Nuovo incontro o anche speed date, se vi piace.

Nel gioco al massacro
un nuovo carnefice incede,
con sguardo ipnotico e odore che invade.

Il profumo dai tre accordi
è fratello del respiro,
la trasfigurazione del desiderio.

Il sangue infuocato
fa capriole nelle vene,
la vittima gode, ignara dello squarcio futuro,
il presente ignora ogni domani
e il probabile, inopportuno,
abbandono.

Anna Maria De Carlo

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L’anello perfetto. (La vera storia del mio “primo” e, per fortuna, “ultimo” anello di fidanzamento!)

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Il pegno d’amore,
la meta e i solenni sponsali,
una donna realizzata, l’uomo ideale,
per sempre il suo amore, i figli, il focolare.

Principessa dalle dita perfette,
del suo HAREM, una delle predilette,
un lampo, la giusta percezione e rinsavì,
lei non era certo la sola per quello lì.

E così,
quell’anello maledetto,
dalla morbida scatola di gioielleria di tutto rispetto,
per troppo poco cinse il prescelto anulare
tra lucide unghia laccate e il profumo giusto d’amare.

Precipitò dal girevole ponte
lanciato da un finestrino aperto
al centro dei due mari
e tra le due sponde,
così che spinto dalle correnti,
tra pesci, alghe e natanti,
potesse far bella mostra di sè
il falso simbolo di due ex amanti.
Anna Maria De Carlo



Monito alle DONNE

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diario di un seduttore

rivali

 

 

 

 

Stupida la competizione tra donne,
corrotta corsa a staffetta,
tutte impegnate a primeggiare
in certe gare,
nel cui trofeo ambito
il tradimento è ben celato.

Schiave di combattimento in anfiteatro
con l’ossessione di trionfare,
pronte, senza regole, a schiacciare
la dignità e l’onore.

Seguono, pedinano, infide amicizie fingono
per l’avversaria circuire
e i suoi punti deboli identificare.

Belve inferocite da desiderio e fame d’amore,
cuori già malati con artigli si perforano,
brandelli di carne di morte speranze
si strappano,
preferendo sanguinare piuttosto che rinunciare.

Dal proscenio, l’Imperatore famelico
di fresca selvaggina,
narciso, l’ego tronfio si ammira,
gode del massacro delle rivali
e quando la carneficina lo comincia ad annoiare,
da nuove vittime sedotte si fa portare
in fallocratica processione.

Concludo con monito e scrivo,
donne,
invece di scendere nell’arena a lottare,
accettare il ruolo di vittima sacrificale,
bisognerebbe quel re malefico spodestare,
le sue menzogne disvelare,
burlarsi di lui, cinicamente giocare,
per umiliarlo e lasciarlo di bisogno morire.

Anna Maria De Carlo

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Cristalli di vendetta.

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La fuga di un lui
da seducenti catene di possesso
e dalla fame di sesso
di una serva,
in preda all’ossessione,
del languore d’amore.

L’abbandono, la rabbia, il sospetto,
l’odio feroce che scorre,
un colpo folle,
esplosione di cristalli
che vorrebbero insanguinare carni.

Ma la vendetta è una cicatrice profonda
che il senso di colpa infetta,
una vergogna da non poter mostrare,
un’impotente disperazione
che la fuga di lui non ha potuto evitare.

Anna Maria De Carlo

 

 

fuggire

 rabbiamacchina1cristalli auto( ispirata dalla rottura del lunotto subita per mano di donna immotivatamente gelosa di un lui che assolutamente non volevo sottrarle!!)



Le parole del silenzio

  

 

Questa notte è perfetta

per scrivere una poesia.

Il cielo è un manto di stelle,

la luna nascosta

dietro una piccola nuvola,

il profumo del   gelsomino

si mischia a quello dei cammini.

Le strade ormai deserte

lasciano giochi di luci

dentro grandi lampioni.

Le parole lasciate da questo

magico silenzio

compongono versi

che dolcemente si levano nell’aria….

ecco la mia poesia…

scrivo a te….

 

 

 

 



Una piccola Scatola

Quella piccola scatola, ricoperta dalla polvere degli anni
e dalle ragnatele dell’indifferenza è li,
nell’angolo più nascosto e lontano dell’immenso scaffale dei miei sentimenti.
Con un soffio sposto la polvere e compare chiaro il mio nome.
La scatola sporca e ingiallita dal tempo emette ancora  strane luci.
Voglio sapere, la devo aprire, per troppo tempo è rimasta lassù
chiusa e abbandonata da tutti.
Tremante,  ma con rispetto, alzo il bordo del coperchio.
Dentro scorgo altre piccole scatole,
tutte con il medesimo luccichio all’interno,
ma sopra tutte, come una nebbia, che prende improvvisamente forma, scorgo un viso.
All’inizio dai lineamenti indistinti
ma dopo pochi istanti quel viso ha un nome.
Tremo dalla felicità e incredulità a rivedere quel viso dalle forme vive,
un nodo in gola mi impedisce di parlare e allora ascolto.
Ciao Giovanni, si, sono io, nella scatola del tuo amore come potevo mancare ?
E’ bello poterti rivedere e dirti che da quassù è possibile vedere ogni tuo passo
ed ora sono anche in buona compagnia.
Ma cosa dici rispondo attonito?
Come, non capisci? Non ricordi che un giorno una persona  è venuta qui,
si propio qui, ha preso questa vecchia scatola e con tanta fatica è riuscita aprirla.
La avevi chiusa propio bene ha dovuto faticare molto
ma alla fine c’è riuscita la ha aperta e tu lo sai.
Lo sai perchè Tu hai permesso, anche se con tanto sforzo, che la aprisse
e facesse suoi quei sentimenti che da tanto tenevi nascosti qui dentro.
Li ha presi, NO glieli hai donati ed ora anche qui con me, in cambio, c’è parte del suo cuore.
Questo cuore che mi regala ogni giorno un sorriso di felicità,
per la tua felicità, e rimarrà qui finchè voi lo vorrete.
Questa vecchia, brutta, polverosa scatola
ora ha dentro di se quello che tanto mancava
La tua voglia di vivere figlio mio.