Il grande e triste urlo.

Il grande e triste urlo.

 

Un grande urlo come tempesta
e come un grande tuono mi sfugge
avvilito per l’addio di un palpito
d’amore stanco e frastornato.

 

Dimmi di più anima mia, il mio
non è orgoglio o vendetta sono
un pavido e le tue carezze hanno
confuso per sempre i miei pensieri.

 

La luna non è più compiacente,
il cielo brullo è irritato
e verdi nuvole son costipate
in silenziosi otri di madreperla.

 

Quale magia mi sovrasta, è strano
il destino non posso e non devo amarti,
odio ciò che voglio e le compiacenti
odalische insidiano il mio affetto per te.

 

Ti ho avvolta fra le mie fragili braccia
e i tuoi respiri sempre più affannosi
celano tetri inganni e malcelati addii,
racconta e fa che io possa redimermi.

 

Raffaele Feola Balsamo.

 



Non piangere.

Non piangere.

 

Dimmi perché i tuoi occhi
spendono lacrime,
forse perché la primavera
tarda nel suo giungere
o perché son svaniti gli
evanescenti sogni di antichi
e dolci ricordi ormai sbiaditi,
tu ed io quanto amore.

 

Nel nostro rifugio quel
camino brontola felice fra
l’ardere di un ceppo e l’altro
nel suo ventre, mentre
bianchi fiocchi di neve
e aliti di vento freddo son
complici dei nostri abbracci
e delle nostre promesse.

 

Il nostro amore ha smarrito
ragione, comprensione, tenerezza,
mi compiango e mi trastullo
in una solitudine e in un destino
miserabile e senza futuro,
ma io ti amai, ti amo, amiamoci,
fuggiamo dal nostro fato ciò
non è vivere ma sopravvivere.

 

Raffaele Feola Balsamo

 



Morte di una libellula.

Morte  di una libellula.

 

Pervade un dolente e ansioso 
battito d’ali di una libellula,
confusa e inebriata in una nebbia fitta color rosso sangue.

 

Poi piano si dissolve la torbida
foschia, noto che a terra giace esanime il piccolo corpo dell’innocuo volatile, provo
dolore e tanta tristezza.

 

Farò mio quell’ultimo suo mortal sospiro e mi rannicchio di fianco a quel tenero insetto,
e mi chiedo perché deve
essere così breve la sua vita.

 

Sarà vero che nessuno è perenne, ma non comprendo perché morire quando l’anima è serena e non vi sono nemici, solo sogni, soltanto sogni.

 

Raffaele Feola Balsamo.

 



Vane stelle cadenti.

Vane stelle cadenti.

 

Volgi tremante lo sguardo al malefico
consumare di un assurdo atto d’amore,
stretto in mille pensieri con tanta ansie
e sussulti per il tuo tenebroso silenzio.

 

Non sogno più ciò è miseria e sconforto,
ma quanto son veri i cieli gremiti
di stelle cadenti a cui affidare i nostri
desideri assassini di speranze e brame.

 

Che eloquenza tristemente maniacale
la mia, certo ombrosa ma autentica nel
suo racconto e così mi appare la nera
profezia ricca di grettezze e afflizioni.

 

Abbiate fede le angosce son solo strazi
che il vento complice disperde con pena
nella bufera della vita chiazzata di nero,
ma ella è tersa nell’anima linda e serena.

 

Raffaele Feola Balsamo.

 



Un piccolo pensiero.

Un piccolo pensiero.

 

Quel cielo
lassù in alto
che forza
blu a volte rosso,
ma son disperato
il caldo sole è
tormentoso
e giunge l’oscurità,
sonnecchio
misero di visioni
e scarno di sogni
son come
un dono votivo
da immolare
ad un cuore
duro e assorto,
t’amo tanto
amore mio
ma tu non chiedi
mai e non invochi,
tu mi pari
cosi lontana
che a volte
non capisco
se è amore o
avversione.

 

Raffaele Feola Balsamo.



Morte di un sogno.

 

Morte di un sogno.

 

Sei un sogno che percorre
infida la mia mente,
e il tuo corpo cereo come una
dea marmorea d’altri tempi
plagia i miei confusi sensi.

 

Vivo sereno e distratto da
strane sensazioni, cullato da
un piacere che non mi lusinga,
sei come un sogno riposto
in un freddo otre senza vita.

 

Quanta luce tenebrosa in  questa notte di luna piena e quante inutili stelle morte come ad accompagnare un amore che mesto volge ad un  ineluttabile declino.

 

Raffaele Feola Balsamo.