SU LE STRADE DEL MONDO .
………. PREMESSA ::: L’ ANIMA E’ UN POZZO SENZA FONDO
CHE NASCONDE TUTTI I NOSTRI PENSIERI
MENTRE IL CUORE VIVE I MOMENTI PIU’
BELLI DELLA NOSTRA VITA :::::: ……..
VADO PER LE STRADE DI UN MONDO SCONOSCIUTO
SOTTO UN CIELO CHE APPARTIENE A VAGABONDI
SENZA PATRIA E SENZA BANDIERE ,
DIETRO OGNI CESPUGLIO DI ROVO
VEDO UOMINI CHE RIDONO AL DESTINO INFAME ,
A OGNI ANGOLO DI STRADA
VEDO DONNE CHE VENDONO LA LORO ANIMA ,
MA IO VOGLIO VIVERE PER CONOSCERE LA FELICITA’
PER AMARE LA MIA DONNA
ALLA LUCE DI UN SOLE TUTTO MIO .
HO I PIEDI STANCHI , MA HO ANCORA MOLTA STRADA DA FARE ,
SENTO CHE RISCHIO DI FINIRE I MIE GIORNI
SENZA AVER COSTRUITO NULLA DI REALE
IN QUESTO MONDO PIENO DI OSCENITA’ DI NUDO FEMMINILE ,
CAMMINO , CONTINUO A CAMMINARE
SU LE STRDE BAGNATE DI LACRIME E DOLORE
E … SO’ BENE CHE NESSUNO CONTERA’ I KM .
SONO SENZA SOLDI PER PAGARMI UN PO’ D’ AMORE
MA HO L’ ANIMA LASCIATA IN LIBERTA’
PER VIVERE UN ‘ ALTRO GIORNO DI SPERANZA ,
CAMMINO ANCORA , MI SENTO STANCO ,
SULLA STRADA PIENA DI POLVERE UNA CHIESA
DESERTA E SILENZIOSA RINFRESCA IL MO CORPO ,
FORSE MI RIPOSERO’ IN QUELLA CHIESA ;
SENTO ODORE D’ INCENSO E VEDO UNA LUCE TENERA ,
MILLE CANDELE ACCESE SULL’ ALTARE SALUTANO
IL MIO SEGNO DI CROCE ,
QUELLE MILLE CANDELE SEMBRANO MILLE STELLE
LE STESSE STELLE CHE HO IO IN TASCA
MA LE MIE NON SONO ACCESE PER NESSUNA SPERANZA
L’ UNICA SPERANZA CHE MI RESTA E’ LA LIBERTA’ .
HO BRUCIATO ANCHE LE ULTIME VERITA’
CHE NON MI DAVANO ALC UNA SODDISFAZIONE E
PER NON ILLUDERMI HO DIMENTICATO DIO ,
NON E’ STATO FACILE PER ME TAGLIARE I FILI
CHE ATTORCIGLIAVANO L’ ANIMA ,
HO ABBATTUTO ALBERI RICCHI DI RAMI
PER POTERMI SCALDARMI NELLE LUNGHE SERE D’ INVERNO :
E VOI ORA NON POTETE ODIARMI PER QUESTO ,
NON L’ AVRESTE TAGLIATI ANCHE VOI PER RISCALDARVI ?
CONTINUO LA MIA STRADA ,
SENZA RIMPIANTI , SENZA ODIO PER NESSUNO ,
IO …. NON SONO NATO PER MORIRE DA SCHELETRO ,
IO VIVO DI SPERANZE CHE IL MONDO NON DA’
O MUOIO PER DISPERAZIONE DI UN GIORNO SENZA SOLE !!!!!!!!!!
carmelo ferrè 05/03/1981
UN AMORE SENZA TEMPO.
PRIMA DI CONOSCERTI GUARDAVO
IL CIELO STELLATO SENZA AMORE ,
ORA SONO LE STELLE CHE GUARDANO
L’ IMMENSITA’ DEL MIO AMORE PER TE ,
IL PRIMO PENSIERO MI SVEGLIA E
SUBITO VOLA A TE ,
A TE CHE SEI LA SORGENTE PIU’ PROFONDA
E LIMPIDA DELLA MIA VITA .
SEI TU CHE DAI RITMO A QUESTO MIO CUORE
E MI PERDO NELL’ INFINITA’ DEL CIELO
QUANDO ASCOLTO IL SUONO DELLA TUA VOCE ,
UDIRE E CATTURARE LE TUE SUSSURATE
FRASI D’ AMORE ,
ASCOLTARE SUL MIO PETTO IL BATTITO
LIEVO E LEGGERO DEL TUO PICCOLO CUORE .
CARPIRE E PERCEPIRE TRA IL SOFFIO DEL VENTO
IL TUO LIEVE SOSPIRO ANCHE SE NON MI SEI ACCANTO ,
L’ AMORE CHE BRILLA NEI MIEI OCCHI E’ SOLO PER TE
E QUESTO SENTIMENTO CHE ALBEGGIA SULLE MIE LABBRA
NON HA NE CONFINI NE LIMITI PER LA TUA ANIMA
CHE MI AMA NEI SILENZIOSI OCCHI TUOI ,
FINO A QUANDO AVRO’ RESPIRO ,
FINO A QUANDO I MIEI OCCHI GUARDERANNO IL TUO VISO ,
FINO A QUANDO L’ ETERNITA’ CI CIRCONDERA’
NEL SUO SPLENDORE IO TI AMERO’ .
E QUANDO UN GIORNO NON CI SARANNO PIU’ PROMESSE
IO CONTINUERO’ AD AMARTI PIU’ PROFONDAMENTE E
NELL’ ETERNITA’ DI AMOREVOLE CAREZZE DARO’
RESPIRO AL NOSTRO AMORE ,
NEL TEMPO SARO’ UNA STELLA E NELLA SUA LUCE
BRILLERA’PER SEMPRE TUTTO IL NOSTRO AMORE .
E SE PER CASO UN GIORNO NELLA MIA MENTE
NON TI TROVO PIU’, SAPPI CHE QUESTO AMORE
SI TRASFORMERA’ IN UNA FORZA UNIVERSALE
PER RIPORTARTI ANCORA ACCANTO A ME ,
PER POTERTI DI NUOVO VEDERE IL TUO VOLTO
MI AIUTERANNO I RICORDI E VIVRO’
DELLE EMOZIONI CHE DONAVI AL MIO CUORE
E TI RIPORTERANNO DI NUOVO ACCANTO A ME ,
MA SE MI AMI AL DI LA’ DI OGNI LUOGO ,
SE MI AMI PER OGNI ISTANTE DEL MIO RESPIRO
NON DEVI AVERE PAURA DI SOFFRIRE PER AMORE ,
PERCHE’ TU LO SAI QUESTO AMORE PER TE
DURERA’ FINCHE’ TU ESISTI PER ME .
NON TI CHIEDO NULLA , A ME BASTA SOLO IL TUO AMORE ,
TI AMO COSI’ COME SEI , SEMPLICE NEI TUOI SPONTANEI BACI ,
TI AMO , TI AMO , TU SEI L’ ARIA CHE RESPIRO ,
TU SEI IL BATTITO DEL MIO CORPO CHE NON HA TEMPO ,
TU SEI IL SORRISO DI UN AMORE SENZA TEMPO ,
DEL MIO TEMPO CHE NON HA TEMPO DI MORIRE …….
carmelo ferrè…….12/02/2012
RIVERBERO D’UN SUONO D’AMORE
Giunse nuova pioggia
sulla mia terra
già inondata
dai copiosi rivoli
di ogni altra illusione.
Allora sognai un cenno
e sostai in attesa
perché l’acceso verso
della tua fantasia
avvolgesse ogni finzione.
Presto un’eterea fiamma
sfumò le tenebre
e il tuo fascino divampò
in puri frammenti
per un azzurro orizzonte.
La dolcezza ci prese
e sospirando
salvammo l’amore
nel volo disperato
di un infattibile arabesco.
Così restammo in eterno
decisi a donare
il nostro tramonto
al quieto e fresco buio
riverbero d’un suono d’amore.
23.07.2012 Ciro Sorrentino
Mitografia, topologia, visione del mondo in “SENZA RIPARO TRA FUMOSE SCIE” di C. Sorrentino
“SENZA RIPARO TRA FUMOSE SCIE”
Ascolto, intuisco, spero…
disperatamente mi fermo.
Sono superstite
in questo smisurato tormento.
M’assale l’ultimo rimpianto
nella stasi dell’avvilente presente.
Imperversano lusinghe, fremiti, slanci,
sconcertante disordine.
Sopravanza l’esorbitante dolore
sulla desolata riva.
Nel fiume prosciugato dall’ardente attesa
brillano fredde lastre taglienti.
Rabbrividiscono i giorni
nei solchi del tempo.
Aspiro, ardisco, bramo…
ancora mi lancio.
Come sogni infranti
restano le vele tese dal vento.
Vibrano le povere emozioni
tra sinistri cerchi.
Imploro, rimpiango, smanio…
pretendo l’impossibile incanto.
Suggestioni di vario frangente
tra vorticose onde.
Stringo una fragile sfera
la rivolgo al bagliore del cielo.
Si frangono i riflessi
nel nero delle taglienti rocce.
S’estingue il fuoco
scomposto da beffardi sbuffi.
Estrema nostalgia
il peso spacca la fragile argilla.
Muoiono le stille della fantasia
nelle distanze del tempo.
Sono in questa realtà
e fluttuando vago…
L’oscurità sferra i suoi colpi
penetrando con sprezzo tremendo.
La coscienza
è lacerata dal fitto sgomento.
Brucia confusa la vita
nell’inganno delle plagianti catene.
Sono solo… Abbandonato e solo
privo d’un pensiero felice.
Oh mia spenta e perduta speranza…
Sono incolta terra
nessun fiore nascerà alla vita.
01.07.2011 CIRO SORRENTINO
IL TEMA FONDAMENTALE DI QUESTA LIRICA È RACCHIUSO GIÀ NEL TITOLO.
SI AVVERTE UN SENSO DI ANGOSCIOSA SOLITUDINE DELL’UOMO CHE, ACQUISITA COSCIENZA DEL TRAMONTO DELLE ILLUSIONI, SI RITROVA NELLO SPAZIO DI UNA TOTALE INCERTEZZA.
L’INIZIO SEMBRA PRESAGIRE UN CAMMINO PIÙ AGEVOLE, “ascolto, intuisco, spero…”, MA SI TRATTA DI UNA PROSPETTIVA SUBITO NEGATA DALLA SUCCESSIVA AFFERMAZIONE, “disperatamente mi fermo”.
TALE BLOCCO SEMBRA SCATURIRE DALL’AVER PERCEPITO, “ascolto…” E “…intuisco…”, CHE CI SI TROVA DI FRONTE AD UN FRASTORNANTE E PESANTE OSTACOLO, AL QUALE L’IO PROVA, “…spero…”, DI OVVIARE PER FUGGIRE UNA SOLITUDINE SENZA RIPARO.
“sono superstite in questo smisurato tormento”:
È UN ATTO DI ACCUSA VERSO UNA REALTÀ CHE PRIMA ILLUDE E POI DISILLUDE. E SUBITO SEGUE LA SFIDUCIA VERSO LE DIMENSIONI SPAZIO-TEMPORALI:
“m’assale l’ultimo rimpianto nella stasi dell’avvilente presente”
E’ COME SE IL QUOTIDIANO ESISTERE, IN UN BLOCCO SENZA SOLUZIONE CONDUCA AD UNA MALINCONIA CHE IRRETISCE NELLA VORAGINE DEI DOLOROSI PENSIERI.
UN PASSO MOLTO SIGNIFICATIVO DI QUESTA LIRICA, CHE È DOLOROSO E SOFFERTO CANTO, È COMPRESA IN QUESTO INCISO:
“imperversano lusinghe, fremiti, slanci, sconcertante disordine”
SI AVVERTE UN MALESSERE DI FONDO CHE SEGNA L’ESISTENZA DELL’INDIVIDUO CHE SI RITROVA SCONVOLTA ALL’APRIRSI DI SENSAZIONI CHE S’INTRECCIANO CORRENDO VERSO SENTIERI IMPERSCRUTABILI ED INACCESSIBILI, LO “sconcertante disordine”.
STUPENDO IL VERSO:
“sopravanza l’esorbitante dolore sulla desolata riva”
È UNA SITUAZIONE EVOCATIVA DI UNA STORIA D’ANGOSCIA PREGRESSA, SULLA QUALE L’ASIMMETRIA DELLA CATEGORIE DELLO SPAZIO E DEL TEMPO SI ACCANISCE COME UN CICLONE CHE RECIDE OGNI BARRIERA PER CONTRARRE L’ANIMO, FACENDOLO PRIMA IMPLODERE E SUCCESSIVAMENTE CENTRIFUGARE IN UNA MIRIADE DI DESOLATE STRADE, QUASI UN LABIRINTICO E VORTICOSO DISPERDERSI NELLE ZONE PIÙ OSCURE ED INESPLORATE DELL’UNIVERSO.
“nel fiume prosciugato dall’ardente attesa brillano fredde lastre taglienti”:
SI PERCEPISCE UN’INDETERMINATEZZA CHE ACCENNA ALLE FORME DI UNA DISARTICOLAZIONE GENERALIZZATA E DI UNA DISARMONIA SENZA RIPARO.
TUTTO SEMBRA PERDERSI IN UN VUOTO SCONFINATO DOVE SEMBRA ASSENTE OGNI PUNTO DI RIFERIMENTO PER ADERIRE A UNA QUALCHE POSSIBILE SPERANZA.
E SUBITO DOPO, NEL SUCCESSIVO VERSO, PERENTORIO COME EVENTO SENZA REVOCA, PROROMPE L’ANGOSCIANTE PRESA D’ATTO D’UNA PENA IRREVERSIBILE ED IRRISARCIBILE, UNA PENA PROVOCATA DALL’INESORABILE TRASCORRERE DI UNA STORIA DEFRAUDATA E LOGORATA DAL “…tempo” :
“rabbrividiscono i giorni nei solchi del tempo”
PASSANDO OLTRE IL PROLOGO, SI AVVERTE UNA BREVE APERTURA ESULTANTE RIVOLTA A RICORDARE LA CONDIZIONE PASSATA D’UN TEMPO FELICE:
“aspiro, ardisco, bramo… ancora mi lancio”
SEGUE PERÒ IMMEDIATA UN’IRREVOCABILE TORSIONE SPAZIALE E TEMPORALE, UN’ESCLUSIONE DIMENSIONALE CHE PRECIPITA OGNI FEDE IN UN BUIO INFINITO:
“come sogni infranti restano le vele tese dal vento”
AL CADERE DELLA SPERANZA, RIMANE SOLO UNA SCELTA AL POETA QUELLA DI TUFFARSI NEL MARE DELLE SUE EMOZIONI, CORRENDO CONTRO UN’ALIENANTE E SQUALLIDO PRESENTE, CHE SI SCOPRE COME ASFISSIANTE E LABIRINTICO CERCHIO:
“vibrano le povere emozioni tra sinistri cerchi”
QUELLI CHE SEGUONO SONO I VERSI PIÙ DOLENTI DELLA LIRICA, QUELLI CHE FANNO COMPRENDERE ALL’UOMO CHE NON C’È ALTERNATIVA AL TORMENTO DELL’ “impossibile incanto”:
“imploro, rimpiango, smanio… pretendo l’impossibile incanto”
“suggestioni di vario frangente tra vorticose onde”
SI AVVERTE L’INCEDERE DI UN TEMPO STORICO, INTIMO ED OGGETTIVO CHE NULLA CONCEDE E CHE TUTTO IRRIDE, UN TEMPO CHE PROVA A FUGARE E SMANTELLARE OGNI PROBABILITÀ DI ALLONTANARE L’ORRIDO VERO, L’ASSURDITÀ DI UNA REALTÀ CHE PIETRIFICA ED IRRETISCE L’ESSERE:
“stringo una fragile sfera…”, CHE SI FRANTUMA OBLIANDOSI “…nel nero delle taglienti rocce”
UNA VISIONE PESSIMISTICA DELL’ESISTENZA PER LA QUALE SI DETERMINA UN SALTO NEL BUIO DELL’INDISTINTO CHE NEGA PER SEMPRE OGNI POSSIBILE OPZIONE DI SCELTA E DI LIBERA ADESIONE ALLA VITA.
UNA CONVINZIONE CHE ESPRIME ANCORA L’INCERTEZZA, LA MANCANZA DI POTER COGLIERE UNA QUALCHE VERITÀ TRASCENDENTE, SÌ CHE DICE:
“s’estingue il fuoco scomposto da beffardi sbuffi.”
LA MALINCONICA SOFFERENZA E IL TORMENTO NASCONO DA UNA IMPIETOSA ED OSCURA ZAVORRA, OGGETTIVATA DA UN IMPLACABILE ED INVALICABILE CONFINE, IL PRESENTE:
“estrema nostalgia il peso spacca la fragile argilla”
AVVIENE, DI FATTO IL MATERIALIZZARSI DI UNA ROVINOSA ESISTENZA PER L’INDIVIDUO SOLO E DISAIUTATO:
“muoiono le stille della fantasia nelle distanze del tempo”
D’ALTRA PARTE, L’OSCURAMENTO DEL SOGNO È SOLO IL TRISTE SCENARIO CHE ANTICIPA IL VERO DRAMMA CHE SI CONCRETIZZA NEI TERMINI DI UN DISAGIO PSICOLOGICO E MORALE:
“sono in questa realtà e fluttuando vago…”
È UNA DIMENSIONE PROSPETTICA RIVELATRICE DELLA TRAGICA CONDIZIONE ESISTENZIALE DELL’UOMO CONTEMPORANEO, CUI NON RESTA ALTRA SCELTA SE NON QUELLA DI VEDERSI LOGORARE SENZA SCAMPO:
“l’oscurità sferra i suoi colpi…” SULLA “…coscienza …lacerata dal fitto sgomento”, PROCURATO DALL’ “inganno delle plagianti catene”
LA SQUALLIDA REALTÀ, “…le plagianti catene”, SUBITO NEGA RIPARO E CONFORTO AL DOLORE CHE ATTERRISCE IL CUORE, E NON CONCEDE CHE UN’AGGHIACCIANTE CONSAPEVOLEZZA, QUELLA DI TRASCINARE LA PROPRIA ESISTENZA.
È DUNQUE, ANCORA UNA VOLTA, IL TEMPO DELLA REALTÀ CHE ORIGINA UN SALTO NEL BUIO DELL’INDISTINTO, IN UNA DIGRESSIONE CHE NEGA OGNI POSSIBILE ADESIONE AD UN’EMOZIONE FELICE.
E QUESTA SITUAZIONE PROCURA UN GELIDO BRIVIDO AL POETA CHE HA COMPRESO CHE È INEVITABILMENTE “… solo…”, SENZA “…speranza…” DI RINASCITA:
“sono incolta terra nessun fiore nascerà alla vita”
QUANTO DETTO EQUIVALE A SIGNIFICARE CHE LA VITA SI STEMPERA IN UNO STATO DI IRRISOLVIBILE E INCESSANTE TREPIDAZIONE.
È IN TALE TRAGICO FINALE CHE SI LIBERA UN’AMAREZZA TERRIBILE PER LA FALLITA PARTECIPAZIONE ALLA VITA.
IN EFFETTI, ANCHE LA NATURA ABBANDONA IL CUORE COME “incolta terra”, E L’ANIMA DIVENTA UN’IMMENSA PIANA DESERTA E DESERTIFICATA DALL’INCONSISTENZA DEL TEMPO OGGETTIVO.
20/07/2012 Letterature Comparate, prof. Cinzia de Rosis
Quelle assenze nell’essenza del Nulla
Utopia mera è l’essenza del giardino
dove il Nulla regna non fiori né profumi
non colori nulla assente la materia
nessun atomo solo ombre vane leggere
sconosciute false figure da lontano
qui dalla mente insana proiettate
uccelli piante cose persone tutto
inerte nel tempo che non scorre
fisso nel vuoto senza vita senza morte
come non avanzano le stagioni
nell’assenza del buio e della luce
è negato quel che vive nel giardino
dove soffia il vento del Tutto della vita
i sentimenti vari le emozioni forti
nessuno ama come non odia alcuno
non vi è gioia come non v’è dolore
Mera utopia questo giardino strano
dove il Nulla accanto a ombre regna.