Sempre.

 

 

 

È molto che vivo

mentre il tempo

Passa ,

un sogno

è la mia  illusione

non sono solo

 veloce

come i giorni del verdetto

è l’ansia del mio animo

che mi conduce ancora.

 

Scorre e scorre

la mia idea romantica

il mio letargo accidentale

il mio cuore di piombo

il mio sentimento buono.

 

Non guardarmi con rabbia

uccidi i tuoi sogni

domani risvegliati

acceca l’avvoltoio

lei era bella

finito l’amore

rimasi a pensare.

 

Non c’è più ricordo

l’ufficio è chiuso

il traffico e immenso

amore e patria

il vicolo è distrutto

uscirò dalla porta del retro.

 

Il fastidio del Lunedì

il carro funebre

il matrimonio

e la messa provvisoria

volevo essere invincibile

ma rimasi in sospeso.

Il  tuo  gioco silenzioso

la mia amica d’infanzia

sette anni che non ti vedo

mi sembri diversa cambiata

piena d’umorismo.

 

Vado in fondo

sette tragitti

quattro serpenti a sonagli

amami sarò come ieri

l’uomo di sempre.



Ad un vecchio poeta

Omaggio silenzioso

a chi nella sofferenza ha sempre detto no

al patimento senza valore. 

Doveroso rispetto

a chi l’estro poetico ha donato

per incoraggiare

gli sconfitti già prima di esserlo.

Dono semplice

a chi l’uomo ha scrutato 

nel profondo dell’animo

per amarlo

e gli autentici valori fargli scoprire. 

Sentimento profondo

a chi cultura con modestia ha armonizzato.



STRUTTURA E FORMA POETICA

NEBBIOSO FUTURO

 

Una rovinosa penombra

stringe il presente,

e, fugato il sogno,

presto il vespro

avvolge la vita.

 

Spacca emozioni

questo tremore,

e nuovi riverberi,

polverizzati istanti,

squarciano il cuore.

 

L’esile sogno,

ormai fiaccato

dall’arido refolo,

smorza e sprofonda

l’improbabile incanto.

 

Il tormento smanioso,

dall’amore spuntato,

esaspera ancora 

rigido affanno

e altro pianto.

 

Desolato è l’avvenire,

annebbiato domani

nel fumo svanito,

smentito affetto

già sbriciolato.

 

(13.01.2011, Ciro Sorrentino)

 

 Il titolo stesso è già significativo di un atteggiamento di amaro disincanto, dovuto all’assenza di una prospettiva certa che dia consistenza ad una realtà che si scopre subito come un “nebbioso futuro”.

 

Tale disillusione nasce da una gravosa “forzatura” che il tempo della realtà esercita sulle inutili attese di un giorno migliore: “una rovinosa penombra stringe il presente,…”.

In effetti, l’oscurità ha presto  ipotecato la possibilità di scoprire un altrove in cui trovare riparo e conforto al dolore provocato dalle inutili macerie che atterriscono il cuore: “…e, fugato il sogno, presto il vespro avvolge la vita”.

 

Presto si apre un orizzonte ostile all’uomo: “…e nuovi riverberi polverizzati istanti, squarciano il cuore”.

 

Ma proprio questo passaggio determina la condizione necessaria perché possano apparire i “fantasmi” di un mondo “altro” rispetto all’angoscia, a “questo tremore,…” che “spacca emozioni”.

 

 È una visione che non ha nulla di consolatorio, e che chiarisce in modo esaustivo la tragica condizione esistenziale dell’uomo contemporaneo.

 

 Questa poesia esprime il chiuso della condizione umana, franata in quello che è “l’esile sogno, ormai fiaccato dall’arido refolo,…”.

 

Una visione pessimistica dell’esistenza per la quale “l’improbabile incanto” è un abbaglio, un salto nel buio dell’indistinto che “smorza e sprofonda” in un vuoto che nega per sempre ogni possibile opzione di scelta e di libera adesione ad un seppur fugace inganno.

 

L’accettazione della realtà umana lascia una gelida e asettica calma nel cuore del poeta che vede la sua vita come un lento ed inesorabile franare in uno stato di irrisolvibile e perenne inquietudine: “il tormento smanioso,dall’amore spuntato,…”

 

Ed esprime ancora l’incertezza, la mancanza di ogni verità trascendente, sì che dice: “esaspera ancora rigido affanno e altro pianto”.

 

Ma è nella conclusione che si scopre un dolore senza fine per una mancata adesione alla vita e al sentimento che di essa conserva il poeta: “desolato è l’avvenire, annebbiato domani nel fumo svanito,…”.

 

Ma poi, a ben guardare, tutta la poesia, più che a descrivere il presente o il futuro, è volta a ricordare il passato: “…smentito affetto già sbriciolato”.

 

 È in questo inciso rivelata l’immagine di donna emergente dalla memoria, un’immagine deformata, degradata, smaterializzata come un ricordo che sembra non appartenere più al cuore.

 

Dunque il passato che amiamo è immutabile, ma il trascorrere degli anni ormai lo deforma e, non potendo esso rivivere, non può svolgere nessun ruolo consolatorio rispetto al presente.

 

A un livello più alto invece, la lirica esprime la ribellione dell’uomo contemporaneo verso della realtà presente inadeguata a fornire  una benché minima possibilità di riconoscersi in qualcosa e quindi di recuperare la propria individuale storia, di protesta contro la fuga inarrestabile del tempo.

 

 Dipartimento di Lettere e Filosofia, prof. Attilio Beltrami



Fine

All’ombra

ormai tutto appare

forse non sei mai esistito

confuso sentimento.

Ti accompagni a colei

che invece sempre alla luce

ha vissuto.

Ora la sottrai

a chi sempre l’ha amata

e con te vano sentimento

la trascini ancora colma di vita.



AMICA E NEMICA .

Amica e nemica
ecco chi sei tu ,
lo celo nei miei pensieri ,
non posso gridarlo al cuore e
tra mille illusioni
di uno specchio rotto
nascondo il mio viso
rigato di lacrime .
Amica e nemica
ecco cosa sei tu ,
ma cosa vuoi che ti dico
se questo stupido cuore
si è innamorato pazzo
del tuo ragazzo ,
ti vedo tutti i giorni e
ogni attimo dei tuoi sguardi
che mi doni
io rivedo in essi i suoi sorrisi ,
sei spontanea nell’ amicizia
che provi per me e
io rigrazio Dio di avermi
fatto conoscere te .
Amica e nemica ,
amica nell’ amicizia sincera e pura ,
nemica nell’ amore inviolabile ,
sorrido e scherzo con te ma
nella parte del mio IO
sono maledettamente gelosa di te ,
il mio cuore non capisce o
forse sono io che non voglio
comprendere  ciò che provo
per il tuo ragazzo è sbaglato .
Amica e nemica 
ecco cosa sei tu ,
amica della mia coscienza ,
nemica del mio cuore ,
ma ti voglio un sacco di bene …….
    carmelo  ferrè……20/05/2012 



Ancora in me si effonde amore

All’avida morte ghermitrice
che non risparmia uomini affetti e cose
Amore perituro ti ho strappato
nella serra degli ideali ti ho preservato
in un verso o in una lettera ti ho reso immortale.
Ah il tuo esordio nell’innocenza dell’età
quando l’animo la soglia dei sogni varcava:
altro diceva la vita, altro ci sostentava
mia confusione di indistinte emozioni!

Sola uscita di una caverna cieca
ombra d’ali sulla terra, gonfiore d’anima
arco di volta celeste su te sostenni il cuore.
A prima vista dopo un incrociarsi di sguardi
o appostato e in attesa di maturare di eventi
dietro una cornetta o accompagnato da un fiore
tra scocchi di rossore con te declamai
or come scolaretto alla prima recita
or come un vecchio serioso adulatore.

Magico sublime, in cerca di un posto sicuro
che sfamasse il cuore a crampi di affetto,
compagno mi restavi se all’alba di una speranza
tradita e offesa solo mi trovavi.
Quanto mi desti e quanto per te donai
quanti gli echi e i timbri della tua gamma:
mai parvenza ingannevole in me regnasti.

Tu perdoni, capisci, sollevi, soccorri
bagliore o fuoco dai luce e riscaldi
dove gli altri due falliscono
terzo occhio affondi e penetri
con sorriso corteggi cuori ritrosi
spaventati indecisi rassicuri.
Solo tu splendi nella notte nera
quando un buio grasso sovrasta
rovine di anni e di illusioni
sempre te fischio se annuso il nulla
o trabocca nera malinconia e si sparge .

Corrimano rassicurante
pur incanutito a te mi aggrappo a volo
per vincere il terrore di sfracellarmi
percorrendo stanco e deluso
il teso filo sospeso della vita.