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Letteratura Poeti Famosi



Geometrie atemporali in “SII PER ME LA FERMA QUIETE” di Ciro Sorrentino

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SII PER ME LA FERMA QUIETE dalla raccolta a “Sylvia Plath”

 

Amore mio, Tu che sei specchio

dell’eterna primavera infinita

aprimi la via nelle lastre di ghiaccio.

 

In te vincerò le inquietudini

riflesse nei fasti di questa vita

che beffa e irride il cuore che ama.

 

Invano ho cercato il tuo respiro

su questa terra selvaggia

che ha forato i palloncini festosi.

 

Prendimi nel tuo seducente volo

aprimi gli orizzonti nascosti

che le corde del cuore fanno vibrare.

 

Ah, mia amata, fammi volare

oltre le amare acque di sale

e la piena di nubi crudelmente distese.

 

Sarai le mie ali che l’aria fendono

nella grazia delle bianche vele

quando sale il rullio della tormenta.

 

In questo mondo della falsità feroce

le carezze dei tuoi eterei raggi

siano sfiori per l’anima flagellata.

 

Amore mio, sii per me la ferma quiete

che nasce come amabile tepore

per i germogli nelle armoniose stagioni.

 

15.08.2014 Ciro Sorrentino

 

Leggere, inebriarsi, sognare: Sorrentino dà la certezza che, oltre gli elementi visibili, ci sia un aldilà che rinfranca e libera da quello che lui stesso chiama “il non – tempo”.

 

Questa poesia rapisce il cuore e immerge l’anima in un mondo diverso, un mondo dove si percepiscono appena le voci sussurrate delle anime che si amano, un mondo dove fantasie policrome di colori avvolgono nella loro leggerezza.

 

L’invocazione del titolo, declamata all’imperativo, “Sii per me la ferma quiete”, è così struggente che esprime l’amore e il dolore che Sorrentino percepisce in questo “non – tempo”, una presunzione di vita che lo porta ad implorare il soccorso ed il conforto di un’anima, Sylvia Plath, della quale sa di essere la metà o il suo doppio.

 

Sembra vederlo il poeta dietro sbarre di ferro, affossato nei sotterranei di un castello, il castello vergognoso di una vita ignobile che sacrifica e uccide le aspirazioni e ogni forma di amore.

 

Ma ancor più sembra di vederlo sgomento e sfinito trascinarsi nell’inverno infinito, tra sterminati spazi dove la primavera non è ancora giunta con i suoi profumi e colori.

 

Lo scenario della primavera eterna – Sylvia Plath/Ciro Sorrentino viene anticipato, ciò che presagisce il vate è un altro spazio, la perfezione geometrica delle simmetrie, la sfera in cui tutto corrisponde, dove i sensi umani possono inebriarsi della vastità sconosciuta e stupefacente che riconduce all’eternità.

 

Di questa presagita realtà, di questi infiniti mondi e universi altri, Sylvia Plath è l’eroina, il simbolo, l’emblema assoluto cui Sorrentino rivolge tutto il suo impetuoso mare di emozioni infinite.

 

A questa donna divina, nucleo stesso dell’universo o degli universi tutti, Sorrentino va con speranza e fede, il poeta sembra quasi che abbia fissato il suo timone, perchè nell’unicità della direzione scelta, seguirà la rotta già prestabilita dall’anima di Sylvia Plath.

 

Ricordando il Sorrentino poeta delle fate, ci sembra di poter dire che adesso ha finalmente trovato la sua fata, la creatura angelica da lui sempre descritta nella magnificenza di versi incantevoli.

 

In Sylvia Plath, più volte indicata come luce di un faro che non teme le nebbie delle tempeste, il poeta sa che risorgerà vivo, sa che spariranno i dubbi e le perplessità, sa che la turpitudine di una vita che non regala emozioni, e che piuttosto fagocita tutto come un mostro insaziabile, scoppierà; sa che nella deflagrazione salteranno i cardini di tutte le pesanti porte, i mantelli di piombo che lentamente uccidono e trascinano nella polvere rivoltata da venti burrascosi e gelidi.

 

Stupenda l’immagine del poeta, un Peter Pan con il suo palloncino: potremmo sostituire la similitudine e richiamare l’immagine dell’aquilone, altrove descritto da Sorrentino, un aquilone che attende le delicate e svelte brezze che danno sollievo, trasportando la mente lontano dalle ceneri di un mondo ricoperto di rocce appuntite, di schegge che saltano in ogni dove forando l’anima e i pensieri, “…i palloncini festosi…”.

 

L’invocazione sale, diventa più calda, emozionante, il poeta che ha lungamente cercato Sylvia Plath, ora che l’ha trovata (in sè, nelle profondità della sua coscienza, dove l’immensità dell’anima della poetessa statunitense aveva trovato riparo) vuole volare in lei, con lei, per lei: vuole poter attraversare le porte del non – tempo per fissare e fissarsi nelle atmosfere di nuovi cieli, dei veri cieli, da sempre nascosti agli occhi di chi non vuole vedere o perchè non sa vedere.

 

Il suo cuore, che ormai si è fuso con quello di Sylvia Plath, non è più ancorato allo squallore di questa terra, insignificante granello di sabbia nell’oceano di nebulose – direbbe Sorrentino -.

 

Il suo cuore batte e s’infiamma per vincere l’amarezza di questa non – vita, si batte e s’infiamma per liberarsi dalle torbide acque che sanno di acredine e sofferenza, perchè a loro volta scaturite da una pioggia acida, fatta di solitudine e dilagante pena.

 

L’immagine successiva è a dir poco magnifica, sembra di vedere ormai la trasparenza di un etereo corpo alato (Ciro/Sylvia) che muove le ali: ali che vibrano e fremono all’unisono, come per alimentare dolci venti, quelli che faranno muovere la nave della salvezza.

 

Il viaggio, un viaggio che potrà far assaporare la meraviglia dell’eterno, l’infinità di una quiete d’amore che si allontana, fiera e vincente, dal “…rullio della tormenta…”.

 

Il vascello di Sylvia/Ciro è ormai lontano, la rotta, che è sconosciuta al mondo, li porterà lontano dalle finzioni e dalle parvenze di una vita senza amore, condurrà la loro creatura/poetica nella “…la ferma quiete che nasce come amabile tepore per i germogli nelle armoniose stagioni”.

 

16.08.2014

Letterature Comparate, prof. Cinzia de Rosis
Dipartimento di lettere e filosofia, prof. Attilio Beltrami

This entry was posted on sabato, agosto 16th, 2014 at 16:15 and is filed under Articoli. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.

6 Commenti

  1. Attilio Beltrami Scrive:

    https://www.youtube.com/watch?v=H9AT_JJQ74w

    ... on July agosto 16th, 2014
  2. Cinzia de Rosis Scrive:

    Ciao Ciro,
    se Edward ha ritagliato dal ghiaccio la figura della sua amata, tu l’hai scolpita nel verbo eterno e di lei vai nutrendoti.
    Un bacio,
    Cinzia de Rosis

    ... on July agosto 16th, 2014
  3. Giusy 72 Scrive:

    Meravigliosa figura della “creatura/poetica ” che sorge eterna nella “trasparenza di un etereo corpo alato (Ciro/Sylvia)”.
    Giusy 72

    ... on July agosto 16th, 2014
  4. Ciro Sorrentino Scrive:

    Grazie anche a nome di Sylvia Plath.

    http://www.youtube.com/watch?v=jbdPUiih020

    ... on July agosto 16th, 2014
  5. feola raffaele Scrive:

    Che bello leggervi, siete superbi è difficilmente si rimane insensibili all’opera di Ciro e dei suoi recensori. Davvero grandi …..tutti…..Lele Feola

    ... on July agosto 17th, 2014
  6. G&R Scrive:

    Amo leggere le tue poesie bravissimo non mi annoio mai!!!!!!

    Alla prossima poesia

    ... on July aprile 1st, 2015

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