AZZURRI LAMPI dalla raccolta “A Sylvia Plath”

  Nel sacrificio supremo

hai trovato pace,

e dall’inesplorato

hai sorriso al corpo

– il misero abbandonato.

 

Forse hai provato

a tornare indietro,

forse…, credo,

ma la strana porta

s’era eclissata ormai.

 

Giaceva irrigidito

il corpo spento,

scheggia franata

d’una roccia accesa 

che s’era aperta la via.

 

Indugiasti appena

per le vie deserte,

quando le prime luci

tagliano e amano

le voglie delle tenebre.

 

Forse un attimo,

salutasti il mondo

che mai più vestì

gli azzurri lampi

del tuo amabile sorriso.

 

17.08.2014 Ciro Sorrentino



Breve amore.

Breve amore.

 

Voltati piano e guarda, quel sogno è infranto,
calma è solo illusione sorridiamo,
non serrare i tuoi occhi e viviamo
silenti ciò che appare nero e cruento.

 

Ti amo, ma che dico ciò non è tormento,
quante follie e come avvinciamo
la tristezza, e felici ci proponiamo
al desiderio del bramoso godimento.

 

Che folle pensiero il disfare l’addolcimento
di un abbraccio per un gramo
malinconico soggiacere al marasma
di un amore iniquo breve, ma irruento.

Raffaele Feola Balsamo.



Geometrie atemporali in “SII PER ME LA FERMA QUIETE” di Ciro Sorrentino

 images

 

SII PER ME LA FERMA QUIETE dalla raccolta a “Sylvia Plath”

 

Amore mio, Tu che sei specchio

dell’eterna primavera infinita

aprimi la via nelle lastre di ghiaccio.

 

In te vincerò le inquietudini

riflesse nei fasti di questa vita

che beffa e irride il cuore che ama.

 

Invano ho cercato il tuo respiro

su questa terra selvaggia

che ha forato i palloncini festosi.

 

Prendimi nel tuo seducente volo

aprimi gli orizzonti nascosti

che le corde del cuore fanno vibrare.

 

Ah, mia amata, fammi volare

oltre le amare acque di sale

e la piena di nubi crudelmente distese.

 

Sarai le mie ali che l’aria fendono

nella grazia delle bianche vele

quando sale il rullio della tormenta.

 

In questo mondo della falsità feroce

le carezze dei tuoi eterei raggi

siano sfiori per l’anima flagellata.

 

Amore mio, sii per me la ferma quiete

che nasce come amabile tepore

per i germogli nelle armoniose stagioni.

 

15.08.2014 Ciro Sorrentino

 

Leggere, inebriarsi, sognare: Sorrentino dà la certezza che, oltre gli elementi visibili, ci sia un aldilà che rinfranca e libera da quello che lui stesso chiama “il non – tempo”.

 

Questa poesia rapisce il cuore e immerge l’anima in un mondo diverso, un mondo dove si percepiscono appena le voci sussurrate delle anime che si amano, un mondo dove fantasie policrome di colori avvolgono nella loro leggerezza.

 

L’invocazione del titolo, declamata all’imperativo, “Sii per me la ferma quiete”, è così struggente che esprime l’amore e il dolore che Sorrentino percepisce in questo “non – tempo”, una presunzione di vita che lo porta ad implorare il soccorso ed il conforto di un’anima, Sylvia Plath, della quale sa di essere la metà o il suo doppio.

 

Sembra vederlo il poeta dietro sbarre di ferro, affossato nei sotterranei di un castello, il castello vergognoso di una vita ignobile che sacrifica e uccide le aspirazioni e ogni forma di amore.

 

Ma ancor più sembra di vederlo sgomento e sfinito trascinarsi nell’inverno infinito, tra sterminati spazi dove la primavera non è ancora giunta con i suoi profumi e colori.

 

Lo scenario della primavera eterna – Sylvia Plath/Ciro Sorrentino viene anticipato, ciò che presagisce il vate è un altro spazio, la perfezione geometrica delle simmetrie, la sfera in cui tutto corrisponde, dove i sensi umani possono inebriarsi della vastità sconosciuta e stupefacente che riconduce all’eternità.

 

Di questa presagita realtà, di questi infiniti mondi e universi altri, Sylvia Plath è l’eroina, il simbolo, l’emblema assoluto cui Sorrentino rivolge tutto il suo impetuoso mare di emozioni infinite.

 

A questa donna divina, nucleo stesso dell’universo o degli universi tutti, Sorrentino va con speranza e fede, il poeta sembra quasi che abbia fissato il suo timone, perchè nell’unicità della direzione scelta, seguirà la rotta già prestabilita dall’anima di Sylvia Plath.

 

Ricordando il Sorrentino poeta delle fate, ci sembra di poter dire che adesso ha finalmente trovato la sua fata, la creatura angelica da lui sempre descritta nella magnificenza di versi incantevoli.

 

In Sylvia Plath, più volte indicata come luce di un faro che non teme le nebbie delle tempeste, il poeta sa che risorgerà vivo, sa che spariranno i dubbi e le perplessità, sa che la turpitudine di una vita che non regala emozioni, e che piuttosto fagocita tutto come un mostro insaziabile, scoppierà; sa che nella deflagrazione salteranno i cardini di tutte le pesanti porte, i mantelli di piombo che lentamente uccidono e trascinano nella polvere rivoltata da venti burrascosi e gelidi.

 

Stupenda l’immagine del poeta, un Peter Pan con il suo palloncino: potremmo sostituire la similitudine e richiamare l’immagine dell’aquilone, altrove descritto da Sorrentino, un aquilone che attende le delicate e svelte brezze che danno sollievo, trasportando la mente lontano dalle ceneri di un mondo ricoperto di rocce appuntite, di schegge che saltano in ogni dove forando l’anima e i pensieri, “…i palloncini festosi…”.

 

L’invocazione sale, diventa più calda, emozionante, il poeta che ha lungamente cercato Sylvia Plath, ora che l’ha trovata (in sè, nelle profondità della sua coscienza, dove l’immensità dell’anima della poetessa statunitense aveva trovato riparo) vuole volare in lei, con lei, per lei: vuole poter attraversare le porte del non – tempo per fissare e fissarsi nelle atmosfere di nuovi cieli, dei veri cieli, da sempre nascosti agli occhi di chi non vuole vedere o perchè non sa vedere.

 

Il suo cuore, che ormai si è fuso con quello di Sylvia Plath, non è più ancorato allo squallore di questa terra, insignificante granello di sabbia nell’oceano di nebulose – direbbe Sorrentino -.

 

Il suo cuore batte e s’infiamma per vincere l’amarezza di questa non – vita, si batte e s’infiamma per liberarsi dalle torbide acque che sanno di acredine e sofferenza, perchè a loro volta scaturite da una pioggia acida, fatta di solitudine e dilagante pena.

 

L’immagine successiva è a dir poco magnifica, sembra di vedere ormai la trasparenza di un etereo corpo alato (Ciro/Sylvia) che muove le ali: ali che vibrano e fremono all’unisono, come per alimentare dolci venti, quelli che faranno muovere la nave della salvezza.

 

Il viaggio, un viaggio che potrà far assaporare la meraviglia dell’eterno, l’infinità di una quiete d’amore che si allontana, fiera e vincente, dal “…rullio della tormenta…”.

 

Il vascello di Sylvia/Ciro è ormai lontano, la rotta, che è sconosciuta al mondo, li porterà lontano dalle finzioni e dalle parvenze di una vita senza amore, condurrà la loro creatura/poetica nella “…la ferma quiete che nasce come amabile tepore per i germogli nelle armoniose stagioni”.

 

16.08.2014

Letterature Comparate, prof. Cinzia de Rosis
Dipartimento di lettere e filosofia, prof. Attilio Beltrami



Palpito

Persistente passione di un palpito,
che importa anima mia
che sia di freddo o d’amore,
e se egli ti par solo abbaglio
forse è solo dopo uno sconnesso abbraccio,
e se l’impassibile amplesso
giunge poi sornione e indifferente
dai non ti irritare,
un tempo ad ogni tempo.

.



DIALOGO .

Un giorno nel vortice di un vento
si senti uno strano dialogo
tra la fantasia e la realtà .
“” Scusa . ma che fai ?
Non t ‘accorgi che sei ridicolo ?
Grande e grosso e
con quella pancia piena di grasso
che sembri un sacco di carne
destinato ai vermi della grande
madre terra .
Davanti a quello specchio sembri
un pavone pieno di arroganza ,
ti specchi e ti illudi di essere piacevole
a tutto ciò che ti ruota intorno ,
ma… per favore smettila ! .
Io più ti guardo e più
mi viene da ridere e anzi non
riesco proprio a concepire
tutto quel tuo atteggiamento
di uomo intellettuale
che sa tutto e di tutto .
Anzi …sai cosa ti dico
mi fai pena ,
e ora fammi il piacere di smettere
di pavoneggiati davanti allo specchio
come una femminuccia al suo primo appuntamento “”
Chi io !….
Ma perchè non ti guardi tu
i tuoi difetti ?
Tu che vivi solo per fare numero
e non sai nemmeno che numero hai ,
mi viene il sospetto che tu
sia un po’ geloso della mia vita .
Tu che credi di vivere e
invece vivi alle spalle
di gente come me ,
io ho una coscienza …
e tu ?
Si tu hai una coscienza ?
Hai un’ anima per custodire
sentimenti e emozioni ?
No !
Non credo che tu possa avere un’ anima ,
tu che sei solo una apatia senza storia
mentre io sono vero ….
io sono la realtà del mondo
mentre tu sei solo fantasia
creata dalla mente per nascondere
la vita che nasce e muore
all’ ombra di false fantasie …..

carmelo ferrè…..15/08./2014



AMORE PROIBITO.

images (7)

Avvolgimi e nascondimi
come vento impetuoso
nei tuoi leggiadri veli di desiderio ,
aspira l’ odore della mia pelle
che brucia sotto le tue dita .
Il tempo si annulla
con l’ attesa di un tremolio
che sulle nostre labbra arse
da baci ardenti si rinfrancano
nella lieve e umida nebbia .
I contorni di un sogno
scompaiono tra realtà e fantasia
e l’ abbraccio fumoso della nebbia
ci accarezza il viso rosso di passione .
Respiro la tua ebbrezza di donna ,
frizzante come bollicine di piacere
assaporo ogni battito del tuo cuore ,
bacio la pelle calda e voluttuosa
che stordisce i miei sensi ,
sapore languido come una pesca
sazia la voglia del piacere proibito .
In un abbraccio che stordisce
ogni lieve movimento dei nostri corpi
si espande oltre la nebbia dei nostri occhi ,
le nostre labbra si sfiorano ancora ,
umide come gocce di fresca rugiada
nutriamo le nostre anime
nella sazietà del nostro amore .
carmelo ferrè…..14/08/2014

i