Illuso

Gentil donna che d’ombra

io vissi per tua colpa,

a nulla valse il riscatto

di un rimpianto mai sopito

con mercenari affetti.

 

Amara  fu l’essenza che

inumidiva il tuo beffardo

cuore di amante sediziosa,

fosti di me incurante,

io che volli celebrare

con nobili intenti un

affetto sorto solo per te.

 

Che dir anima mia,

tutto ciò fu folle smania

e ingenua amabilità,

son  pavido e timido,

ed altro non avrò  che

un tormento silenzioso,

spesso ciò che lusinga

è dolenza, ma tutto ha fine,

il triste fare si conclude 

e porta al sereno silenzio.

 

Mai ebbi sentore

che tal veri affetti

furono scossi e deturpati

da ipocriti voleri

e  da ferite umettate

da copiosi zampilli di fluidi

dal rosso colore, addio

mio denigrante amore.



Basta guerre.

Basta guerre.

Quante ingrate lusinghe
ha con se il veloce piccione,
lui è solo viaggiatore e non discerne
da buone e cattive notizie.

Stretto nelle piccole “mani”
un foglio un po’sciupato
e su di esso vi è scritto,
“deponete le armi la guerra è terminata”,
che dire, che fare,
è triste ridestarsi dall’oblio,
e la conta delle mamme non più mamme,
dei padri non più padri ,
nonni, solo nonni del nulla,
dai uomo che senso ha
scomodare la morte,
ella ha già preso
quel che le occorre,
è sazia e non vuole più,
pensa e fuggi
lei adesso può aspettare,
che Iddio ci aiuti.

Raffaele Feola.



La città.

La città è senza speranze

piena di negozi affollati.

 

La città per mentire

le fiamme per dimenticare.

 

La città è senza rimorso

dolci parole

scritte sui fogli

come i libri più difficili da comprendere

come le  zone senza nessun abitante

profonde delusioni attendevano.

 

La città per mentire.

 

Nel parco del centro

sul chiaro albero dimenticato

i ragazzi leggono

e ripensano alle loro vicende.

 

Le fiamme per dimenticare.

 

In alto la montagna

vino e pane sul tavolo

la certezza del principe

la riflessione più profonda ci aiuta.

 

 

La città per mentire

ora la città per soffrire.

 

 



VOGLIO CAPIRE……

Voglio capire e comprendere
il silenzio che circonda pensieri
e gesti per poi scoprire
le profondità di un lago ,
sempre calmo e indisturbato ,
capire   tutto ciò
che profondamente lo tocca
senza fare rumore ,
essere vento e pioggia ,
per poi giocare
sulla liscia superficie d’ acqua
lucente di luce e ombre verde scuro . .
Voglio vivere e imparare
tra sogni e illusione della mia anima
il destino di un bambino
per poi scoprirmi d’ essere vecchio e pronto al domani .
Voglio scoprire sensazioni e paure
a me ignote
che il tempo ha cancellato dalla mia mente
per poi scoprire nei miei occhi

due lacrime salate e amare di un tempo
che riflettono un corpo di donna
china su una culla .. 
Voglio capire e imparare che la solitudine
mischiata a sofferenza è necessaria all’ anima ,

per poi cercare e comprendere
fino a che i pensieri capiranno
che non è più necessario voltarsi indietro per piangere .. 

Voglio capire , scoprire questo mio corpo
imparare che il corpo è soltanto uno involucro
in cui si racchiude l’anima
per poi immaginare l’ anima
dimorare al di la dello spazio
senza limite e senza tempo  
Voglio capire come catturare i ricordi
per poi gestirli nei miei ultimi giorni di viandante ,
cancellare dal cuore rimorsi e rifiuti ,
vorrei capire la rabbia
per poi depositarla su un ciglio di strada afosa ,
vorrei pregare per poi sorridere all’ angoscia
che mi sussulta il petto ,
voglio capire la miseria di sconce parole
per poi scoprire di perdonare labbra senza aliti .. 
Voglio capire l’ amore
per poi scoprire a imparare la felicita’ di un addio …
voglio capire
,
imparare e a comprendere
alcune cose come sono
per poi scoprire di non immaginarle
come vorrei che fossero ………

carmelo ferrè……14/01 /2014

 



Il paradigma inquieto in “LA NOTTE” di Raffaele Feola

LA NOTTE

 

Albeggia, che notte

mistica è stata,

giochi d’ombra

e silenzi pervicaci,

fruscii ed incanti

veloci e fuggenti,

brandelli di sogni rotti,

mi sento irresoluto.

 

Sento spifferi e brezze,

ma non hanno essenza

solo piccoli brividi

di un caldo arrogante,

ma io copro il mio affetto

con la forza del pensiero,

celo l’incertezza del buio

e della luce e della vita

e della morte.

 

Vivere il giusto,

arrogarsi il meritato,

temere il maligno,

amare l’equo,

sfoglio le carte del destino,

nulla solo ombre a colori

con due corpi,

forse son quelle del

credere o non credere

ma seguirò il cuore,

e solo una di esse

accompagnerà

il mio percorso.

 

febbraio 15, 2014 – Raffaele Feola

 

Il titolo potrebbe lasciar pensare che la notte per il poeta sia stata un escludersi dalla realtà per rifugiarsi in un mondo sconosciuto e irrazionale, dominato da sogni caotici e confusi.

 

Ma tutto ciò è subito smentito dal primo verso, quando il poeta esclama che il suo sonno è stato come un dormiveglia, prova ne sia che ricorda nei minimi particolari la sua esperienza ascetica, il suo viaggio che gli ha impresso effetti di fresco e di quiete, ronzii e prodigi, rapidi e fuorvianti, frammenti di visioni strappate…

 

Questo chiaro discernimento provoca nel poeta una condizione di dubbio, e accende, nel contempo, perplessità e aspettative che lo emancipano a poter percepire e carpire sfumature e sensazioni, intendimenti  che sfuggono all’uomo comune, a chi riesce soltanto ad entusiasmarsi per soffi e venticelli, per atmosfere che sembrano colorare di rosa la vita e che, invece, sono solamente chimere.

 

La lungimiranza di Feola sta in questo accorgersi che suoni, luci, colori non possiedono una realtà oggettiva, anzi li riconosce e condanna come piccoli palpiti di un’arsura insolente.

 

…Il sole è ormai alto, il giorno schiavizza gli uomini nell’esercizio quotidiano del trascinarsi e dibattersi tra una miriade di inquietudini e di problemi.

 

Eppure il poeta è colui che riesce ancora ad esercitare e mettere alla prova i suoi sentimenti, e prova, prova a non lasciarsi appiattire dall’impetuoso scorrere delle ore, ore malinconiche e avvilenti che intorpidiscono e annichiliscono l’animo, schiantandolo fino a concedergli solo il gusto della lussuriosa cupidigia.

 

L’esercizio intellettuale e morale, forse anche esoterico – di un esoterismo che si carica di misticismo – libera la mente del poeta, lo abilita a riconoscere e riconoscersi nelle preoccupazioni che opprimono coloro che si dichiarano vittime del fato.

 

Feola ha coscienza del fatto che la luce conduce gli uomini a vivere, a crescere ed invecchiare, per trapassare, infine, inevitabilmente ad una dimensione altra.

 

Proprio questa lungimiranza e preveggenza lo rendono sereno o perlomeno tranquillo rispetto ad una umanità oppressa che nemmeno si rende conto di percorrere strade già disegnate da poteri occulti e, comunque, da forze inspiegabili.

 

Per tutte queste ragioni, che sono le ragioni del saggio, e che in senso assoluto rappresentano la prudenza come modo di vivere e collocarsi rispetto alla realtà manifesta, Feola individua nella forza interiore, che è slancio di ricerca e di conoscenza, l’unica alternativa possibile per svincolarsi dalla malvagità, ed inseguire la perfezione.

 

Non è un caso che egli rivendichi il giusto, preveda il male, ami il ragionevole.

 

Questo atteggiamento di ricerca lo porta a intuire che in un mondo di parvenze, dove tutto è relativo e può essere contraddetto e negato, lo stesso destino non ha luogo e motivo d’essere: davanti a lui, infatti il poeta intravede due opzioni, il prestare fede o non avere fede, come a dire che, in definitiva, tutto può accadere e determinare eventi che escono fuori da ogni logica.

 

L’unica soluzione, la sola carta che Feola può giocare contro il destino, in un mondo di controsensi ed ossimori, è quella del cuore, dell’amore, che, nella sua estrema purezza, si riconosce e si ricongiunge in altre manifestazioni d’amore.

16/02/2014 Dipartimento di Lettere e Filosofia, prof. ATTILIO BELTRAMI



Paradossi temporali in “PER OGNI MIO RESPIRO” di Ciro Sorrentino

PER OGNI MIO RESPIRO – dalla raccolta “AMORE ALLO SPECCHIO”

 

Avvolgimi ancora e sempre,

coprimi di pietosi ritmi

con i tuoi arpeggi lenti

e spargi sul mio cuore

icastici e sinuosi accordi

dei tuoi canti spumeggianti.

 

Inonda l’aria dei giorni chiari

e rischiara le tarde notti

con il tuo splendore

e per ogni mio respiro

diffondi il fresco profumo

dei rossi i petali del tuo fiore.

 

15.02.2014 Ciro Sorrentino

 

I VERSI D’APERTURA PRESUPPONGONO CERTAMENTE UNA SITUAZIONE PREGRESSA, UN’ESPERIENZA CHE HA SEGNATO IN PROFONDITÀ LA STORIA DI UN AMORE.

 

IL POETA SEMBRA SUPPLICARE, O QUANTOMENO INVOCARE, LA DONNA DELLA SUA VITA, È COME SE FOSSE IN PREGHIERA AFFINCHÉ LEI SI MUOVA VERSO DI LUI RECANDOGLI, CON LA SUA PRESENZA, IL RICORDO DI QUANTO SUCCESSO.

 

NON È UN CASO CHE EGLI SPERA CHE LEI SI MOSTRI COME È NEL PRESENTE: UNA DONNA PROVATA DA UN TORTO SUBITO, UNA DONNA CHE OGGI PUÒ DONARGLI NON PIÙ SOLTANTO SPASSIONATA E INCONDIZIONATA DOLCEZZA E FELICITÀ, MA ANCHE TANTA DOLOROSA E TRISTE SOFFERENZA.

 

È QUESTO, A NOSTRO GIUDIZIO, IL SENSO DA ATTRIBUIRE E RICONOSCERE NELLA DOPPIA VALENZA DI UNA VOCE CHE CANTA, NELLE PAROLE CHE SCIVOLANO E TREMOLANO TRA RITMI ORA TRISTI E NOSTALGICI E TONI CARICHI DI DISTRATTA E DISTESA SERENITÀ.

 

IL POETA IMPLORA, CHIEDE UNA POSSIBILITÀ, UNA DIVERSA VALUTAZIONE, UN APPROCCIO PRIMITIVO E NATURALE, CONSAPEVOLE CHE LA REALTÀ NON PUÒ ESSERE CANCELLATA E CHE, TUTTAVIA, IL TEMPO PUÒ RENDERE QUELLA LUCIDITÀ PER INQUADRARE, DA ALTRA E DIVERSA PROSPETTIVA, QUANTO AVVENUTO.

 

ECCO, ALLORA, CHE L’IO PARLANTE, HA MATURATO UNA CONSAPEVOLEZZA CHE GLI FA ASSAPORARE NUOVAMENTE L’AMORE, QUELLO CHE ANNI E ANNI PRIMA AVEVA CONQUISTATO IL SUO ESSERE E CHE DI NUOVO, PERCHÉ MAI SPENTO – FORSE SOLO ANNEBBIATO DA CHISSÀ QUALI INQUIETUDINI – VUOLE DICHIARARSI ED ESPLODERE, QUASI URLANDO AL CIELO.

 

QUESTA NUOVA DISPOSIZIONE PSICOLOGICA SI APPROFONDISCE, IN UNA SORTA DI MISTICA ACCELERAZIONE CHE LO SPINGE A VALUTARE LE VIRTÙ DELLA SUA DONNA CHE, NELLA SUA DEITÀ, PUÒ CONCEDERGLI IL PERDONO E LA GRAZIA DI RAPPORTARSI NUOVAMENTE, MEDIANDO I SENTIMENTI E MISURANDOLI SULLA BILANCIA DELL’ONORE E DELL’ONESTÀ.

 

DAVANTI A SÉ IL POETA AUSPICA L’APERTURA DI UN NUOVO SCENARIO: QUELLO CHE CERCA È UNA COMPRENSIONE AMOREVOLE, UN ATTO DI CLEMENZA CHE SOLO LA SUA DONNA PUÒ CONCEDERGLI, RISOLLEVANDOLO DALLE INSONNI ED INQUIETE NOTTI.

 

IN EFFETTI, SOLO QUANDO IL SUO SONNO RITORNERÀ NELLA QUIETE DELLA CONFORTEVOLE ALCOVA, EGLI POTRÀ RISVEGLIARSI AL MATTINO E BAGNARSI NELLA LUCE DEI GIORNI FUTURI.

 

IN QUESTA PROSPETTIVA, L’UOMO RIMASTO SOLO E SCHIACCIATO DAI SUOI RIMORSI ATTENDE UN CENNO, UN GESTO PER RICOMINCIARE A VIVERE, PER RINASCERE OGNI ATTIMO NEL “RESPIRO” DI UN RESPIRO, NELL’ARIA OSSIGENATA E FRESCA, L’ARIA…, QUELL’ARIA SMOSSA DALLE LABBRA DELLA SUA AMATA COMPAGNA.

 

16/02/2014 Dipartimento di Lettere e Filosofia, prof. ATTILIO BELTRAMI