L’altare.

L’altare.

E’ spoglio questo altare mia cara,
non vedo croci, ne coppe dorate,
e non vi sono bianchi tessuti ricamati
da perpetue devote,
come può il prete officiare
la Santa Messa, parlar di te
e del tuo amore per il nostro buon Dio.

Vagheggiante è il pensar
alla vita ed alla morte,
l’uomo abbietto strugge e degrada,
ma non uccide,
colpisce e ferisce,
e le lacerazioni son sanguigne,
e pur caldeggia il perfido
mendace amore nell’antico sognare.

Il Giuda ingannatore partecipa
alla dolente armonia
del tuo inebriante imbroglio,
bendato dal suo velo nero
e diletto dal falso proporsi,
ma il grande traghettatore Caronte
è in attesa e impreca,
egli è impaziente del tuo arrivo,
tu e la tua fatale euforia
vivrete l’incubo del girone Dantesco,
nella bolgia degli ipocriti
e dei seminatori di discordie.

Raffaele Feola.

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Gli Spergiuri.

Gli spergiuri.

Dimmi vita chi è il folle che non ebbe coraggio
a vivere in un sogno tanto ardito quanto alienato,
son matto ma quanta fatica a smarrir la ragione
e tracotanza e quanto forza nel riempire
quello strano sacco di iuta trasparente,
di tante domande e poche risposte.

Che insania fu tal idea, ora son colmo di confusione
ed ho profuso gli ultimi istanti
di un esecrabile destino
in quello spento ideale
del non professare più sentimenti religiosi,
ho smarrito la via del prestare fede,
ma terso è ciò per cui ho vissuto.

Tenebrosa a volte cruenta la mia arida anima,
ed il cuore ingrato e pavido si discosta freddo
dagli aneliti di costei, e nulla impedisce
ai torpori del corpo di vibrare letali scherni
agli spergiuri e insignificanti esseri senza cuore,
fuggiti negli ansimanti percorsi
di una irreligiosa e sconfessabile falsa dottrina.

Raffaele Feola
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Non più vita solo silenzi.

Non più vita solo silenzi.

Spesso son incerto e vedo stelle e scie,
ma il giorno è piovoso e rende tristi,
che magia incombe sui miei pensieri
se penetra assurda la dolce agonia nell’esser soli,
ma non fuggo, l’anima non ascolta…
tace e poi tace ancora, quanto inutile silenzio.

Che strano questo cielo par quasi sgombro d’anime
ma non è vero, molti e tanti canti e sospiri
fuggono all’ingiù, ma son sempre inosservati,
l’uomo è cieco e non ode,
quanti strepitii e inutili rimpianti
per chi ha smesso d’esser vita.

Raffaele Feola.
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ROSA D’AMNIO SANGUE – dalla raccolta “A Sylvia Plath”

Il tuo sorriso mi stordisce

come il polline

stordisce l’ape che cerca.

 

Rosa d’amnio sangue

tu sei il fiore vivo

nella foresta che s’inarca.

 

Il tuo vermiglio calice

accoglie la luna

e il sacro fuoco del sole.

 

Rosa d’amnio sangue

la tua linfa disseta

il giardino inquieto dei sogni.

 

Il tuo sorriso dona la voce

ai toni illanguiditi

dalle nevi del freddo inverno.

 

01.08.2015 Ciro Sorrentino



UN PURO BACIO D’AMORE – dalla raccolta “A Sylvia Plath”

Troveremo l’eternità

quando la vita

farà posto all’oblio

in questa nostra

e altre parti dell’universo.

 

Saremo insieme

su tanti pianeti

se ameremo

il corpo fantasmatico

che si eclissa nelle comete.

 

Tutte le costellazioni

non basteranno

a bilanciare la luce

esplosa nello sfioro

d’un puro bacio d’amore.

 

Come semplici pionieri

varcheremo vie

d’anonimi mondi

con gli occhi vigili

del nostro cuore che pulsa.

 

31.07.2015 Ciro Sorrentino



Il saccente ingannatore.

Il saccente ingannatore.

Tempo, il tempo volle stimolare
vita e prestar fede, e l’uomo col nero vestito
predica, ma non giunge al cuore
una volta devoto e pio ed ora non più.

Lascivo e dolce l’inganno e quanto dolore
si inerpica su quel sentiero di mille pietre,
speranze di indulgenze e sassi che imperterriti
striano corpo e anima nell’attesa dell’evento.

Ma mai giunse se turpi uomini scombinano e mentono,
ed il cuor mio ora è arido, e tu non indossare
più il tuo abito nero mio insincero saccente,
il virtuoso non è di questo mondo,tu sei solo vaga ombra.

Raffaele Feola

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