Letteratura Poeti Famosi



Che strano sogno.

Che strano sogno.

Non so dove ebbe inizio
l’impalpabile sogno,
ma racconto svanito e confuso
ciò che mi parve un addio,
ma tale certo non fu.

Una grande luce tonda,
e di più piccole
le giravano intorno,
e strani esseri dal volto celato
e ricoperti di lunghe vesti,
di un verde simile
ai più bei prati di una radiosa
e florida primavera,
le loro mani mi accarezzavano
febbrili e ansiose
come a voler cercare la mia,
non certo morigerata anima.

Poi tutto ebbe fine
col brusco e doloroso risveglio,
il sogno svanì e con esso
la speranza di esser
giunto nella nuova terra,
tempo al tempo mi dissi,
coglierò l’attimo fuggente
e potrò finalmente vivere.

Raffaele Feola Balsamo.



A mio figlio.

A mio figlio.

Quanta parsimonia figlio mio,
son stato poco dispendioso
nell’abbracciarti, che folle,
ma non temere ora non mi appartieni,
tu sei parte del sole,
della primavera, della vita.

Non fermare la tua vita per me,
-non asciugare le mie lacrime
esse son solo rugiada,
-non tenermi se cado
è solo un tuffo al cuore,
-non accompagnarmi,
la tua età non vuole,
-non pensare al tempo
egli fugge e non torna mai più,
-sorridi se sei triste
dopo ogni avversità
giunge poi la serenità,
ma ricorda, tu sei quello che io fui,
e sarai quel che sono.

Raffaele Feola Balsamo.



Quanta paura.

Quanta paura.

Quanta e quanta paura,
perdo il volere e il sapere,
ma rendimi forte vita mia,
ho fame e sonno,
ho freddo e caldo,
ma tu non lasciarmi,
dono a te anima e cuore,
i sogni che sogni,
sorrisi e carezze,
dai prendi tutto di me
e va lontano
e portami con te.

Raffaele Feola Balsamo.



Il ricco…e…il non ricco.

Il ricco…e… il non ricco.

Cammino fra vicoli
e strade della mia città,
densa di una vita ricca
di un nulla delizioso
e appagante nella briosa
rassegnazione di sogni
mai realizzati,
tumefatti e corrosi
dall’inesauribile
scorrere del tempo.

Volteggio le mie mani
a destra e a manca,
quasi come a voler scacciare
da me le scie dell’avvilente
vanagloria dei sedicenti
guerrieri della povertà,
che gironzolano con vecchi
e sontuosi carrozzini
fra cumuli di ricchi rifiuti,
frutto dell’ingordo rimpinzare
dei nobili del benessere.

I frugali pasti dei ricchi
con enormi fumanti polli farciti,
e vassoi con incantevoli
e svariate leccornia,
i pacchiani commensali
con grande coraggio
ne disgiungono la pompante
composizione, ingozzando
i loro sofferenti corpi
straziati da succulente pietanze,
e deformati da aspetti
incredibilmente tondeggianti.

La nostra comprensione
verso tale dedizione e pari
solo alla grande voglia
del contendersi un tozzo di pane,
duramente conteso fra
gli eroici esseri di un mondo
sconveniente e ingiusto,
una volta eran chiamati poveri,
oggi son divenuti indigenti,
son loro i veri protagonisti
della nostra amara storia.

La sapiente e ragionata
turpitudine di gretti individui,
che han costruito la loro
esistenza con la sofferenza
dei loro simili in un mondo,
la cui generosa riconoscenza
non ha premiato coloro
che con schiene ricurve
hanno costruito ed eretto,
ma gli inoperosi esseri.

Ricchi e poveri brindano
insieme al nuovo anno,
il loro calici son strabocchevoli
di succo di lacrime dei sofferenti,
e nei vassoi vi son brandelli
di speranze e con le primizie
delle delusioni ancora calde.

Raffaele Feola Balsamo.



Auguri.

Auguri carissimi a tutti i poeti delle Perle del Cuore.
Che sia un Natale sereno e ricco di gioia nelle braccia di nostro SIGNORE
Un abbraccio fraterno a tutti e se anche se so che non risponderete sono certo che mi leggerete.
Ancora auguri di cuore amici.
Vvb Feola Raffaele.



Mia Divina.

Mia Divina.

 

Mia divina tu diletti il fecondo
mio amore e poi paventi fughe
leste, poichè il mio corpo riarso
ha accenni di mesta vecchiezza.

 

Accogli dolcemente il mio lezioso
e altero modo nell’offrirti affetto,
senza i tuoi oltraggi al mio cuore
già provato e senza fede, io ti amo.

 

Ti amo come solo un veterano può,
a digiuno, a piedi nudi, ne ira, con il
sole e con il buio, come un misero che
langue nella propria ombra, ti amo.

 

Raffaele Feola Balsamo.