il Maestro
Tal mia ignoranza
rese infelice
il mio vivere,
ed il sapere non
mi fu concesso dal mio
despota padre …padrone.
Attraverso gli offuscati
vetri della scuola,
timoroso rapii
brandelli di sapere,
dettati da un adiposo
e saccente maestro,
goffo come il suo
imponente e
sicuro aspetto,
mentre roteava il suo
orologio da tasca
come a render più
veritiero il suo dire.
Ma il furibondo custode,
armato di un nodoso
bastone mi allontanava,
e mai la mia povertà
mi parve così odiosa
e insopportabile.
Da quel giorno
trascorsi il mio tempo
ad accudir pecore,
e sotto un grande
albero cullavo
il desiderio di divenir
un giorno scrittore,
e poeta e spesso mi
appisolavo rannicchiato
in compagnia dei miei
sogni e dei miei libri.
Un bel giorno ebbe
a passar di li
il maestro,
lui mai rinunciava
alla sua consueta
passeggiata,
e nel notarmi
mi si avvicinò, e
nel salutarmi
ebbe a dirmi:
-seguimi mio
giovane amico e non
cambiar il tuo abito,
che tutti abbiamo a
dover comprendere
che i corpi del sapere
spesso son ricoperti
da miseri cenci.
Perdona figlio mio
questo indegno
maestro,
ha perso tempo
nel leggere
e dettare,
e non ha compreso
che a volte la cultura
è l’agonia degli insulsi-.
( Al mio poeta Ciro Sorrentino )