STRUTTURA E FORMA POETICA

NEBBIOSO FUTURO

 

Una rovinosa penombra

stringe il presente,

e, fugato il sogno,

presto il vespro

avvolge la vita.

 

Spacca emozioni

questo tremore,

e nuovi riverberi,

polverizzati istanti,

squarciano il cuore.

 

L’esile sogno,

ormai fiaccato

dall’arido refolo,

smorza e sprofonda

l’improbabile incanto.

 

Il tormento smanioso,

dall’amore spuntato,

esaspera ancora 

rigido affanno

e altro pianto.

 

Desolato è l’avvenire,

annebbiato domani

nel fumo svanito,

smentito affetto

già sbriciolato.

 

(13.01.2011, Ciro Sorrentino)

 

 Il titolo stesso è già significativo di un atteggiamento di amaro disincanto, dovuto all’assenza di una prospettiva certa che dia consistenza ad una realtà che si scopre subito come un “nebbioso futuro”.

 

Tale disillusione nasce da una gravosa “forzatura” che il tempo della realtà esercita sulle inutili attese di un giorno migliore: “una rovinosa penombra stringe il presente,…”.

In effetti, l’oscurità ha presto  ipotecato la possibilità di scoprire un altrove in cui trovare riparo e conforto al dolore provocato dalle inutili macerie che atterriscono il cuore: “…e, fugato il sogno, presto il vespro avvolge la vita”.

 

Presto si apre un orizzonte ostile all’uomo: “…e nuovi riverberi polverizzati istanti, squarciano il cuore”.

 

Ma proprio questo passaggio determina la condizione necessaria perché possano apparire i “fantasmi” di un mondo “altro” rispetto all’angoscia, a “questo tremore,…” che “spacca emozioni”.

 

 È una visione che non ha nulla di consolatorio, e che chiarisce in modo esaustivo la tragica condizione esistenziale dell’uomo contemporaneo.

 

 Questa poesia esprime il chiuso della condizione umana, franata in quello che è “l’esile sogno, ormai fiaccato dall’arido refolo,…”.

 

Una visione pessimistica dell’esistenza per la quale “l’improbabile incanto” è un abbaglio, un salto nel buio dell’indistinto che “smorza e sprofonda” in un vuoto che nega per sempre ogni possibile opzione di scelta e di libera adesione ad un seppur fugace inganno.

 

L’accettazione della realtà umana lascia una gelida e asettica calma nel cuore del poeta che vede la sua vita come un lento ed inesorabile franare in uno stato di irrisolvibile e perenne inquietudine: “il tormento smanioso,dall’amore spuntato,…”

 

Ed esprime ancora l’incertezza, la mancanza di ogni verità trascendente, sì che dice: “esaspera ancora rigido affanno e altro pianto”.

 

Ma è nella conclusione che si scopre un dolore senza fine per una mancata adesione alla vita e al sentimento che di essa conserva il poeta: “desolato è l’avvenire, annebbiato domani nel fumo svanito,…”.

 

Ma poi, a ben guardare, tutta la poesia, più che a descrivere il presente o il futuro, è volta a ricordare il passato: “…smentito affetto già sbriciolato”.

 

 È in questo inciso rivelata l’immagine di donna emergente dalla memoria, un’immagine deformata, degradata, smaterializzata come un ricordo che sembra non appartenere più al cuore.

 

Dunque il passato che amiamo è immutabile, ma il trascorrere degli anni ormai lo deforma e, non potendo esso rivivere, non può svolgere nessun ruolo consolatorio rispetto al presente.

 

A un livello più alto invece, la lirica esprime la ribellione dell’uomo contemporaneo verso della realtà presente inadeguata a fornire  una benché minima possibilità di riconoscersi in qualcosa e quindi di recuperare la propria individuale storia, di protesta contro la fuga inarrestabile del tempo.

 

 Dipartimento di Lettere e Filosofia, prof. Attilio Beltrami

This entry was posted on lunedì, giugno 4th, 2012 at 20:30 and is filed under Articoli. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.

1 Commenti

  1. Ciro Sorrentino Scrive:

    Grazie amico mio per la tua attenta analisi.
    Ciro Sorrentino

    ... on July giugno 8th, 2012

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